In mezzo all'oblio

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Londra, quel giorno, odorava di caramello e carta. Eppure, non era così dolce la vita degli abitanti. Ognuno aveva i suoi problemi, i suoi pensieri e nessuno sembrava avere intenzione di guardare in faccia il resto del mondo, quasi non esistesse.
I passi dei lavoratori di facevano più pesanti ogni minuto che passava, soprattutto quelli di Harry, Ron e Ginny. Hermione se ne stava lì, sotto l'incantesimo Levicorpus, coperta dal mantello dell'invisibilità.
Era sempre più fredda, poco ossigenata. Gli amici non riuscivano a parlare neanche fra loro, probabilmente perché non avevano nulla da dirsi che non si trattasse di Hermione e del fatto che era mezza morta.
Sì, forse era meglio non parlare. Ma fu necessario farlo, quando si ritrovarono davanti alla vecchia casa della ragazza. Costruita in pietra, decorata da graziosi rametti di gelsomino e gigli.
«Dovremmo bussare» disse Ginny.
«Uhm, sì» rispose Harry.
La mano del ragazzo si chiuse a pugno e bussò alla porta di legno.
Ad aprire fu una donna minuta, con i capelli color cioccolato e gli occhi chiari, profondi come quelli della figlia.
«Ehm...Salve signora, sua figlia deve entr...» Ron fu interrotto da Ginny che gli tappò la bocca e proseguì la frase al posto suo.
«Ci scusi, ma avremmo bisogno di una stanza per ospitare la nostra amica. Non sta bene» disse.
«Chi siete?» disse la donna.
«Veniamo anche noi da Londra, signora, ma la nostra casa è andata distrutta e la nostra amica non sta affatto bene» insistette Ginny.
«Cosa è successo?» domandò ancora la signora.
A quel punto Harry scoppiò.
«Ascolti signora, sono Harry Potter, ho appena sconfitto il Signore Oscuro e la nostra amica sta morendo! Possiamo entrare?!»
«Oh Merlino, Harry Potter! Certo, venite!» esclamò la donna.
Conosceva Voldemort, conosceva il mondo dei maghi, conosceva Harry e la sua storia.
Ron mormorò un finalmente e i ragazzi entrarono nella casetta.
Un uomo dai capelli arruffati biondi era seduto su un divano di pelle nero.
I due Weasley si guardarono attorno stupiti, osservando oggetti del tutto sconosciuti a loro, come strani bastoncini bianchi e gialli (sigarette babbane) e una cassa nera molto grande (un televisore).
«E voi chi siete?» esclamò l'uomo.
«Ti spiego dopo...» disse la moglie.
Portarono su per una scala Hermione, ora fra le braccia di Ron, e la fecero sdraiare su un letto dentro ad una stanzetta piccola, ma accogliente.
La ragazza tremò leggermente, ma continuò a respirare, come se stesse dormendo.
«Ecco fatto, vi porto uno straccio bagnato e qualcosa da mangiare» disse la donna.
Poco dopo tornò con lo straccio e dei biscotti.
Ginny poggiò delicatamente lo straccio sulla fronte di Hermione e si sedette, in silenzio.
Harry e Ron presero a mangiare, ma lei no. Non ce la faceva.
«Ragazzi, come facciamo a darle da mangiare?» chiese.
«Conosco un incantesimo. Si chiama Refectio e permette di dar da mangiare ad una persona senza che essa sia sveglia o cosciente» disse Harry.
Sembrava il linguaggio di Hermione.
Il ragazzo puntò la sua bacchetta sulla pancia dell'amica e pronunciò l'incantesimo.
Una leggera luce viola penetrò dentro al corpo della ragazza. Ora era come se avesse mangiato.
«Ecco fatto» disse Harry.
Ci fu un minuto di silenzio che emanava dolore, tristezza e malinconia, ma venne subito interrotto dalla voce preoccupata di Ron.
«Cosa provoca l'incantesimo che Voldemort ha scagliato contro Hermione?» chiese.
«Non lo so, ma devo scoprirlo. Prima che sia troppo tardi» rispose Harry.
Intanto, la ragazza sognava. Nessuno lo sapeva, se non lei.
Le sue labbra erano poggiate su quelle del Serpeverde dagli occhi color oceano.
Quel sogno sembrava così reale che Hermione non si preoccupava di usare il cervello per rendersi conto che stava solo immaginando.
Ma prima o poi ci sarebbe arrivata.
Com'era possibile che non stesse sognando Ron?
Insomma, poche ore prima si erano baciati, pensando ora o mai più. Entrambi erano convinti di essersi sempre amati, ma di averlo capito tardi.
Ma se il loro amore fosse stato reale, puro, ora Hermione non starebbe sognando le sue dita fra i capelli biondi di Malfoy, ma fra quelli rossicci di Ron.
Però non era così.
Harry, Ginny e Ron si addormentarono, sfiniti. Tutte quelle emozioni in una volta erano davvero difficili da affrontare.
Felicità, sapendo di aver sconfitto il Signore Oscuro. Dolore, per la morte degli amici e dei cari. Ansia, aspettando il risveglio dell'amica.
D'un tratto, il loro sonno fu interrotto da un sussurro. Non era stata Ginny, né Harry, né Ron. Era stata Hermione.
I ragazzi si avvicinarono per sentire meglio e solo allora si accorsero che la ragazza aveva pronunciato un nome tenebroso, un nome insicuro, un nome improbabile.
Draco.

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