Jasmine

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"Sai, ho chiesto alla luna di poterti incontrare ed essa mi ha promesso che stanotte faremo lo stesso sogno, io e te abbracciati sotto le stelle, e il profumo del gelsomino, il fiore che come noi ama la notte."
***
«Detestatio» disse Ronald.
«La maledizione?» domandò Draco, con la piccola fra le braccia.
«Diceva c-che sarebbe...morta quando avesse ricevuto il dono più bello della sua vita».
«LEI NON È MORTA!» urlò il biondo.
La bambina iniziò a piangere e strillare, ma Draco era completamente imbranato.
Aveva 20 anni e una creatura da crescere. Non era facile.
«I-io..Scusa, Granger..C-cioè mini-Granger» mormorò, cullando la bambina.
«Devi darle un nome» disse Millie, sentendosi in imbarazzo per quella situazione.
«Non posso sceglierlo io».
«La bambina non può non avere un nome, signorino. Le concedo 10 minuti» disse, fredda, Millie.
Draco era senza parole, sopraffatto da ciò che stava accadendo.
Hermione non si svegliava, la bambina doveva avere un nome, lui stava impazzendo.
Si sedette su una sedia e avrebbe tanto voluto piangere, ma non voleva sembrare debole. Il fatto è che senza la sua Granger lui non era altro che un essere.
Ginny si allontanò con Harry e Ron, capendo la situazione.
Guardò negli occhi la creatura che teneva in braccio. Era così dolce, così innocente.
Gli occhi erano suoi, di quell'azzurro inconfondibile; tuttavia, si notava già qualche sottilissimo ricciolino color nocciola sul capo.
«Tu non ti chiamerai Hermione. La mamma non se ne andrà, lo giuro» sussurrò.
Una donna incinta, che avrà avuto circa 30 anni, ammirò la scena con dolcezza.
«Vediamo...La mamma è bella, quando le dai un bacio da di vaniglia, ma profuma di gelsomino. È così bel...Aspetta. Gelsomino..» pensò lui.
Jasmine.
«Jasmine vuol dire gelsomino. Ciao, Jasmine».
La bambina accennò un piccolo sorriso.
«Allora, come diamine si chiama la bambina?» chiese Millie.
Draco si alzò.
«Senti, Mina, Molly, Millie, vedi di stare zitta e non aprire bocca, perché non sei tu la ragazza dentro quella stanza, non sei tu una creatura senza madre, non sei tu ad avere problemi. Quindi non provare a rivolgerti a me in questo modo» disse, alzando la voce.
La donna arrossì.
«O-okay, sai per caso il n-nome della b-bambina?» balbettò.
«Jasmine. Jasmine Malfoy».
La donna appuntò il nome su un foglio, poi aggiunse: «Puoi vederla».
Draco non perse tempo e si diresse dentro la sala.
Hermione era distesa sul lettino, ma era meravigliosa.
«Granger..»
La mano del biondo si poggiò sul petto della ragazza, per verificare che effettivamente il cuore le battesse. Batteva.
«Jasmine, questa è la mamma» disse, rivolgendo la piccola verso Hermione.
«Si chiama Hermione. Sta dormendo, adesso, ma fra poco si sveglia. Non ti preoccupare, si sveglia...»
La bimba prese il dito di Draco con la manina e a quel punto il ragazzo cedette.
Pianse, senza sosta.
La mamma si sveglia, sta solo dormendo.
Non ti preoccupare, si sveglia...
Jasmine, questa è la mamma.
Mille voci lo tormentavano.
«G-Granger, non farmi fare questo..Svegliati e basta, svegliati e vieni da me. I-io non so cosa fare, non so c-come comportarmi..Io ho bisogno di te» mormorò.
La bambina iniziò a piangere.
«Non piangere, ti prego...Mi fai stare peggio, mini-Granger».
La piccola smesse subito.
La porta si aprì.
«Malfoy, stai bene?» chiese Ginny, entrando.
Lui non rispose.
«Posso vedere la bambina?»
Draco annuì e le passò Jasmine.
«Ti assomiglia tanto. Puoi provare ad allattarla con un incantesimo, se riesci. Non vorrei che le facesse male» disse Ginny.
Era una donna, ne capiva molto più di Draco.
«Draco, penso che tu conosca bene il libro di Hermione».
«Quale?» chiese, finalmente, Draco.
«Quello con la sua cura. Puoi salvarla, devi solo capire che lingua è» disse la rossa.
«Ti sembra così semplice?! Non so dove sia il libro, non so dove sia la cura, non so come risolverla, non so nulla! Come pensi che possa farcela?»
«Provandoci» concluse Ginny, restituendo la bambina a Draco.
Il ragazzo rimase immobile, lo sguardo fisso negli occhi chiusi di Hermione.
Se li ricordava ancora benissimo, quegli occhi color cioccolato.
E di sicuro li avrebbe rivisti presto.
Ma come?
Provandoci.

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