Capitolo 26.

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"Minho!" urlai precipitandomi giù dalla Torre.
Saltai alcuni scalini, rischiando più volte di cadere a terra, poi quando fui a una distanza ragionevole dal suolo saltai a terra e iniziai a correre verso il Velocista, ignorando il dolore alla schiena.
"Alby!" gridò qualcuno. "Newt! Qualcuno li vada a chiamare!"
Spostai lo sguardo dal corpo di Minho, un mucchietto raggrinzito che si muoveva appena, verso quello di un'altra figura che, come me, si stava avvicinando al Velocista a grandi falcate.
Thomas.

Raggiunsi l'asiatico prima di lui e mi inginocchiai accanto al suo corpo. "Minho!" esclamai toccando con una mano la sua schiena sudata.
La testa del Velocista era appoggiata sulle braccia distese.
Sentii il suo respiro affannato sotto la mia mano.
Ha perso i sensi? Pensai allarmata. Perché non mi risponde? Forse è stato punto?
Deglutii rumorosamente e provai a richiamarlo.
"Minho!" quasi gridai.
Lui alzò lentamente la testa, sembrava che ogni movimento gli costasse ogni energia del suo corpo.

"Ehi... stai bene?"
Alzai lo sguardo e notai Thomas che, con sguardo abbastanza preoccupato, stava fissando a tratti me e a tratti Minho.
"Sto... bene." borbottò il Velocista tra un respiro e l'altro.
"È stato punto?" chiese Thomas, questa volta rivolgendosi a me.
Scrollai le spalle e feci pressione sul fianco di Minho per riuscire a farlo rigirare. Pesava abbastanza, ma dopo pochi secondi riuscii a farlo posizionare con la pancia all'aria.

Gli alzai la maglietta e controllai se ci fosse un buco come quello che avevo visto addosso a Ben.
Fortunatamente non vidi nulla, se non il sudore eccessivo tra i suoi addominali.
Sembrava essere apposto.
"Non vedevi l'ora di farlo, vero Fagiolina?" mi punzecchiò lui con un sorriso ebete stampato in faccia.
Lo ignorai e scossi la testa. Se non altro per fare ironia doveva stare meglio di quanto sembrasse.

Mi lasciai cadere a terra e portai le ginocchia al petto, rilassando i muscoli fino a quel momento tesi.
Feci per chiedere al Velocista qualcosa, ma vidi Alby arrivare di corsa, chiaramente scocciato.
"Che ci fai qui, Minho? Che è successo?"
Poi, non ricevendo risposta, ci guardò in cagnesco e continuò: "Cosa gli avete fatto, Fagio?"
"Calmino, Alby." intervenne Minho. "Vedi di renderti utile e vai a prendermi un bicchiere d'acqua." continuò con voce rauca.
Alby non si mosse e continuò a fissare sia me che Thomas, come se ci ritenesse responsabili dello stato di Minho.

"Che è successo?" chiese ancora, colpendo con un calcio la gamba del Velocista.
"Non riesco quasi a parlare, faccia di caspio!" gridò Minho. "Dammi dell'acqua!" ordinò per la seconda volta.
Dovetti trattenere un sorriso. Era la prima volta che sentivo qualcuno parlare così ad Alby.
Mi aspettai che quest'ultimo iniziasse a dare di matto, invece con mia sorpresa specificò: "Minho è l'unico pive che può parlarmi così senza che le sue caspio di chiappe finiscano a calci giù per la Scarpata."
Scarpata... mi devo ricordare di chiedere a Newt cos'è.
Poi Alby corse verso la cucina, probabilmente per prendere da bere per il Velocista.

"Minho, sei sicuro di stare bene?" chiesi ancora. Se era rientrato con così di anticipo doveva esserci un motivo.
"Tranquilla, Fagio. Sto benone." spiegò mettendosi a sedere.
Mi morsi il labbro quando un pensiero mi attraversò la mente. Ebbi un tuffo al cuore.
"Forse... Hai per caso ritrovato Ben?" chiesi cercando il suo sguardo.
I suoi occhi si spalancarono e tutto quello che lessi fu un pizzico di tristezza.
Non avrei dovuto tirare fuori quell'argomento, ma a quanto pareva non riuscivo a trattenere la mia linguaccia.
"No, mi dispiace dirtelo, ma lui ormai è andato. Dimenticalo." spiegò scuotendo la testa. "Oggi ho trovato qualcosa di molto più grande."

