Tra la vita e la morte

37.5K 1.7K 93
                                    

[SIAMO NELLA REALTÀ, AL DI FUORI DEL SOGNO DI HERMIONE. SE NON AVETE LETTO LA NOTA DELL'AUTORE, NON PROSEGUITE NELLA LETTURA]
***
L'aria era silenziosa, come non mai. Solo la polvere che aleggiava nel vuoto segnava la presenza di vite umane. Distrutte, lacerate dal dolore, ma vive.
Macerie ovunque, corpi privi di vita che con occhi spenti fissavano il nulla.
Quel silenzio spettrale fu interrotto da urla strazianti.
La ragazza era stesa a terra, i boccoli ramati che un secondo prima le incorniciavano il viso pallido, ora le ricoprivano la faccia.
Aveva graffi ovunque, ma nessuno era più profondo di quelli che Harry Potter e Ronald Weasley avevano nel cuore.
Vedere la loro amica lì, distesa, immobile, li faceva sentire ancora più addolorati di quanto non lo fossero già. Loro non sapevano ciò che stava sognando Hermione, ma semplicemente la guardavano mentre moriva.
«Hermione» quasi sussurrò il ragazzo che era sopravvissuto.
L'avevano vista solo loro, la luce color smeraldo che Voldemort aveva scagliato contro la ragazza prima di morire. Non aveva pronunciato Avada Kedavra, ma un incantesimo che Harry e Ron avevano percepito come Detestatio.
Nessuno dei due ne conosceva l'esistenza, probabilmente solo Hermione avrebbe potuto saperlo.
«Respira, ma il cuore non le batte!» praticamente urlò il rosso, imprecando subito dopo.
Non era morta. Era come in coma, il che per i due ragazzi era peggio che vederla morire.
Il suo odore di gelsomino lentamente spariva nell'aria fredda, nonostante fosse primavera.
«Portiamola via, è pericoloso restare qui» disse Harry, con voce rotta.
«Dove la portiamo?! Dovremmo cercare aiuto, non è saggio uscire da Hogwarts da soli» esclamò Ron.
Harry rivolse lo sguardo all'amica. Aveva sempre pensato che fosse bella, ma per lei non aveva mai provato nulla oltre che profonda e sincera amicizia. Ma ora la guardava: il volto bianco, le labbra screpolate e color porpora e le guance scavate, la facevano sembrare malridotta, non brutta, ma poco curata.
Hermione era stata l'unica del Trio a prendersi sempre cura degli altri, nonostante fosse arrabbiata con loro.
Harry se lo ricorda, quando alla prova di Quidditch, la ragazza aveva confuso
l'avversario per far passare Ron. O quando, poche settimane prima, aveva rincorso il rosso, che aveva indossato l'Horcrux tutto il giorno e per questo se ne voleva andare.
E ora stava morendo. No, non poteva permetterlo.
«Portiamola dai suoi» disse.
«Cosa?» chiese Ron, anche se aveva capito benissimo.
Harry ripeté «Portiamola dai suoi.»
Il rosso lo guardò con una faccia fra lo stupito e il basito.
«Scherzi?! Non si ricordano di lei, Harry! Non sanno chi sia!»
«Non importa, sono brave persone e di sicuro le offriranno un aiuto» disse Harry, cercando di convincere più se stesso che l'amico.
«E mia madre? George, Ginny?»
A Harry s'illuminarono gli occhi nel sentire quel nome.
Ginny era la ragazza che amava, tanto. La cosa che amava di più lei era il fatto che piangesse molto raramente. Questo contribuiva a farla sembrare determinata, coraggiosa e ancora più bella.
Eppure, Harry non poteva lasciar morire la sua migliore amica...
«Portiamo Ginny con noi. È la migliore amica di Herm, no? Così tua madre si occuperà di George e degli altri» disse.
«O-okay...Dai, muoviamoci»
Il petto di Hermione si alzava e si abbassava impercettibilmente, perciò Harry e Ron dovevano avvicinarsi a lei ogni minuto per sentire se respirava.
Intanto, Ginny era accovacciata in un angolo con sua madre.
«Harry! Ron! Her...» rimase scioccata nel vedere il corpo quasi morto della sua migliore amica.
«Cosa le è successo?!?!» chiese, mentre una lacrima le rigava la guancia.
«Non è morta, ma dobbiamo portarla via» disse Harry.
«Mamma, posso andare? Ti prego...» iniziò a piangere a dirotto.
Molly la guardò. Soffriva, tanto.
«Oh, si tesoro. Ron, fai attenzione a tua sorella e..ogni tanto mandami un gufo» disse.
I ragazzi salutarono Molly e George e attraversarono quella che un tempo era la Sala Grande.
Ron teneva stretta la mano fredda di Hermione, come se non avesse voluto lasciarla andare mai più. In fondo l'amava, come poteva non tenerle la mano?
Eppure, nella mente della ragazza, non c'era Ron.
C'era il ragazzo che l'aveva sempre detestata, che l'aveva sempre chiamata Mezzosangue , che si era sempre preso gioco di lei.
Però Hermione lo sognava. Gli occhi blu su di lei.

MudloveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora