Ieri la serata è andata molto bene. Io e Damon abbiamo parlato delle impressioni che abbiamo avuto l'uno dell'altro quando ci siamo conosciuti.
Non è stato brutto, non ha detto cose offensive, anzi, ha detto cose molto belle e molto strane del tipo: mi sei sembrata strana all'inizio, ma quando ti conosciuta meglio avrei voluto portarti a letto. I soliti pensieri maliziosi di Damon.
Io quando parlava e quando sparava tutte quelle frasi mi sono messa a ridere quasi fino a piangere.
-Signorina Stewart, mi sta ascoltando?- mi richiama con tono stridulo la prof di matematica.
-no, mi scusi.- vedo i suo sguardo cambiare e i suoi occhi scurirsi sempre di più.
-se non le interessa la mia lezione se ne può anche andare altrimenti presti attenzione e prenda appunti- si avvicina a me e poggia la sua mano sul mio banco e rimane a fissarmi.
Io non proferisco parola e lei s'infuria ancora di più -signorina ha deciso cosa fare?- la sua voce stridula mi sta facendo innervosire ma mantengo la mente lucida mentre apro il quaderno e prendo una matita -mi scusi, può continuare la lezione. Non succederà più- abbasso la testa ed inizio a scrivere il titolo della lezione.
-bene- dice allontanandosi e ritornando a spiegare.
Giulia si gira e inizia a fissarmi stranamente -che succede? perché sei così strana oggi?- chiede poggiando una mano sul mio braccio.
-non è niente stavo solo pensando a cosa è successo ieri sera...- le rispondo scrivendo qualche appunto sul quaderno.
Lei aggrotta le sopracciglia -che sarebbe successo ieri sera?-.
Mi giro verso di lei e scuoto la testa e la guardo -niente- le dico trattenendo le risate.
La voce della professoressa arriva alle mie orecchie -SIGNORINA STEWART!.
Mi giro a guardarla facendo sparire il mio sorriso -si professoressa?- chiedo cercando di essere calma.
-Se ha tanta voglia di parlare, venga alla lavagna e mi risolva questa espressione- io annuisco non sapendo di cosa le stia parlando e mi alzo andandole incontro. Mi porge il pennarello che io prendo un po' tremante.
Vado di fronte alla lavagna e rimango a fissare quell'espressione matematica, non sapendo che passaggi svolgere -Allora signorina? Vuole rimanere tutto il giorno a fissare la lavagna o si affretta a risolvere quest'insignificante espressione?-.
Mi giro verso di lei e non sapendo cosa fare le dico -non so cosa fare, non ero attenta, di nuovo- abbasso il capo e rigiro il pennarello tra le mani.
La professoressa fa un piccolo gemito di rabbia e si avvicina alla cattedra -lo so che non era attenta e per questo l'ho richiamata. Ora per favore vada a sedersi altrimenti le faccio una nota e la mando in presidenza- annuisco e vado a sedermi al mio posto.
Giulia mi fissa come se avesse davanti un libro che non vede l'ora di leggere. Io le accenno un piccolo sorriso per dirle che va tutto bene e poi continuo a guardare la professoressa che sta risolvendo e spiegando l'espressione che non ho saputo risolvere.
Butto degli sguardi davanti a me guardando Damon che prende probabilmente, degli appunti sulla lezione. La professoressa si ferma al suono della campana e si gira verso di noi guardandoci -bene ragazzi, ricordate di fare tutti i compiti assegnati- noi annuiamo preparandoci per la prossima lezione.
Prima di uscire la professoressa si avvicina a me.
-Signorina Stewart, la vedo molto distratta in questo periodo. Per questa volta mi sono trattenuta a non farle una nota e a non mandarla dalla preside, ma che non ricapiti più. Chiaro?- dice con la sua voce squillante e i suoi occhi penetranti e pieni quasi di odio.
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Uno Strano Incontro // VERSIONE ORIGINALE
RomanceLa vita di Alessia è quella di una semplice ragazza di sedici anni che si diverte stando con i suoi amici e con i suoi familiari. L'inizio del terzo anno di superiori le porta molte sorprese, tra cui la perdita dei propri genitori a causa di un inci...