Tutti pensano che questa situazione per me sia facile, ma nessuno capisce appieno come mi sento. Io tento di far finta di niente, ma per quanto ci provi non riesco a dimenticare. I miei genitori non ci sono più e di questo me ne dovrò fare una ragione, prima o poi. La mia vita è cambiata e questo è normale; sono un adolescente e gli adolescenti cambiano, continuamente.
Gli amici che ho possono sostenermi, o almeno possono provarci. Come Giulia, che ha fatto di tutto questa mattina per farmi rallegrare e che, quando è venuta a sapere del mio tentativo di suicidio e del mio salvatore, è andata persino a ringraziarlo di persona. Sicuramente lo avrei fatto anch'io se fossi stata al suo posto, ma anche se lo ha fatto a fin di bene non mi è piaciuto il suo gesto.
Non mi è piaciuto nemmeno come Damon mi ha guardata dopo, quasi fossi una stupida che non riesce a parlare se non attraverso qualcun'altro, dandomi anche della ragazza gelosa, di lui poi. In quel momento mi sono proprio sentita un fuoco vivo in corpo e avrei voluto sfogarmi contro di lui, ma per fortuna non l'ho fatto, anche se avrei voluto.
La scelta migliore è stata venire qui, alla scogliera, dove ho ancora un po' di rabbia che mi circola nel sangue e che mi ordina di farla uscire. Metto le mani davanti gli occhi e faccio un piccolo ma intenso grido isterico. Basta pensare, Alessia! Mi gira la testa, e se continuo così, probabilmente mi verrà un attacco cardiaco prima che possa compiere diciassette anni. Cerco di riprendermi e di respirare lentamente.
Ad un tratto sento una risata alle mie spalle che mi fa sussultare. -Non penserai di buttarti di nuovo, vero?-
Riconosco quella voce. Damon! Mi giro di scatto e lo vedo, lì, davanti a me e con le mani in tasca. Questo ragazzo è ovunque, sembra quasi uno stalker. Ma che vuole da me?
-Ma tu non mi lasci mai in pace?- domando. -E poi, perché mi hai seguita?- aggiungo, stranita.
-Uno, non lo faccio di proposito; due, non avrei motivo di seguirti, semplicemente sono uscito da scuola e ho fatto una camminata fino a qua.- Si avvicina e con una mossa abile e veloce si siede accanto a me. -A proposito, perché invadi il mio territorio?-
-Il tuo territorio?- ripeto, divertita. -Ma sentiti!- Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa.
-In questa città questo è l'unico posto dove posso venire a pensare e dove posso allontanarmi da tutto e da tutti. Lo conosco fin da quando ero un bambino, e questo fa si che sia un mio territorio.- Guarda il cielo e qualche volta me. Presuntuoso.
Lo guardo di soppiatto e lo vedo tranquillo, il vento che gli scompiglia i capelli. In effetti un po' ha ragione, questo è il posto migliore che si sia mai stato in questa città e dov'è bello venire se si vuole avere un momento di pace e serenità.
-Ora dimmi, perché tu vieni sempre qui? Non ti avevo mai vista prima dell'altra volta. Che cosa ti spinge a ritrovarti qui ogni volta che sei fuori di te?- chiede, interrompendo i miei pensieri.
-Possiamo dire che è lo stesso motivo per cui ci vieni tu. Qui sfogo tutta la mia rabbia, mi sento bene, come a casa...- Lo guardo negli occhi, trovandovi qualcosa che mi fa stranamente calmare. Lui fa lo stesso. Distolgo lo sguardo e mi porto le gambe al petto, poggiandoci sopra la testa.
Non riesco a parlare. Questo ragazzo ha qualcosa che mi fa bloccare, qualcosa di intimidatorio. Dai suoi occhi sembra quasi che mi sta studiando attentamente, cercando di scoprire qualcosa di più su di me. Sorride.
-Si, mi ricordo perfettamente. Ti ho catalogato come "la pazza che ha cercato di uccidersi per dimostrare quanto fosse coraggiosa"- sghignazza, divertito. Alzo la testa dalle ginocchia e lo guardo, sorpresa.

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Uno Strano Incontro // VERSIONE ORIGINALE
RomanceLa vita di Alessia è quella di una semplice ragazza di sedici anni che si diverte stando con i suoi amici e con i suoi familiari. L'inizio del terzo anno di superiori le porta molte sorprese, tra cui la perdita dei propri genitori a causa di un inci...