"Cosa?" mi anticipò Thomas.
"Aspetta finché non torna Alby. Odio ripetere le cose due volte. Inoltre, può darsi che non voglia che voi due Fagio sentiate."
Sentii Thomas sospirare e fargli altre due o tre domande, a cui Minho rispose abbastanza scocciato. Io me ne rimasi in silenzio. Mi bastava sapere che il Velocista stesse bene.
Alby arrivò dopo pochi attimi, portando con sé un grosso bicchiere d'acqua, come Minho aveva chiesto.

Quest'ultimo, una volta entrato in possesso del bicchiere di vetro, lo svuotò tutto d'un fiato rischiando quasi di strozzarsi.
"Okay, ora parla. Cosa è successo?" chiese Alby spazientito.
"Ne ho trovato uno morto." spiegò cercando di alzarsi faticosamente.
Lo aiutai a mettersi in piedi, il suo viso pieno di sudore gridava stanchezza.
"Eh? Morto? Cosa?" chiese Alby stanco di quel mistero.
Minho sorrise. "Un Dolente morto."

Come fa a essere morta una creatura del genere? Cosa l'ha uccisa?
Cercai per un attimo di rispondere al mio dubbio, facendo però peggiorare la mia preoccupazione iniziale. Se un Dolente era una bestia enorme, non osavo immaginarmi quanto potesse essere grande e feroce ciò che l'aveva ucciso.
"Non è un buon momento per scherzare, Minho." insistette Alby.
Ma certo... Deve essere uno dei soliti scherzi di questa faccia di caspio.
"Senti, se non mi credi perché non lo vai a vedere tu stesso? È vicino alla Scarpata."
Alby sbuffò e controllò l'orologio sul suo polso.

"Meglio aspettare la sveglia di domani." constatò infine Alby.
"È la cosa più intelligente che tu abbia mia detto." disse Minho. "Devo mangiare qualcosa. Fagiolina, mi accompagni?" chiese malizioso alzando un sopracciglio.
Scossi la testa, accennando un sorriso. In un altro momento lo avrei lasciato cadere a terra per la sua sfacciataggine, ma forse avrei potuto sfruttare quel tempo da soli e fargli qualche domanda nel tragitto.
"Forza, andiamo." lo incitai.
Lui mi mise una mano attorno al collo e io gli circondai il busto con il braccio sinistro.
Iniziai a camminare lentamente verso la Cucina e non potei fare a meno di trattenere il fiato per quanto possibile.

Minho puzzava tantissimo, sicuramente era dovuto al sudore.
"Allora, riguardo a quel Dolente... cosa credi che lo abbia ucciso?" domandai curiosa.
"Non saprei, Fagio. È la prima volta che vedo una cosa simile. Non era mai successo prima d'ora."
Trovai un po' di coraggio e gli domandai ancora: "Dici che nel Labirinto ci sono bestie più grandi e feroci di un Dolente?"
Avevo paura della risposta, ma dovevo sapere a ogni costo.
"Spero di no, Fagio. Ma non è un'opzione che si può escludere."

Sentii raggelarmi il sangue e forse lui se ne accorse, perché cercò di rimediare. "Stavo scherzando, Fagio. Ce ne saremo accorti, noi Velocisti. E poi, anche se esistesse una bestia del genere, ci sono quei muri a proteggerci. E in caso, credo che molti Radurai metterebbero a rischio le loro chiappuzze per salvarti. Io compreso."
Sorrisi all'idea di avere delle persone che tenevano a me. Ero lì da qualche settimana ormai e già in molti mi si erano affezionati. Tuttavia non avrei mai saputo accettare che qualcuno morisse o rischiasse la vita solo per salvarmi.

Raggiungemmo la Cucina e quando ci videro arrivare ci bombardarono di domande.
Qualcun altro, sicuramente più gentile, aiutò Minho a mettersi a sedere.
Newt mi raggiunse in un baleno e mi squadrò con aria preoccupata.
"È successo qualcosa?" chiese passando con lo sguardo da me a Minho, che ormai si trovava circondato da Radurai spaventati.
Presi la manica di Newt e lo tirai a parte per poi sussurrargli: "Minho ha trovato un Dolente morto vicino alla... Scarpata."
Lui spalancò gli occhi e fece per dire qualcosa, ma rimase a bocca aperta.
"Cos'è la Scarpata, Newt?"
"È una ripida discesa che termina praticamente con il vuoto." spiegò sbrigativo. "Cosa ha trovato?" domandò nuovamente incredulo.
"Un Dolente morto." ripetei. "Alby e Minho lo vanno a vedere domani mattina."

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