Lucas George

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NOTA AUTRICE PT. 1

Attenzione, attenzione!

Questo capitolo è diviso in ben DUE PARTI.

Per ciascuna parte c'è, ovviamente, il brano dedicato per soffrire meglio, com'è giusto che sia.

Per la prima parte, qua sopra, nei file multimediali, c'è il brano "Sadness and sorrow" di NARUTO (sì, proprio lui, v'assicuro che le colonne sonore di alcuni anime sono piccoli capolavori), è stato il brano da me più ascoltato per la stesura della prima parte (così piagnevo meglio, mi pare ovvio), e dato che c'ho sofferto io, dovete soffrirci anche voi, com'è giusto che sia parte due.

Per la seconda parte, invece, ho ascoltato questo brano, tratto da un altro anime che si intitola KONO OTO TOMARE. Il nome del brano è "Tenkyuu"

Anche questo brano mi ha aiutato un CASINO a scrivere la seconda metà del capitolo e, strano ma vero, non solo per soffrire meglio, ma anche per GASARMI, sono piuttosto certa che gaserà anche voi, se lo ascoltate mentre leggete.

O forse no, sempre saputo di essere stramba e cogliona, io, quindi possibile che c'ho le manie mie/ennesimo fetish inconsapevole.

Bene, detto questo, vi lascio alla soff–AEHM, volevo dire alla LETTURA, mi pare ovvio.

Ci vediamo alla seconda parte della nota!

SCIAU!

*Porge in anticipo i fazzoletti*

*Porge in anticipo i fazzoletti*

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Si chiamava Lucas George.

Sessantasei anni, titolare del bar Betsy's, padre dell'ultima vittima ufficiale di Lawrence Reid: Betsy George.

La sua voce era rimasta uguale all'ultima volta che avevo avuto occasione di ascoltarla, anni fa: il suono che emetteva, forte e compassionevole, era amabile come allora. Il dolore degli ultimi anni l'aveva arrochita appena e proprio in quella sua peculiarità si trovava l'inganno più grande: ad udirla l'avresti confusa per la saggezza di chi ha vissuto a lungo e da quel tempo infinito ne ha estratto le qualità migliori, come un vino nato per invecchiare così da avere un sapore più intenso sulle labbra dei posteri; invece, ad accordarla in quel modo, donandole tale fascino, non era stato nient'altro che uno dei dolori più primitivi per un essere umano, indigeribili al cuore.

La perdita di una figlia.

La verità era che nemmeno io conoscevo la ragione per cui, una volta aver ottenuto la risposta sul quesito più grande della mia vita, subito ero andata a cercare nelle mail cestinate quella di Lucas, per scrivergli. Lo avevo fatto e basta, dentro me avevo sentito di esser pronta e di Volerlo: tanto mi era stato sufficiente per realizzare.

Ignobili affettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora