64. Damon

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Mi sono risvegliato dal mio svenimento imminente. Dalla piccola finestra dentro lo scantinato, si vede entrare una lieve luce.

Probabilmente è pomeriggio presto.

Il mio stomaco chiede qualcosa da bere e da mangiare. Non ho ingerito nulla per 2 giorni. Già quello che mi davano era poco, e se io non ingerivo nulla avevo buone possibilità di morire.

Sento dei passi provenire da fuori la porta dello scantinato.

-SVEGLIA! SVEGLIAA!- una voce maschile mi chiama e mi fa saltare in aria.

-non rompermi le palle- urlo. Non ho proprio voglia di parlare con questo tipo.

-il capo vuole vederti. Mettiti composto, sta venendo a farti visita- era ora. Finalmente conoscerò il coglione che mi ha tenuto prigioniero per più di una settimana che, inoltre, non si è fatto vedere una volta.

Qualcuno entra dentro la stanza. È un ragazzo giovane e abbastanza alto e muscoloso. Ha i capelli sul marrone che arrivano al biondo e gli occhi blu. Io lo conosco bene...

-Matt...!- mi rivolgo a lui con un tono di disprezzo.

-ci si rivede Damon. Com'è andata la permanenza nel mio scantinato? È stata di tuo gradimento? Ho cercato di sistemare tutto per il tuo arrivo, come puoi vedere le catene sono nuove e resistenti e la stanza è abbastanza sistemata.- fa una risata che mi irrita a più non posso -ah, a proposito... hai bisogno di qualcosa da mangiare? Ti vedo deperito- ride.

-Non voglio niente da te- sussurro non guardandolo negli occhi. Mi fa troppo schifo.

Come fa una persona che conosci da una vita, farti questo? Vuol dire che non lo conosco per niente, o almeno non lo conosco bene come credevo.

-perchè? Perchè sono qua? Che ti ho fatto di tanto orribile da farmi rinchiudere qua?- dico con voce abbastanza alta.

-Oh, tu niente. La tua cara amica Alessia- che cosa c'entra Alessia in questa storia? E poi non sa ancora che siamo fidanzati? Beh, forse è meglio così... non so cosa potrebbe fare se lo scoprisse. Decido di mantenere il segreto e pongo la mia domanda.

-che c'entra Alessia?-.

-la tua cara Alessia, dopo essermene andato, ha incominciato ad uscire con un certo Blake... da quanto ho capito è il suo migliore amico, è di Londra ed ha 17 anni. Lei è molto legata a lui, ma non così tanto di come è legata a te. Sembrate una cosa sola. Questo Blake prova sempre a consolarla da quando non ci sei più, sembra tenerci molto a te e quindi mi sono posto una domanda. Ma Alessia mi ha dimenticato stando con voi o cerca solo un modo per consolarsi del fatto che non sto più con lei?- mi guarda alzando un sopracciglio e aspettando una mia risposta.

-lei non ti ama più, devi mettertelo in testa. L'hai lasciata come un oggetto, in quella fredda stanza, quando si era ripresa dal coma non vedeva l'ora di rivederti e tu l'hai trattata così... non hai un cuore- dico con disprezzo.

La sua faccia si arriccia in una smorfia odiosa -ho avuto i miei motivi- risponde indifferente.

Lo guardo negli occhi infondendogli il mio odio e il mio disprezzo attraverso lo sguardo -sei cambiato così tanto che nemmeno tu te ne accorgi-.

-No Damon. Io sono sempre lo stesso, non è come credete tutti. Mi credete cambiato solo perchè ho lasciato la vostra adorata Alessia, ma non è così. Tu lo sai quante ragazze ho lasciato prima di lei, lo sai meglio di me, quindi non dire che sono cambiato perchè non è vero- nella sua voce c'è una punta di odio mischiata alla pazzia di uno psicopatico.

-si, ma prima tu non avresti mai rinchiuso un tuo amico in uno scantinato e non lo avresti nemmeno attaccato al muro con delle catene- le tiro per farglielo vedere meglio -non avresti fatto morire il tuo migliore amico di fame, semplicemente non avresti fatto tutto questo.- mi alzo con quelle poche forze che mi rimangono.

