Il coniglio di cioccolato e la porticina

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Quella sera i ragazzivollero esaminare la parete del pianerottolo al primo piano, vicinoalla scala. Non c'era nulla che lasciasse sospettare la presenza diuna porta murata.

«Magari è tutta unabufala...» azzardò Thomas.

«Ssst,parla piano, idiota!» sibilò Stella. «E con la porta murata delsolaio, come la metti? Inoltre guarda un po' qui, tenente Colombo».Stella indicò il termosifone incassato in una nicchia nel muro.«Secondo te mettevano i termosifoni nei corridoi, negli anniQuaranta?»

«Vuoi dire che c'era unaporticina, qui?»

«Quanto ci scommetti?»

«Okay» disse Thomas. «Cisono quattro entrate: due sono chiuse, questa qui e quella in solaio;due aperte, quella nel campo e quella in casa tua... Cazzo, ti rendiconto? Hai un passaggio segreto in casa!»

«È la quarta volta che loripeti».

«Ammesso che sia aperta»disse Monica con aria cupa.

«E perché non dovrebbe?»

«Mah... mi pare strano chetu non l'abbia mai vista, in tutto il tempo che hai abitato lì. Epoi il vecchio non ripeteva che era murata?»

Stella tacque, ponderandoquell'osservazione. Poi sospirò e disse:

«A me invece pare stranoche Jacob abbia lasciato sepolto il suo nascondiglio per l'eternità».

Tornata in casa, Stellaprelevò la scatolina blu da sotto una pila di mutandoni della nonna,e restò ad ammirare il piccolo diamante per più di mezz'ora. Eravecchio, ma dopo averlo liberato della fosca coltre del tempo la sualuce bianca sfavillava senza paragoni. Dentro, fra i suoi latipoliedrici, cento bagliori cristallini si accendevano e spegnevano aseconda dei movimenti.

Il campanello trillò.

Stella ripose il diamantenella scatola e la infilò in fretta e furia sotto la biancheria.Andò ad aprire e non credette ai suoi occhi. Davanti a lei c'eraniente meno che il marito della signora Van Heilig, con un paccosottobraccio. La ragazza lo squadrò allibita, mentre lui sfoderavaun timido sorriso.

«Devo avere le traveggole»si disse Stella Maris, e richiuse la porta.

«No, chefai, per favore, apri!» Driin,driin driin.

"Cazzo,non erano traveggole", pensò Stella. Lentamente abbassò lamaniglia, sperando si trattasse di un incubo e sicura che presto sisarebbe svegliata, ma il signor Van Heilig era ancora lì, con unsorrisetto imbarazzato e la fronte imperlata di sudore.

«Stella, chi è?» domandòla nonna.

«Non capisco, hol'impressione di vedere il signor Van Heilig qui davanti a me, manon è logico...»

La nonna accorse e spinsevia la nipote.

«Oh, buonasera! Da quantotempo non ci si vede!»

Con un occhio tentò dimostrare cordialità all'insolito ospite, con l'altro difulminare Stella, ma il risultato fu un'espressione buffa e idiota.

L'omone varcò esitante lasoglia, guardando Stella Maris dall'alto in basso con fintaspavalderia. Venne scortato verso il salotto, dove l'accolsero ilnonno e zia Anna con zuccherosi benvenuti.

«Sono venuto per scusarmi anome di mia moglie» disse, con voce sostenuta. Era tempo che non sivedeva in giro. Aveva naso e gote pregni di capillari e dei ridicolibaffoni grigi che rendevano il suo viso ancora più spiritato.Parlava con voce roca e inacidita dall'alcool. «Ecco, visto chePasqua è alle porte abbiamo deciso di regalare ai ragazzi unconiglio di cioccolato».

Le Fronde del SaliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora