«C'era proprio bisogno diportarti qui i tuoi amichetti drogati?» disse Christian.
In un angolino del campoc'era un quadrilatero di larici, che faceva da fortezza a unastrana combriccola intenta a giocare a carte su un tavolinopieghevole. Erano quattro uomini e una donna, e quando uno di lorovinceva un chiasso inverecondo prorompeva da quel cantuccio.
«Non sono drogati!»esclamò Stella, irritata. «Quante volte te l'ho detto che l'unicoa drogarsi ormai non lo fa più?»
«Lasignora Van Heilig s'incazzerà» disse Thomas.
«Lasignora Van Heilig non s'incazzerà, perché non li vedrà».
«Li sentirà, magari. Nonbastava il pastore tedesco?»
«Tsk,quei cani. Fanno le feste agli intrusi, altro che guardia!»
«Non sono pericolosi queitizi, vero?»
«Secondo te?»
Il gruppetto era giunto inprossimità della grata, che le ragazze avevano interamente rivestitocon degli sterpi. Stella e Thomas infilarono diligentemente glistivali di gomma.
«Quella suola è rotta!»fece notare Thomas.
«Chi se ne frega? Cosa vuoiche mi faccia un po' d'acqua?»
«Sporca, magari».
Stella Maris finse di nonsentire, strinse la torcia fra i denti e si calò per prima. Thomassi rivolse agli altri.
«Che Dio mi aiuti, se devoscendere in un tunnel con questa pazza!»
I tre esclusi dallaspedizione li seguirono con lo sguardo mentre venivano inghiottitidalle tenebre.
Il suolo sul qualepoggiarono i piedi era limaccioso: sembrava miele raggrumato. Glistivali di Stella producevano uno strano suono, come di un nastroadesivo strappato ritmicamente. La luce fioca che spioveva dalpassaggio e quella artificiale delle torce delinearono uno strettocunicolo con un soffitto basso, ad arco, che dava l'impressione diuna galleria sotterranea costruita nell'antichità. I muri eranocostituiti da mattoni rossi, rivestiti di viscidume nero egocciolante. Un tanfo di fogna e di stantio pizzicava insolente lenarici.
«Sembra di camminare sullamerda liquefatta» commentò Thomas, a beneficio della sorellarimasta al varco.
«Grazie, hai resoperfettamente l'idea».
«Ma guarda cosa c'eraquaggiù. E noi per anni ci abbiamo giocato sopra senza saperenulla!» sussurrò Stella, completamente in estasi.
La fiammella della sualampada a olio tremolava gettando macabre ombre sulle paretiammuffite. Quaggiù sarebbe stata al sicuro dai persecutori;bisognava temere la luce e santificare il buio. Il libercolofatiscente stretto nella sua mano sinistra le infondeva coraggio. Ilcoraggio di affrontare il gelido mondo sotterraneo per sfuggireall'umanità torturatrice...
Stella si svegliò dal suoviaggio nel tempo. A una decina di metri dall'entrata il tunnelpareva interrompersi, ma c'era un'apertura sulla sinistra. I duevi entrarono, mentre una stalattite umida e molliccia sfiorò le loroteste, e si ritrovarono in una piccola stanza cieca. Lì dentro l'ecodei loro passi scomparve, lasciando spazio al gocciolio sommessodelle pareti.
«Tutto qui?» mormoròThomas, che quasi reverenziale non osava alzare la voce.
«Guarda un po' là»disse invece Stella, illuminando la parete di sinistra.
Thomasrivolse la sua torcia in quella direzione e sobbalzò. C'erano deisegni bianchi sui mattoni. Si avvicinò e constatò che si trattavadi una serie di rudimentali disegni su quadrati scuri ben allineatiad altezza d'occhio.
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Le Fronde del Salice
Teen FictionQuando il quindicenne scavezzacollo Christian si trasferisce con la madre nel vecchio Condominio del Salice Argentato, non sa ancora cosa lo attende. Un gatto misterioso, un vecchio nottambulo, rumori dietro le pareti... Quale grottesco segreto nasc...