-non dovresti sforzarti Damon, le poche forze che ti rimangono tienile per quando ti farò quello che ti sto per fare- si avvicina minacciosamente a me ed io m'imputo dove sono, senza muovermi nemmeno di un millimetro.

In un secondo la mia faccia è girata da tutt'altra parte e il suo pugno si è posato come un mattone nella mia guancia. Sputo la saliva e mi rigiro verso di lui. Questa volta il suo pugno finisce direttamente nel mio stomaco, facendomi gemere di dolore.

Non mi accascio a terra, ma tengo la mano nel mio stomaco per cercare di alleviare il dolore.

-che c'è? Non parli più?- mi stuzzica Matt.

Il suo pugno finisce di nuovo nella mia guancia, ma questa volta lo sento molto di più. Continua a tirare pugni nel mio corpo e, quando non ce la faccio più, mi accascio a terra gemendo di dolore-.

-che pena che mi fai... lo sai Damon, sei cambiato molto... sei stato malmenato dal tuo migliore amico, e non hai nemmeno posto resistenza. Sai, se mi chiedessi di fermarmi lo farei volentieri- non ho intenzione di abbassarmi al suo livello chiedendogli di fermarsi.

Non spiccico parola e lui fa una piccola risata, che mi fa capire che ha qualcosa in mente, ma quella cosa non è per niente positiva. Non dalla sua faccia.

È la faccia di uno psicopatico pronto ad ucciderti da un momento all'altro. Ride di gusto e dopo ricomincia il lavoro che aveva lasciato in sospeso pochi minuti fa.

Questa volta mi da dei calci sullo stomaco senza fermarsi nemmeno un attimo. Sputo un liquido denso e rossastro dalla mia bocca.

Vedendomi, decide di fermarsi e non mira più allo stomaco. Non voglio immaginare quanti lividi mi ha procurato in soli dieci minuti. Adesso i suoi piedi puntano alla mia faccia ed io cerco di coprirla, ma invano.

Ad un tratto si ferma di colpo. Gira la testa verso la porta dello scantinato e fa un lieve sorriso -chi sarà a quest'ora? Non ti muovere da qua che vado a controllare...oh aspetta, non puoi muoverti, ahahah- quanto vorresti staccargli quella lingua che si ritrova.

Se ne va, lasciandomi solo e dolorante sul pavimento della stanza. Il mio corpo non risponde più. La mia faccia probabilmente è tutta sfigurata, ci saranno lividi ovunque. E del mio stomaco non ne parliamo. Sento un forte male provenire dall'addome che mi fa contorcere dal dolore.

Mi rannicchio sul pavimento e chiudo gli occhi, cercando di alleviare il dolore.

Riapro gli occhi quando sento un forte frastuono provenire dal piano di sopra.

Ma che succede?

Da quando sono qua non ho mai sentito così tanto baccano, chissà che cosa sta succedendo la sopra mentre io sono qui dolorante, su questo pavimento gelido.

Sento delle urla e improvvisamente un rumore proveniente dalla porta che usano per scendere qua. Sento delle urla femminili.

-Damon! Damon dove seiii?- una voce alta e molto agitata. Una voce che conosco bene.

-Ti prego Damon, dimmi dove sei- ora sembra quasi una supplica.

-sono qui- sussurro più forte che posso. Non ce la faccio proprio ad urlare, mi fa troppo male l'addome.

-Damon, dove seiii?- urla ancora.

Una volta Matt mi ha fatto vedere la casa e mi ha fatto vedere anche lo scantinato. È immenso. In pratica è un altra casa, ma sotto terra. È difficile trovare le stanze, è una specie di labirinto se ci fai caso.

-Damon ti pregoo, dimmi dove seii- non ce la faccio più, sono così vicino alla libertà che non posso non farmi trovare.

-ALESSIA SONO QUI- urlo con tutte le mie forze, prima di accasciarmi a terra dal dolore.

La porta si spalanca in un batter d'occhio e mentre sono disteso a terra i miei occhi socchiusi vedono una figura angelica.

È lei, è la mia Alessia, il mio angelo. È riuscita a trovarmi. Prima di chiudere gli occhi le rivolgo un dolce sorriso e le infondo tutta la mia felicità di questo momento.


Uno Strano Incontro // VERSIONE ORIGINALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora