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Michael è il ragazzo più dolce e simpatico che conosco. Frequentava la mia stessa scuola, soltanto che la sua classe era dall'altra parte dell'istituto. Ci conosciamo da quando avevamo dieci anni. Ha frequentato le mie stesse scuole medie, e rivederlo anche al liceo è stato un sollievo. Non avevo idea che avesse i miei stessi problemi in matematica.
Quel primo giorno non feci altro che prendere appunti, anche se gli insegnanti occuparono parecchio del loro tempo per spiegare le regole della scuola, spiegare un po' quello che avrebbero insegnato e parlandoci degli esami di maggio per poi arrivare alla maturità. Chi non passava gli esami di maggio non poteva accedere alla maturità. Al solo sentir parlare di esami andai nel panico, ma cercai di non pensarci troppo. Mi sembrava di essere negli Hunger Games. Quando suonò la campanella della ricreazione, tutti i miei compagni di cui ricordavo a malapena il nome, si alzarono dalle sedie per uscire in cortile. Elizabeth li imitò, pendendo il suo pacchetto di sigarette ed alzandosi dalla sedia, lasciando il suo quaderno ad anelli aperto e la penna senza il tappo sul banco. Mi soffermai a guardare il suo corpo magro e bellissimo, tremai per un attimo. Mi sforzai di distogliere lo sguardo.
Non salutò Michael, ovviamente.
<< Come ti sembra?>> mi chiese il ragazzo riprendendo il suo cellulare. Io lasciai il mio al suo posto.
<< Silenziosa>> risposi senza pensare guardando il banco vuoto accanto quello di Michael. Lui mi lanciò uno sguardo strano, probabilmente pensò che fossi impazzita, oppure si era arrabbiato per quello che avevo detto della sua amica.
<< Silenziosa? La scuola?>> esclamò ridendo. Arrossii violentemente, sentii le guance in fiamme, e solo allora compresi quello che mi aveva chiesto in realtà.
<< Scusami. Non lo so, i professori sono simpatici, non ho ancora visto nulla di questa scuola>> risposi portando una mano ai capelli. Lo facevo sempre quando mi sento nervosa e a disagio. Michael sorrise.
<< Allora vieni dai, facciamo un giro>> disse porgendomi la mano. Gliela strinsi e mi alzai dalla sedia, sistemando il mio blocco e la penna, facendolo ridere, poi lo seguii fuori dall'aula. La nostra era in fondo ad un piccolo corridoio, al termine del quale c'era un'altra aula e una piccola stanza dove trovammo le macchinette del caffè. Salimmo le scale che ci condussero al secondo piano poi al terzo, il mio preferito. C'era una piccola terrazza, in un'aula, era confortevole e mi sarebbe tanto piaciuto avere quella stanza invece di quella al piano di sotto. Michael mi mostrò i bagni, poi mi chiese se mi andasse di uscire in cortile. Risposi di sì e lo seguii fuori dalla piccola scuola. All'esterno trovai la maggior parte dei miei compagni e altri ragazzi intenti a fumare e a scherzare, riuniti in piccoli gruppi. Notai subito Elizabeth, seduta su una delle panchine, circondata da alcuni ragazzi. Stava fumando, sorrideva parlando con una ragazza bionda accanto a lei. Non ne compresi il motivo ma avvertii un senso di gelosia crescere nel mio petto.
<< Vuoi venire?>> mi chiese Michael indicando la ragazza, ma io scossi la testa. Gli dissi che preferivo tornare in classe. Lui annuì, mi sorrise, poi si avvicinò al gruppo accanto alle panchine. Diedi le spalle ai ragazzi e tornai dentro. Decisi di prendermi un the alle macchinette, e mentre aspettavo che i ragazzi davanti a me si sbrigassero, mi guardai un po' attorno. Nell'aula delle macchinette trovai alcuni ragazzi seduti sulle sedie e su un tavolo al centro della stanza. Parlavano tranquillamente fra loro, ridendo, mangiando qualcosa. Quando arrivò il mio turno inserii le monete nella macchinetta e selezionai il the. Sembrava che tutti si conoscessero in quella scuola. Era piccina, non era certo grande e piena zeppa di aule come il mio vecchio liceo. Anche se non conoscevo nessuno a parte Michael, mi sentii a mio agio. Con il bicchiere di the caldo in mano tornai alla mia classe e mi sedetti al banco. Qualcuno aveva aperto le finestre per cambiare l'aria e si stava davvero bene. Ripresi il cellulare che avevo lasciato nello zaino nero e decisi di rispondere a Thomas. Gli dissi che non avevo avuto modo di rispondere prima perché ero a lezione e che l'avrei aspettato. Non attesi la risposta, rimisi il telefono al suo posto. Amavo Thomas, ma a volte pensavo che lui fosse troppo bello e perfetto per stare con una ragazza come me. Non riuscivo a capire che cosa ci trovasse in me. Persa nei miei pensieri non mi accorsi del ritorno di Elizabeth in classe. La ragazza camminò alle mie spalle, poi si sedette al suo banco e prese il suo cellulare, iniziando a muovere piano le dita sullo schermo. Sperando di non farmi notare troppo la guardai. Era davvero molto bella. Le sue mani erano curate, portava lo smalto viola, ma sul dorso della mano destra notai quelle che sembravano essere cicatrici. Da dove mi trovavo non riuscii a metterle a fuoco, ma attirarono la mia attenzione. Il mio cuore esplose nel mio petto, iniziai a respirare a fatica, e per non farmi notare distolsi lo sguardo e bevvi un sorso di the. Non riuscivo a crederci.
Michael tornò in aula, si sedette accanto a me e prese il suo quaderno. Non fui più in grado di vedere Elizabeth.
La prossima lezione fu quella di italiano. Lanciai soltanto uno sguardo verso di lei, e la vidi scrivere sul suo diario di scuola con quella mano, la mano con le cicatrici. Sembravano essere vecchie bruciature di sigaretta.
Erano così simili alle mie.
🌸🌸🌸🌸

Ecco qui la seconda parte :) Domani o al massimo dopodomani posto la terza :) Voglio postare con regolarità ma sto scrivendo lentamente quindi vado con calma :) Spero vi piaccia (a chi legge ❤️)

24 aprile 16
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She's not afraidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora