Era l'inizio di settembrequando Christian e sua madre si trasferirono in un'altra città, in un palazzo di periferia. La frescura di un temporale aveva allontanato definitivamente l'afa insidiosa, che aveva trasportatoi miasmi delle discariche lungo le strade.
A prima vista si poteva dire un condominio ordinario: di un verdolino scrostato, quattro piani e una decina di famiglie, possedeva un giardino trascurato che pareva il bosco di Nottingham, e un salice piangente piantato lì davanti come un'enorme cascata verde spettinata e gobba. Non a caso veniva chiamato, con un pizzico di lirismo, il "Condominio del Salice Argentato." A dire il vero nessuno sapeva spiegarsi il perché di quell'aggettivo tanto ardito.
Dietro si estendeva un prato incolto, che gli inquilini più giovani avevano trasformato in campo giochi e in orto. Come seppe da alcune voci di corridoio quel campo era stato donato ai ragazzi dal precedente proprietario del palazzo, che poi era deceduto lasciando le redini del comando ai fratelli, molto meno affabili, i quali stavano ancora cercando di raggirare il testamento per appropriarsi di quel terreno e del resto del capitale, di cui nessuno conosceva l'ammontare.
«Chi se ne frega!Potrebbe anche essere una reggia, questo posto del cazzo!»
E Christian uscì sbattendo la porta. Quel giorno era particolarmente depresso: il trasloco, tutti quei cambiamenti, la vita precedente che si sfaldava così, in un soffio. Si sentiva quasi soffocare, tutto e tutti lo innervosivano, aveva bisogno della solitudine più completa.Molte delle sue serate erano invase da quella strana inquietudine, e allora non aveva nemmeno voglia di uscire con gli amici. Voleva stare solo con se stesso, rimuginando i pensieri che sgorgavano come un fiume in piena dalla sua mente.
Il cielo aveva un colore giallo acquoso, era quasi ora di cena. Quel crepuscolo giallognolo,piuttosto che consolarlo, lo avvolgeva di una certa malinconia inspiegabile, che lo obbligava a inspirare profondamente e a calciare i ciottoli con movimenti bruschi. Il fatto che quelli non fossero i ciottoli di casa sua, e che lui camminasse su un asfalto nuovo, in antri sconosciuti e sotto un cielo non familiare, rendevano quel manto nostalgico ancora più soffocante; ma d'altro canto non provava nessun sollievo nel ricordare la sua vecchia vita ormai lontana, i suoi amici che sicuramente non avevano trovato difficile dimenticarlo, la ragazza che aveva lasciato prima di venire fin lì...
Sembrava un conflitto insolvibile. Eppure, gradualmente, l'oppressione allentò la presa tanto da far sorgere una specie di curiosità: la voglia di conoscere gente nuova, soprattutto qualche bella ragazza. Nella vecchia scuola era uno dei più famosi per il suo aspetto fisico e la disinvoltura nel fare tutto ciò che era proibito.
Estraendo la seconda sigaretta di quella sera attraversò la strada per tornare nel cortile dello stabile. Era deserto, in lontananza riecheggiavano risate e urla di bambini, ma lì regnava il silenzio: si udivano soltanto i suoi passi. Era tutto così immobile e abbandonato...
Ma guarda guarda: parli del diavolo e spuntano le corna.
Fu dalla strada che intravide, stagliata nella luce acquerello del tramonto,la sagoma di una giovane di spalle. I capelli lisci le ricadevano lungo la schiena svolazzando alla fievole brezza.Gli ultimi raggi di sole li indoravano di riflessi rossicci, un rosso-rame che gli ricordava certi fili arancioni con cui addobbava l'albero di Natale. Avvicinandosi, la sentì canticchiare qualcosa: aveva già sentito quel ritornello, forse in un film di Shrek.
Pronti con il pretesto dell'accendino!
Ma, a pochi passi da lei,il fruscio delle sue scarpe sull'asfalto granuloso lo tradì:la ragazza si voltò di scatto. La luce la rischiarava in pieno.
Non er acerto come lo spettacolo dei lunghi capelli ondeggianti alla brezza del tramonto. L'aveva illuso. La ragazza aveva un aspetto banale,gli occhi strabici, i lineamenti non proprio simmetrici e la pelle interamente tappezzata di lentiggini. Indossava dei jeans sgualciti,scoloriti e sfrangiati, più corti del normale, tanto da lasciar intravedere calze verdastre e scarpe da ginnastica grigie e consumate (un tempo dovevano essere bianche). Aveva una camicia di flanella a quadri rossi e blu, con le maniche rimboccate e il colletto scolorito.
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Le Fronde del Salice
Fiksi RemajaQuando il quindicenne scavezzacollo Christian si trasferisce con la madre nel vecchio Condominio del Salice Argentato, non sa ancora cosa lo attende. Un gatto misterioso, un vecchio nottambulo, rumori dietro le pareti... Quale grottesco segreto nasc...