25. Damon

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Sono al fast-food con Jack, stiamo aspettando che la cameriera ci porti quello che abbiamo ordinato, e intanto parliamo un po'.

Ho detto a Jack che ciò che gli ho riferito all'ospedale non era tutto ciò che Alessia aveva detto, quando eravamo alla scogliera. Lui mi ha guardato, avendo già capito dove volevo arrivare, e adesso non so se parlare o meno. Non voglio farlo stare più male di quanto già non stia, ma nemmeno voglio tenere questo segreto per me; in fondo è lui il colpevole di tutto, deve sapere ciò che è successo ad Alessia.

- Damon. - mi richiama Jack. - Vuoi parlare? - Il suo tono di voce è quello di una persona che non ha più voglia di aspettare i miei comodi, e che vuole sapere tutto ciò che c'è da sapere all'istante.

- E va bene - sospiro. - Quando l'ho incontrata alla scogliera, ero appena uscito da casa tua per andarmi a fare un giro. Non è la prima volta che la incontro lì, ce ne sono state altre, di volte. Comunque sia, abbiamo parlato ed io ho cercato in tutti i modi, come ti ho detto prima, di convincerla a non commettere quella pazzia. - Il suo sguardo è attento su di me e l'espressione accigliata. - Le ho detto tante cose, e lei mi ha chiesto il motivo per il quale non avrebbe dovuto buttarsi. Io le ho detto testuali parole: Perché non puoi lasciare i tuoi amici. Non puoi lasciare la tua famiglia.

A quel piccolo elenco stavo per aggiungere anche "la tua vita", ma non ne ho avuto il tempo perché lei è scoppiata in una risata, quasi isterica e allo stesso tempo nervosa e mi ha chiesto dove fosse la sua famiglia e che fino a prova contraria era orfana, ormai. - Mi fermo per dare tempo a Jack di immagazzinare tutte queste informazioni. E tutto questo non è facile. Non lo è nemmeno per me. Sono il suo migliore amico, e per quanto voglia che lui soffra per quello che ha fatto, non voglio allo stesso tempo che succeda ciò.

- Jack, se vuoi posso fermarmi... -

- No, continua - incalza, la voce bassa e lo sguardo perso nel vuoto.

- Ok, come vuoi. Dopo aver ricevuto quella risposta da lei, le ho detto se non avesse pensato a te, a suo fratello Jack... - Alza lo sguardo e aspetta che continui. - Mi ha chiesto, anche stavolta, il perché avrebbe dovuto pensare a te, dal momento che tu non lo hai fatto per lei quando l'hai portata via dalla discoteca, quasi come fosse un oggetto. Non sapevo più cosa dirle dopo quello. -

Basta, non ce la faccio più a vedere lo sguardo di Jack. Credo che tra poco scoppierà in lacrime. Non è forte come vuole far credere a tutti, ed io lo so. Ho parlato abbastanza, non voglio più interferire con ciò che prova. È il momento che io mi stia un po' in silenzio.

- Io volevo solo... - farfuglia tra sé, passandosi una mano sul viso, sconvolto. - Prima di buttarsi, ti... Ti ha detto altro? - chiede ancora.

- Di dire a tutti che gli ha voluto molto bene, e a te che ti ha perdonato, per tutto - finisco. - Jack, però ora basta così, stai troppo male. Non voglio vederti così, e scommetto che nemmeno lei vuole. -

- È diverso, Damon. Lei non vuole proprio vedermi. Mi odia, lo ha fatto capire perfettamente. Le ho fatto troppo male e non me ne rendevo conto... - chiude gli occhi ed inspira. - Volevo solo proteggerla, ecco tutto. Glielo avevo promesso, da piccoli. Stavo solo mantenendo la mia promessa... - Le lacrime iniziano a solcargli il viso. - Se le è successo tutto questo, è solo colpa mia! - Si alza di getto ed esce fuori dal locale.

Rimango a guardare l'espressione delle persone che hanno smesso di parlare per guardarlo, sbigottiti. Lascio sul tavolo 20$ e prima di uscire anch'io dal locale urlo: - Che avete voi da guardare, eh? Fatevi un po' di cazzi vostri. - La porta sbatte alle mie spalle e un brusio di voci si alza alle mie spalle.

Uno Strano Incontro // VERSIONE ORIGINALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora