23. Damon

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-Non credi di stare un po' esagerando adesso, Jack? Insomma, Alessia è grande, sa quel che fa - dico, cercando di farlo ragionare.

Da quando mi sono svegliato stamattina, ho dovuto sopportare Jack e la sua disapprovazione sul fatto che sua sorella abbia un fidanzato che sia il suo migliore amico. Ha costruito interi discorsi su come questo sia sbagliato a parere suo, quasi come fossi io l'interessato.

Mi ha letteralmente annoiato con le sue lamentele e mi ha anche fatto notare che sua sorella, ieri sera stesso, è scappata dalla finestra per andare non so dove. Quando mi aveva detto di aver buttato giù la porta della camera di Alessia, chiusa a chiave da lei stessa, per cercare di entrare non volevo crederci; ma mi sono ricreduto quando sono salito al piano di sopra con lui e ho notato effettivamente che la porta era stata buttata giù.

Adesso sta dando i numeri perché ha inviato un messaggio di minaccia ad Alessia in cui ha scritto che se non sarebbe tornata subito, lui sarebbe andato a cercarla e che non sarebbe stato piacevole per lei, a cui lei non ha dato risposta.

-No, Damon. Non sto esagerando per niente. Ti rendi conto che è saltata giù da una finestra, per giunta con quello che credo sia un borsone per mettere tutti i suoi vestiti, per andare a vagare non so dove a Chicago? Non capisci la gravità della cosa. Non so dov'è, non so come sta e non so con chi è. E questo mi manda letteralmente fuori di testa - dice, abbastanza infuriato e gesticolando come un pazzo.

-Allora ecco qual è il tuo problema - esclamo con una punta di compiacimento sulla lingua. -Non vuoi sapere dov'è Alessia. A te interessa solo sapere se è con Matt, ho ragione? Vuoi sapere se dopo il vostro, chiamiamolo "litigio", sia andata a rifugiarsi da lui per stare lontana da te. -

-E anche se fosse? Che cosa mi impedisce di preoccuparmi per lei? Sono suo fratello, è normale che voglia sapere cosa fa, con chi esce e se frequenta qualcuno oltre ai suoi amici. -

-No, questo non significa essere un fratello. Significa essere simile ad una sanguisuga che ti sta costantemente attaccata per sapere tutto di te ad ogni singolo minuto del giorno e della notte - puntualizzo. - E a lei non piace questo. A nessuno piace avere qualcuno attaccato alle costole per tutto il giorno, senza che si faccia mai gli affari suoi. Te lo dico per esperienza. -

Ripenso a quando una ragazza, che ho incontrato a Los Angeles, mi ha detto di voler diventare la mia ragazza solo perché io le piacevo. Ho accettato, anche se non l'amavo, solo per farla contenta. I primi periodi tutto bene: ci divertivamo, andavamo in discoteca o uscivamo con gli amici, passavamo le serate in modo sfrenato. Poi ha cominciato a diventare ossessiva, a voler sapere continuamente dove andavo, cosa facevo, con chi stavo. Mi spiava persino quando uscivo con i miei amici e lei non c'era, per vedere a che ora tornavo a casa e se la tradivo con qualcuno. Al che, un giorno, le ho detto che la cosa non poteva continuare in questo modo, e che se lei continuava ad essere pressante e così ficcanaso in quello che era la mia vita privata tra noi era finita. E così è stato. Ci siamo lasciati perché il suo desiderio di sapere tutto di me era troppo; voleva controllarmi sempre e non mi levava mai gli occhi di dosso.

In un certo senso, sono felice che con questa ragazza, di cui non ricordo nemmeno più il nome a quanto poco mi interessava di lei, sia finita. Non credo sarei riuscito a sopportare i suoi comportamenti così irritanti ancora per molto.

-Sarà, ma io so solo che se lei non torna entro mezz'ora, io la andrò a cercare. E come ho scritto nel messaggio che le ho inviato, non sarà molto piacevole se me lo fa fare. -

-Tu sei completamente fuori. Me ne vado, non voglio più sentire te e le tue lamentele. Mi hai fatto venire il mal di testa - dico, aprendo la porta per uscire. -Fammi sapere se ci sono cambiamenti. -

Uno Strano Incontro // VERSIONE ORIGINALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora