Venire a sapere così della morte dei miei genitori è stato uno shock, una cosa completamente inaspettata. Mi sono rinchiusa in casa, più precisamente in camera mia, per un'intera settimana, cercando di smaltire tutto, ma senza risultati. Niente di ciò che ho fatto è servito a far alleviare il dolore causatomi, niente. Mi sono isolata da tutto e da tutti. Ho spento il telefono, non ho usato il computer nemmeno una volta, non ho nemmeno guardato la TV. Ho completamente tagliato i contatti con tutti quanti, persino con mio fratello parlo a stento.
Tutto ciò che è fatto è stato rimanere rannicchiata sul mio letto a darmi la colpa per quel che è successo e a piangermi addosso fino a quando non ho finito tutte le lacrime. Sono sicura che se non fossi stata così frettolosa nel chiedere ai miei genitori di tornare prima, loro sarebbero ancora vivi, qui con noi forse.
In fondo il loro viaggio di lavoro doveva durare una settimana, sono stata io a voler affrettare il tutto, e loro mi hanno accontentata. Be', Alessia, ecco il risultato. Ancora una volta hai fatto la decisione più giusta per te, invece che pensare agli altri.
Mi immagino ancora mamma e papà salire su quell'aereo, felici e impazienti di rivederci, di tornare da chi amano più di chiunque altro al mondo. E invece no, tutto viene rovinato e svanisce nel nulla, come se non fosse mai esistito.
Ricordo ancora la voce entusiasta di mia madre mentre m'informava che il loro volo era stato anticipato a due giorni e che sarebbero quindi tornati prima. Quanto vorrei che al posto di quella notizia mi avesse detto che avrebbero dovuto spostare il volo a una settimana dopo, lo avrei preferito. Avrei preferito aspettare più tempo prima di vederli, invece di non poterlo più fare per tutta la vita.
È stato difficile persino uscire di casa per andare al loro funerale. Vedere tutte quelle persone, in parte loro colleghi di lavoro, e rimanere lì a cercare di non piangere tutto il tempo. Tutti hanno rivolto sia a me che a Jack le condoglianze fino a scoppiare. Sono andata via dal cimitero prima che qualcun altro me ne potesse rivolgere delle altre, non ce l'ho fatta proprio. Vedere tutte quelle persone lì, mai viste in tutta la mia vita, che mi rivolgevano le condoglianze e che facevano finta di capirmi mi ha fatto perdere la pazienza. So per certo che se fossi rimasta lì un minuto in più, probabilmente sarei uscita pazza.
I miei genitori rimarranno sempre con me, anche se non qui di persona. Mi mancano, ma ormai devo convivere con questo peso. Devo andare avanti, come mi hanno insegnato a fare loro. Devo superare ogni ostacolo, qualsiasi esso sia.
Faccio un sospiro e sporgo il braccio sul comodino per prendere il telefono, poggiato lì da una settimana, abbandonato. Lo accendo, preparandomi a ciò che potrebbe spuntarmi dopo non averlo usato per un'intera settimana. Bene. Cento messaggi e quarantasei chiamate perse da parte di Giulia e cinquantasei messaggi e ventiquattro chiamate perse da Claudio.
Posso capire quanto siano preoccupati in questo momento i miei miglioria amici, è da una settimana che non mi faccio sentire né rispondo ai loro messaggi e questo non è di certo da me. Di solito, nelle situazioni in cui non mi sento bene con me stessa e in cui non ho voglia di parlare con nessuno, Giulia e Claudio sono le uniche persone della quale mi fido e con la quale posso sfogarmi sinceramente. Loro sono qui sia perché gliene do la possibilità, sia perché mi vogliono bene e non vogliono nulla in cambio.
Ma questa volta no, non gli ho dato l'opportunità di aiutarmi. Il dolore era ed è troppo grande per coinvolgerli. Dovevo stare sola per dimenticare e per guarire in maniera più semplice, e non dovevo mettere in mezzo i miei due migliori amici per una questione che nemmeno loro avrebbero saputo come affrontare.
Vorrei parlare con loro in questo momento, vorrei dirgli che ho fatto male a rimanere rinchiusa in casa, che ho fatto male a non essermi appoggiata a loro per farmi aiutare come ho sempre fatto da quando li conosco. Ma prima di fare ciò, devo fare una cosa che mi sembra la decisione più giusta, ma anche più pazza, che abbia mai preso in vita mia, e per fare questa cosa mi serve andare nell'unico posto in cui mi sento veramente a casa: la scogliera.
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Uno Strano Incontro // VERSIONE ORIGINALE
RomanceLa vita di Alessia è quella di una semplice ragazza di sedici anni che si diverte stando con i suoi amici e con i suoi familiari. L'inizio del terzo anno di superiori le porta molte sorprese, tra cui la perdita dei propri genitori a causa di un inci...