Distrutta

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Quella notte, per Hermione, fu piuttosto piacevole.
Era addormentata sul comodo materasso della camera da letto, scaldata sia dalla coperta che dalle braccia di Draco. La sua testa era poggiata su un soffice cuscino, che contribuiva a farla dormire in pace.
Non si poteva, però, dire che anche il biondo fosse così rilassato.
Non riusciva ad addormentarsi, la sua testa era un miscuglio di domande, voci e pensieri. Solo il respiro di Hermione lo faceva rilassare, ma non riusciva comunque a dar pace alla sua mente.
Sono in pericolo.
In effetti lo era, sì.
Hermione è in pericolo.
Per aver cercato di proteggerlo? Sì.
Mi prenderanno.
Non è detto. Forse.
Prenderanno anche lei.
Può essere.
La tortureranno.
La picchieranno.
La cattureranno.
«Hey, tutto bene?» chiese Hermione, con lo sguardo di chi ha solo bisogno di dormire.
«Sì, dormi» le sussurrò dolcemente Draco, stampandole un bacio in fronte.
La ragazza chiuse gli occhi, lasciandosi cullare da quelle braccia che tanto amava.
Il biondo passò la notte in cerca di risposte, trovandone una alle 4,53 del mattino.
***
«Cazzo, i toast!» esclamò Hermione, correndo come una forsennata verso i fornelli, dove due fette di pane ormai bruciato emanavano un odore pungente.
Spense il fuoco, prima di buttare i quasi toast fuori dalla finestra.
«È inutile, sono una frana» mormorò, sospirando.
Draco non rispose, ma si limitò a guardare in basso.
«Non sapevo che fossi affascinato dai pavimenti» disse, cercando di strappargli un sorriso, ma non ottenne nulla.
«Tutto okay?»
«Uhm? Sì, sono solo stanco, non ho dormito» rispose lui, freddo.
Hermione gli lanciò un'occhiata preoccupata, poi prese altre due fette di pane e le rimise sulla padella.
«I-io dovrei dirti una cosa» sussurrò lei.
Draco si girò, pronto ad ascoltarla.
«Stamattina sono uscita. Ma appena fuori dalla porta, sia chiaro. E ho trovato la copia di un libro, Maledizioni e Cure Magiche-Nuova edizione. Non ho idea di chi possa averlo lasciato lì, di sicuro un mago. Sta di fatto che sfogliandolo, ho notato una pagina, che parlava della cura di una maledizione che non conosco» disse Hermione.
«Se non la conosci, a cosa serve?» chiese il ragazzo.
«Lasciami finire! Dicevo, ho notato questa pagina. In un angolo, si trovava una scritta piuttosto lunga. Aspetta, te la faccio vedere!» esclamò, prendendo fra le mani un grosso libro dalla copertina rigida color topo.
«Oh, eccola. Leggila tu, è difficile...» disse, porgendogli il libro.
Draco lesse.
Detestatio, come curarla: gsuane id ico ech ropvrcebebeho al rtome.
«Che diavolo di lingua è questa?!»
«Non lo so. Non ho i mezzi per poter fare ricerche approfondite. Comunque, sarebbe la cura della mia maledizione, io potrei guarire!» esclamò, entusiasta, Hermione.
«Okay, ma sembra la lingua di un ubriaco in giro per la strada!»
«Te l'ho detto, non so come fare ricerche più approfondite!»
«Allora non serve a nulla» sbottò Draco, gettando il libro a terra.
Hermione spalancò gli occhi.
«Allora, mi vuoi dire che cavolo hai?» domandò, recuperando il libro.
«Ti ho detto che non ho nulla!»
«Non mentire, so benissimo che c'è qualcosa che non va, non mi tratteresti così se non ci fosse qualche probl...»
«VUOI SAPERE COS'HO?» urlò Draco.
«Magari!»
Il biondo prese un respiro, poi parlò.
«Ho pensato tanto, stanotte. E mi sono accorto di aver fatto degli sbagli molto grossi, ultimamente. Innanzitutto, tu non dovresti essere qui con me. Sei in pericolo».
«Ti ho già spiegato che...»
«Fammi parlare!» esclamò, facendo sobbalzare Hermione. «Ho sbagliato a farti venire con me, ho sbagliato ad innamorarmi di te, ho sbagliato a stare con te, ho sbagliato tutto!»
La ragazza era sconvolta, gli occhi velati di lacrime.
«C-che stai dicendo?» balbettò.
«La verità. È tutto un enorme errore».
«T-tu definisci ME un errore?! Definisci la NOSTRA STORIA un errore?! Il fatto di esserti innamorato di me?!» urlò Hermione, con le lacrime che le colavano sulle guance.
«Sì» ammise Draco. «Ho sbagliato a baciarti, a guardarti, a...scoparti».
«IO NON HO SCOPATO CON TE, MALFOY! IO HO FATTO L'AMORE CON TE, IL CHE È MOLTO DIVERSO DA SCOPARSI!»
«Non per me».
Ormai Hermione singhiozzava.
«T-TU SEI UNO STRONZO, PUTTANIERE, SENZA CUORE!» strillò, slacciandosi il braccialetto con la M e gettandolo a terra.
«Vattene a 'fanculo, tu e la tua vita!» urlò, con le lacrime che le inondavano il décolleté.
Uscì, sbattendo la porta, con solo il libro in mano.
Era più distrutta di Hogwarts dopo la guerra.
Era spezzata, rotta.
E non c'era rimedio per aggiustarla.
Stronzo, stronzo, stronzo.
Non riusciva a smettere di piangere, era più forte di lei.
Decise di utilizzare una passaporta, era essenziale.
Era in tempo, per fortuna.
Poggiò il dito su una lattina rotta e fu trascinata in un vortice bianco.
Non riusciva a respirare, ma poco dopo si ritrovò a circa 200 metri da casa sua.
Annaspò per una decina di metri. Poi le sue gambe cedettero.

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