Fu la suoneria del mio cellulare a svegliarmi. Dopo esserci rivestite io ed Elizabeth ci eravamo spostate in camera sua per cercare di dormire, perché la realtà della mia situazione mi era ripiombata addosso e avevo iniziato a piangere. Lei mi aveva stretto a se cercando di consolarmi. Il mio ed il suo cellulare erano sul comodino. Elizabeth si mosse nel sonno così presi quell'aggeggio e misi subito il silenzioso senza guardare chi mi stesse chiamando, poi mi alzai dal letto e corsi praticamente fuori dalla camera. Risposi senza guardare lo schermo.
<<Jess>>
Mi lasciai andare ad un sospiro doloroso, perché il cuore stava battendo troppo forte facendomi male.
<<Papà>>
<< Tesoro mio. Dove sei? Stai bene?>>
<< Mamma non ti ha detto nulla vero?>>
<< Quando sono tornato a casa era in camera sua e stava piangendo e gridando contro il muro>>
Mi sentii in colpa, impotente, ferita. Cercavo di comprendere il suo dolore, la sua rabbia, ma tutto quello che c'era nella mia testa ora era lo sguardo cattivo che mi aveva rivolto quando mi aveva vista con la ragazza che amo.
<< E tu che cosa le hai detto papà?>> domandai anche se avevo paura di sentire il resto.
<< Le ho chiesto che cosa le prendesse, e lei ha detto soltanto il tuo nome. Mi sono seduto sul letto accanto al lei e ho cercato di farmi spiegare bene che cosa intendeva. Alla fine, dopo pianti e grida mi ha detto tutto, non serve che te lo ripeta, lo sai>>
Il tono della sua voce non era alto, sembrava mi volesse ancora bene, nonostante tutto. Avevo così tanta paura di chiederglielo, non volevo sentire la risposta ma ne avevo bisogno. Quella risposta mi sarebbe servita per capire cosa fare della mia vita.
<< Mi odi papà? Ti faccio schifo come faccio schifo alla mamma?>> chiesi ad occhi chiusi.
<< Amore mio ma che stai dicendo! Prima di tutto non fai schifo a tua madre, non dirlo neanche per scherzo. Poi io ti amo e ti voglio un bene dell'anima, come potrei odiarti?>>
In quel momento scoppiai in lacrime, il fiato divenne troppo pesante, faticavo ad espirare ed inspirare.
<< Sei mia figlia, ti voglio così bene amore mio. Tu resti sempre mia figlia, anche se ami una ragazza>> disse papà, serio ma dolce come sempre.
<< Oh papà>>
Mi portai una mano alla bocca perché avevo iniziato a singhiozzare. Non sapevo che cosa dire, avevo smarrito tutte le parole.
<< Sei da lei vero? Dimmi che sei da lei, che non sei sola>> chiese papà.
<< No papà, non sono sola, sono a casa sua>> gli dissi appoggiando la schiena al muro del corridoio per non cadere.
<<E stai bene?>>
<< No papà, no>> rivelai, ormai a corto di fiato. Restammo in silenzio per qualche minuto, poi senti papà piangere.
<< Adesso torna a dormire tesoro mio. Domani pomeriggio ti telefono, così se vuoi vengo a prenderti e ti aiuto a riprendere qualche cosa qui a casa>> mi disse premuroso. Aveva capito tutto, senza che io gli spiegassi nulla. Non volevo tornare a casa subito ma avevo bisogno delle mie cose.
<< Mi aiuterai davvero?>>
<< Si piccola mia, ovvio. Ci vediamo domani>> e detto questo riattaccò. Papà mi mancava già terribilmente. ma sapevo che aveva bisogno di stare da solo a sua volta. Lui era il mio migliore amico. Comprendeva tutto perché era come me.
Quando stava molto male aveva bisogno di solitudine, di stare solo con i suoi pensieri. Preferiva trascorrere un giorno intero completamente solo, ascoltando la musica che lo aveva accompagnato da ragazzo. A lui andava bene così. Non era un persona che amava la compagnia dell'altra gente.
Sperai che riuscisse a far ragionare mamma, perché soltanto lui era in grado di farlo. Lei non ascoltava mai nessuno a parte lui.
Spensi il cellulare e tornai in camera di Elizabeth. Lei non si era svegliata, fortunatamente. Dormiva a pancia in su, la testa rivolta al muro. Mi distesi accanto al lei appoggiando la guancia sul suo petto.
<< Ehi>> sussurrò lei, svegliandosi piano.
<< Sono andata al bagno, scusami>> mentii. Lei sorrise ad occhi chiusi e mi lasciò un bacio sulla testa.
<< Ti amo tanto>> dissi, ma lei non mi rispose perché si era già riaddormentata.
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She's not afraid
FanfictionJess è costretta a lasciare il suo liceo per iscriversi in un istituto privato. I suoi voti bassi nelle materie scientifiche l'hanno penalizzata. Nella nuova scuola incontrerà vecchie conoscenze ma anche una compagna di classe che attira la sua atte...