40. Alessia

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Sento il mio corpo paralizzato, e non capisco il perché. Apro gli occhi cercando di capire perché non riesca a muovermi.

-merda, ma è mai possibile?-mi sono addormentata nella vasca. L'acqua è gelida ed io sto morendo dal freddo.

Mi alzo tremante e cerco di reggermi in piedi con molta difficoltà. Esco dalla vasca e prendo il mio accappatoio. Non dovevo farmi il bagno, era meglio se mi facevo una doccia, di sicuro non avrei rischiato di addormentarmi.

Sento il naso colare e corro subito a prendere un fazzoletto per soffiarmi il naso. Non ci voleva proprio questo raffreddore. Vado sul letto e poggio la testa sul cuscino cercando di prendere sonno e di riscaldarmi un po'.

Quando finalmente riesco a prendere sonno, il rumore della sveglia mi fa sobbalzare.

-ma è mai possibile?- sbuffo e di mala voglia mi alzo, di nuovo.

Mi preparo molto lentamente e vado in bagno a truccarmi. Faccio un trucco leggero, non ho voglia di sembrare un pagliaccio. Lascio i miei capelli liberi perché non mi va di farmi i boccoli.

Appena sono pronta scendo in cucina per fare colazione.

-ehi- mio fratello richiama la mia attenzione, ma io non gli rivolgo ne uno sguardo ne una parola.

-ehi, lo so che non mi sono comportato bene ieri sera. Non avevo il controllo del mio corpo, cioè si... ce l'avevo, però ero sopraffatto dalla rabbia per rendermi conto di ciò che ti ho detto. Ti giuro che quando sei salita di sopra, mi sono sentito morire. Damon mi ha sgridato spiegandomi cosa avevo fatto ed io mi sono sentito uno stupido.- si avvicina a me cercando di farsi rivolgere almeno uno sguardo, ma io gli e lo vieto -ti prego sorellina, non fare così.- mi giro dall'altra parte e sbuffo.

Il campanello suona, richiamando la mia attenzione. Chi sarà? Non aspetto nessuno a quest'ora. A meno che Jack non abbia invitato qualche suo amico a fare colazione, ma ne dubito.

Apro la porta togliendomi la curiosità e sullo stipite della porta vedo Damon che mi guarda felice -ehi- si avvicina e mi da un forte abbraccio, lasciandomi un dolce bacio sulla guancia.

-Che fai qui?- chiedo facendolo entrare.

-ti sono venuto a prendere per andare a scuola- risponde tranquillamente.

Annuisco e sento le mie guance andare leggermente a fuoco. È venuto qui per me? Che strano, non mi ha mai accompagnata a scuola. Anche se siamo migliori amici non si è mai spinto fino a questo punto.

-allora vado a prendere le mie cose e andiamo- mi affretto a dire -se vuoi vedere Jack è in cucina-.

-ok, grazie.- va in cucina ed io salgo in camera mia per prendermi lo zaino.

Appena scendo vado in cucina per chiamare Damon, ma mi fermo quasi sullo stipite della porta perché sento mio fratello parlare.

-ti prego Damon, non ce la faccio più. Mi ha evitato ed io le ho detto tutto quello che avevo da dirle. Le ho detto che mi sono sentito in colpa per ciò che ho fatto e che non avevo il controllo delle mie azioni, ma non mi ha voluto ascoltare.- la sua voce è sofferente e dispiaciuta.

-amico, farò di tutto per aiutarti. Non ti meriti questo e nemmeno lei. Sono successe troppe cose, causate solo dai vostri continui litigi e dal vostro orgoglio. Sono sicuro che lei ti vuole bene e che sta soffrendo come te per questa situazione, le parlerò e cercherò di farla ragionare- spio con un occhio l'interno della cucina e vedo Jack che abbraccia Damon.

-grazie amico-, ci sono delle... lacrime sul suo viso? Sta veramente piangendo?

Mio fratello non ha mai pianto davanti a qualcuno perché dice che è da deboli piangere davanti ad altre persone che non siano della tua famiglia, solo davanti a me che sono sua sorella ha pianto, nessun altro.

Uno Strano Incontro // VERSIONE ORIGINALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora