5. Jack

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Rientro in casa dopo aver rincorso mia sorella a piedi nudi sul marciapiede e salgo le scale per andare in bagno. Accidenti a lei. Le piace troppo farmi questi scherzi: ama vedermi arrabbiato. Ogni volta è sempre così, ama fare battutine che stuzzichino i miei nervi o che mi possano fare anche solo un po' innervosire. Lei si diverte così, a sedici anni. Ormai ci sono abituato, ma sto sempre al suo gioco perché non so mai se quello che dice è vero o meno. Con lei niente è mai prevedibile.

Quando finisco, vado in salone per guardare un po' di televisione. Intanto mi arriva un messaggio dal mio migliore amico che mi informa che sarà in città tra pochi giorni e a cui io rispondo con un: Bene, quando arrivi ti invito a casa mia, ti faccio conoscere mia sorella.

Finito di scrivere il messaggio, spengo la TV e vado al garage per prendere la moto per andare a scuola. Non faccio in tempo a prendere il mio casco, che il mio telefono inizia a squillare: Numero sconosciuto. Sicuramente saranno mamma e papà, anche se non so il perché dovrebbero usare il numero privato essendo loro figlio.

-Pronto?- rispondo, togliendomi il pensiero di chi possa essere. Intanto cerco anche le chiavi della moto che pensavo di avere messo in tasca.

-Parlo con il signor Jack Stewart?- Una voce maschile dall'altra parte del telefono risponde in tono quasi rammaricato.

-Si, sono io- rispondo, cercando ancora le chiavi della moto per tutta casa. -Scusi, ma lei chi è? E come conosce il mio nome?- domando.

Ci voleva proprio una chiamata da uno sconosciuto, alle otto e mezza del mattino e che, per giunta, conosce pure il mio nome.

-Non importa chi sono, importa ciò che devo dirle- m'interrompe, ma sempre con voce triste e pensierosa.

-Che cosa mi deve dire?- replico, incuriosito. Sospira. Questo qui mi sta facendo preoccupare. Non lo conosco nemmeno e mi sta facendo già pensare al peggio.

-Il signor Alberto Stewart e la signora Barbara Stewart so...- Lo interrompo.

-Ah, lei è un collega dei miei genitori? Se li cercava non sono ancora arrivati, ma saranno qui tra qualche ora, credo- lo informo. -Se mi dice il suo nome, posso farla richiamare appena arrivano- continuo.

Ecco le chiavi! Erano sul tavolino del soggiorno, come ho fatto a non pensarci prima?

-Non voglio parlare con i signori Stewart- ribatte.

-A no? E allora cosa?- Mentre ritorno in garage, mi fermo a guardare la foto di famiglia che c'è appesa al muro all'ingresso.

-Non so come dirglielo...- Fa una pausa e poi continua in maniera molto lenta e concisa. -L'aereo dei suoi genitori ha avuto un incidente e non ci sono stati superstiti: il pilota ha sbandato e l'aereo si è schiantato al suolo- dice con tono dispiaciuto.

-Cosa?! E questo che cosa significa?! - chiedo, ingenuamente.

-Che i signori Stewart...sono morti. Mi dispiace molto per la perdita sua e di sua sorella- conclude.

Non riesco a parlare. Non è possibile ciò che ha detto questo sconosciuto. Non è successo davvero, è solo uno scherzo. Quest'uomo non conosce nemmeno i miei genitori, altrimenti mi avrebbe detto il suo nome, non sarebbe stato così vago. Ma se quello che ha detto fosse veramente vero, questo vorrebbe dire che i nostri genitori sono...morti. No, non è possibile!

-Grazie per...aver chiamato- balbetto. Riattacco e, ancora sotto shock per la notizia, lancio il mio telefono dall'altra parte della stanza, rompendolo.

Mi butto a terra, le ginocchia al petto e la testa china sorretta dalle mani. Sono infuriato ma allo stesso tempo frustrato. Non può essere, loro non sono morti. È solo uno stupido scherzo. Se nostri genitori vogliono farci uno scherzo, questo è proprio di cattivo gusto. So che sono in viaggio, torneranno tra poco e mi diranno che era uno scherzo, SOLO UNO SCHERZO!

Cerco di trattenere, anche se inutilmente, le lacrime che scendono ininterrotte sulle mie guance. Non riesco a credere che la nostra vita si sia ribaltata così drasticamente da un momento all'altro. Mi chiedo, se oggi non fossero partiti e lo avessero fatto un altro giorno, sarebbero ancora vivi?

-Cazzo! - Prendo ogni cosa che mi capita tra le mani e la distruggo scagliandola verso il muro.

Preso da un attacco d'ira, salgo le scale e arrivo in camera dei miei genitori. Trovo una foto di famiglia, fatta scattate poco più di due mesi fa, sul comodino di mia madre. La prendo e, arrabbiato, la tiro involontariamente facendola sbattere contro il muro; il vetro della cornice si spacca e si diffonde in tutta la stanza. Mi pento subito del gesto che ho fatto e mi avvicino per prendere la foto che, per fortuna, è intatta.

Non ce la faccio proprio, non posso accettarlo. Non ci riesco. I miei genitori sono tutto per me e Alessia. È vero, Alessia...Quando lo scoprirà, le cadrà il mondo addosso. Era così felice stamattina, non vedeva l'ora di rivederli. E adesso? Sono costretto a distruggere questa sua felicità solo perché uno stupido pilota non ha svolto bene il suo lavoro. Porca puttana!

Penso ad un modo per dare la notizia ad Alessia, ma non ne trovo nemmeno uno: non c'è un modo gentile per dire a tua sorella che i nostri genitori sono morti. Alla fine opto per dirglielo e basta, senza troppi giri di parole. Non si merita di rimanere all'oscuro di tutto, anche se sarebbe la cosa migliore per non farla soffrire.

Mi alzo da terra e sistemo il casino che ho combinato in camera dei miei genitori e nelle altre stanze. Devo provare ad essere forte, non per me, ma per Alessia. Devo dimostrarle che possiamo farcela, con o senza mamma e papà. Ne abbiamo passate tante in questa vita, ce la faremo anche adesso. Loro ci hanno insegnato ad essere forti, a non farci abbattere da niente e nessuno. Ci hanno insegnato a camminare con le nostre gambe e non con l'aiuto degli altri. E così dobbiamo fare anche adesso: dobbiamo proseguire dritto, senza fermarci al primo ostacolo che si interpone nel nostro cammino, perché è così che si fa, sempre e comunque.

-Mi prenderò cura io di Alessia. La farò stare bene, ve lo prometto- sussurro seduto sul letto, tenendo fra le mani la foto che si trovava nella cornice di prima.

Uno Strano Incontro // VERSIONE ORIGINALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora