8. Damon

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Quando il taxi mi accompagna in città, inizio a camminare. Sono appena tornato da Los Angeles, mia città natale, insieme a tutta la mia famiglia. È da un anno che non vengo qui. Mi dirigo alla scogliera che i miei genitori mi fecero conoscere quando ero piccolo e dove passo molto gran parte del mio tempo quando sono a Chicago.

Quando arrivo però la trovo occupata, c'è una ragazza. Mi stranizzo; nessuno ci viene mai perché è vietata e pericolosa. La trovo vicino al bordo, sulla punta, i piedi a penzoloni e lo sguardo rivolto verso il basso. Mi avvicino piano e le incomincio a parlare. Al primo impatto sembra una ragazza abbastanza scontrosa, che parla troppo e che fa le cose senza ragionarci su nemmeno un istante. Si vuole buttare. Io rido e le dico di non fare la bambina, di tornare indietro. Aggiungo anche che potrebbe morire se solo ci provasse; il mare è agitato e non è una buona idea la sua.

Penso di averla vinta quando, in un primo momento, mi asseconda avvicinandosi a me e facendo finta di tornare indietro; poi però, quando mi distraggo un attimo, insinua di essere una ragazza coraggiosa e che non fa ciò che le dicono gli altri e, senza dare importanza alle conseguenze, fa un salto e si butta dalla scogliera.

Quella ragazza è pazza, penso. Fare questo inconsciamente, e per giunta senza pensare a niente prima. Adesso sono io quello che deve pagarne le conseguenze. Delle grandi conseguenze, enormi quasi. Devo salvarla, anche se non è mio compito farlo. Devo portarla fuori dall'acqua prima che le possa succedere qualcosa di spiacevole. Lo devo fare, altrimenti mi sentirò responsabile per tutta la vita per non aver fatto niente.

Corro in direzione della spiaggia, che si trova esattamente sotto la scogliera. Dopo dieci minuti, con il fiatone e l'anima che mi sta per abbandonare, arrivo in spiaggia. Non ho potuto fare più veloce di così. Di solito, camminando normalmente, dalla scogliera alla spiaggia saranno trenta minuti. Quindi arrivare in dieci è un record.

Raggiungo un pontile dove vi sono delle moto d'acqua e ne prendo una. La aziono e salto sulle onde in direzione a dove è caduta la ragazza, fermandomi qualche metro prima e procedendo più lentamente. Guardo ovunque ma non la trovo. Accidenti. Mi dovrà ripagare per quello che sto facendo.

Dopo essermi girato a controllare se ci fossero grandi onde che potrebbero ostacolarmi, mi butto in acqua. Nuoto stando non troppo in superficie per non essere travolto da quest'ultime. Giro freneticamente la testa in cerca del corpo minuto della ragazza e dei suoi lunghi capelli marroni. La vedo accanto al muro della scogliera, inerme e con gli occhi chiusi quasi fosse morta. L'avevo avvertita che sarebbe stato pericoloso, e lei non mi ha voluto ascoltare.

Con la poca aria che mi resta nei polmoni, nuoto più velocemente che posso verso di lei. La prendo e la trascino su, riemergendo il suo corpo dall'acqua. Caccio via l'acqua che ho ingoiato e raggiungo la moto d'acqua con lei sottobraccio prima che un'onda possa travolgerci. Salgo e posiziono "la ragazza pazza che ha provato a suicidarsi" davanti a me, poi sfreccio sulle onde fino alla spiaggia.

Quando sono in spiaggia, prendo sotto un braccio le gambe della ragazza e sotto l'altro la sua schiena e la scendo dalla moto, distendendola subito dopo sulla sabbia. Mi poggio sulle ginocchia accanto a lei e le faccio dei massaggi cardiaci, a seguire la respirazione bocca a bocca. Continuo così fino a quando non la vedo risvegliarsi, l'acqua che aveva ingoiato buttata fuori da un colpo di tosse.

Quando apre gli occhi, esalo un sospiro di sollievo. Per quanto questa ragazza sia testarda, non avevo proprio voglia di vederla morire e di vedere il suo volto per il resto della mia vita, pentendomi ogni giorno per non aver tentato di salvarla.

-Finalmente, mi hai fatto prendere un colpo!- dico sollevato ma anche particolarmente scocciato. Alza lo sguardo verso di me e mi guarda incredula e spaesata. Ci credo, è stata sott'acqua senza respirare per circa un quarto d'ora.

-Ho capito da questo tuo gesto che sei una pazza più che una ragazza coraggiosa.- Scuoto la testa e mi alzo.

-Senti...- esita per far spazio ad un altro colpo di tosse, poi continua, il respiro affannato. -Tu non sei nessuno. Non puoi dirmi cosa devo o non devo fare. E poi te l'ho detto, io non do ascolto a nessuno, quindi perché dovrei fare un eccezione con te, ragazzo sconosciuto della quale non so il nome e nemmeno mi interessa saperlo?-

Tenta di alzarsi, ma le sue gambe cedono subito ed è costretta a risedersi. Fa dei lunghi respiri e si calma, poi guarda davanti il mare davanti a sé, l'espressione di una ragazza che sta pensando a qualcosa.

-Si, ragazzina, fai come vuoi. Io ti ho solo avvertita- dico, poi mi volto e me ne vado.

Non ho tempo da perdere con questa ragazzina che si crede chissà chi, ho cose più importanti da fare che pensare alla sua testardaggine e infantilità. Sono appena tornato infondo, devo pur divertirmi con qualche vecchia fiamma, altrimenti non sarei il Damon River che tutti quanti qui conoscono.

E allora andiamo.

Uno Strano Incontro // VERSIONE ORIGINALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora