Mi trovo in una stanza. Sono al buio. Non so cosa ci faccia qui ma credo di intravedere qualcosa fare luce da molto lontano. Non so se riesco a raggiungere quella luce, è veramente troppo lontana. Sto camminando. Ho paura.
L'ultima cosa che ricordo è di essere saltata giù dalla scogliera, poi più nulla. Ho sentito la voce dei miei genitori, mi parlavano.
-Vieni, piccola – dicevano – ti stiamo aspettando. –
Mentre continuo ad avanzare davanti a me incominciano a scorrere le scene di quando ero piccola, di quando ero veramente felice e di quando non mi sarei mai permessa di fare cose così pazze e disubbidire ad un ordine impostomi dai miei genitori.
Ero a casa, avevo cinque anni, mio fratello era accanto a me. Guardavamo insieme la televisione e stavamo abbracciati l'uno all'altro. Ci volevamo bene, non ci volevamo dividere nemmeno un attimo.
Un'altra scena.
Ci sono io, anche lì avevo cinque anni. Mi trovavo a Londra, la mia città natale. Ero a casa e stavo disegnando qualcosa su un foglio con dei pastelli a cera, Jack era con papà nel suo ufficio.
-Amore, vuoi venire a fare una passeggiata al parco con me? – aveva chiesto mia madre. Alzai la testa e sorrisi annuendo. –Allora vieni, preparati. –
Quando finii e scesi di sotto, la mamma stava chiedendo a Jack se volesse venire con noi, ma lui aveva già risposto di no perché diceva che preferiva rimanere a casa con papà.
-Andiamo, piccola – mi aveva detto la mamma, spronandomi.
Dopo aver salutato mio fratello con un semplice gesto della mano, uscii di casa seguita dalla mamma. Ero rimasta un po' male del fatto che mio fratello non fosse venuto con noi, però, in compenso, mi ero divertita molto con mamma. Andammo al parco ed io mi misi a giocare con le altalene e gli scivoli, incontrando anche altri bambini molto simpatici.
-Vuoi il gelato? - aveva chiesto poi, quando stavamo per ritornare a casa. Annuii felice.
Quando tornammo a casa Jack e papà erano in salone e si stavano riposando. Jack mi corse incontro e quando vide il mio gelato mi guardò geloso, quasi lo volesse anche lui. Quasi si metteva a piangere.
Guardai incerta il mio gelato alla fragola e poi lui, mi avvicinai e glielo porsi. – Tieni, io ne ho mangiato abbastanza – scherzai.
Mi guardò confuso, poi mi ringraziò per averlo fatto e per aver pensato a lui. – Grazie. – E mi abbracciò forte.
La mamma, vedendoci così, ci portò due cucchiaini e così iniziammo mangiare il gelato insieme. Quello è stato veramente un giorno speciale.
Di nuovo il buio.
La luce è sempre lontana, anche se sto camminando da non so quanto tempo. Qui tutto sembra sempre uguale. Fa freddo.
- Sorellina, perché hai deciso di fare questo? Perché hai voluto lasciarmi? – La voce di Jack. Sono sicura che si tratti della sua. Sembra spezzata, quasi non riuscisse a parlare.
Non so nemmeno io perché l'ho fatto... In quel momento ero offuscata dalla rabbia, non sapevo nemmeno cosa facevo. Non volevo lasciarti, scusami.
- Jack, devi essere forte, per lei. Devi farle vedere che ce la fai, che hai la forza di andare avanti. – Damon. Lo sta rassicurando, che premuroso. Quanto mi manca...
- Damon, sono qui – grido ma nessuno mi risponde. Abbasso lo sguardo.
La luce davanti a me invece di avvicinarsi si fa sempre più piccola. Inizio ad accelerare il passo, poi a correre sempre più forte.
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Uno Strano Incontro // VERSIONE ORIGINALE
RomanceLa vita di Alessia è quella di una semplice ragazza di sedici anni che si diverte stando con i suoi amici e con i suoi familiari. L'inizio del terzo anno di superiori le porta molte sorprese, tra cui la perdita dei propri genitori a causa di un inci...