Gelosia

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Draco la guardava come fosse un cucciolo ferito.
«G-Granger, io...»
«Ci vediamo in camera» lo interruppe Hermione, salendo le scale.
Narcissa aveva visto la scena e il suo sguardo era piuttosto preoccupato.
«Credo che Pansy Parkinson abbia una cotta per te» disse.
«Io credo che Pansy Parkinson sia uno schifo» ammise Draco, seguendo Hermione, che ormai si era chiusa la porta della stanza alle spalle.
Raggiunse la camera ed entrò.
Hermione non piangeva, ma aveva un espressione poco tranquilla sul volto.
Era impegnata a cercare di togliersi i tacchi.
Troia, arriva e si mette a slinguazzare la gente, ripeteva Hermione a se stessa.
«Granger, i-io non so perché lo abbia fatto» mormorò Draco.
«Oh, non lo sai? Te lo dico io. Quella è talmente...Oh Merlino, non voglio dire parolacce. È talmente estroversa che si mette a baciare la gente. Certo, anche io lo faccio tutti i giorni!» esclamò, massaggiandosi un piede dolorante.
«Non ce l'hai con me?» domandò Draco.
Hermione si voltò verso di lui con una faccia a dir poco spaventosa.
«Mi ha chiamata Mezzosangue. E tu non hai detto nulla tranne uno stupido smettila, Pansy» disse, imitandolo. «Poi, non mi hai degnata di uno sguardo durante la cena. Anzi, hai lasciato che quella...dolce fanciulla si sedesse a fianco a te!»
«Dolce fanciulla?» chiese Draco, ridendo.
«Non mi va di dire termini spiacevoli!»
Hermione sembrava davvero ferita dal fatto che Draco la stesse prendendo sul ridere.
Iniziò a tormentarsi la zip del vestito, senza riuscire ad aprirla.
Poi si voltò di schiena verso il biondo.
«Aprimi la zip» disse, fredda e imbarazzata. Draco sorrise maliziosamente, ma Hermione lo notò.
«E non provare a...a baciarmi o cose del genere» sussurrò, abbassando lo sguardo.
Il ragazzo le tirò giù la zip del vestito, lentamente.
Hermione sospirò.
Non baciarlo, non baciarlo.
«V-vado in b-bagno..» balbettò, prima di allontanarsi.
***
Era una settimana intera che Hermione cercava di resistere alla tentazione di poggiare le sue labbra su quelle del biondo.
Era arrabbiata, ma in fondo sapeva che non era colpa di Draco se Pansy l'aveva baciato.
Per tutti i sette giorni seguenti si era limitata a rispondere a monosillabi, mentre il ragazzo aveva cercato disperatamente di rubarle un bacio.
Hermione, quel giorno, era sotto la doccia.
L'acqua bollente l'aiutava a calmarsi, ma non in quel momento.
Era arrabbiata, ferita, nervosa, innamorata, triste. Era un po' tutto, tranne che felice.
I capelli erano appiccicati alla sua schiena, il che, per Hermione, era piuttosto fastidioso.
Aveva spesso pensato di tagliarseli, ma poi Draco non avrebbe potuto giocarci. Quindi no.
Pansy Parkinson è una troia.
E fin lì siamo d'accordo.
Ha baciato Draco!
STRONZA.
Ma lui non mi ha difesa.
Ma avrebbe voluto!
E perché non l'ha fatto, allora?!
Sa che con la Parkinson è inutile insistere.
È stato solo bastardo.
Non è vero.
Il bene e il male lottavano nella mente della ragazza.
Poi un rumore di passi interruppe i suoi pensieri.
L'acqua continuò a scorrere sul corpo esile di Hermione.
La tenda della doccia si aprì.
«Ora parliamo» disse Draco.
Un Draco completamente nudo. Dalla testa ai piedi.
Hermione spalancò gli occhi e aprì la bocca per replicare, ma il biondo gliela coprì con la mano.
«Parlo io. Allora, perché cazzo mi eviti? Perché cazzo parli a monosillabi? Perché cazzo non mi baci da una settimana?!» urlò lui.
«Non ci tengo a sentire il sapore di Pansy Parkinson!» ribatté Hermione.
«Sai benissimo che non l'avrei mai baciata, non fare la bambina!»
«Ah, sarei io la bambina?! Be', io non vado a scoparmi il primo ragazzo che trovo per strada!»
«Non ho scopato con Pansy!»
«Invece sì, ben due volte. Me l'hai detto tu!» lo provocò lei. «E poi perché io sono Granger e lei è Pansy?! Ho un nome anche io!»
«È stato tre anni fa! E pensavo che Granger ti piacesse, che fosse originale! E poi mi sembra che ti sia sempre piaciuto, no? Oppure sei troppo bambina per essere chiamata così? Oh, scusa, magari Weasley ti chiamava Herm o Hermionuccia!» urlò Draco.
Hermione era senza parole. Senza fiato.
Le lacrime iniziarono a scendere senza sosta.
«Tu-brutto-stronzo!» disse, spingendolo. Voleva andarsene, lasciarlo lì.
Ma Draco fu più veloce.
La afferrò per i fianchi nudi e la poggiò alla parete della doccia.
«Ferma. Scusa, ho esagerato» disse.
«Certo, anch'io ora mi metto ad insultarti e poi dico di aver esagerato! Ora lasciami andare!» esclamò, cercando di liberarsi dalla presa di Draco.
«No. Non posso» rispose lì, poi la baciò con forza, spingendola contro alla parete.
Hermione cercò di dimenarsi, ma a mano a mano che Draco muoveva la sua lingua, toccava il suo corpo e la accarezzava, la sua forza svanì e si lasciò tentare.
Il ragazzo le fece allacciare le gambe attorno al suo corpo e la sollevò, premendo ancora la sua bocca contro quella di lei.
Hermione sospirò di piacere, senza fermare la sua bocca, che si muoveva velocemente.
Draco ci mise poco ad entrare in lei, mentre l'acqua li bagnava del tutto.
La ragazza gemette, e premette i polpastrelli sulla pelle del ragazzo.
Sentiva dolore, ma non gliene importava.
Draco spinse di più, e lei emise altri gemiti.
Quando uscì dal suo corpo, lui continuò a baciarla.
Infine s'interruppe.
Hermione respirava affannosamente e aveva gli occhi chiusi.
Quando li riaprì, ne incontrò un paio blu.
Draco poggiò la sua fronte contro quella di lei.
«G-grazie, ne avevo bisogno...» sussurrò la ragazza.
«Ti amo» disse lui, come nulla fosse.
«Cosa?»
«Ti amo. E sappi che continuerò a chiamarti Granger, Granger» rispose, sorridendo lievemente.
«In realtà, mi p-piace Granger» sussurrò, ma notando l'espressione delusa di Draco, continuò. «E ti amo anch'io, Malfoy».
Lui sorrise. Lei anche.

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