Stringerle la mano era il mio unico desiderio. Il principale, quello che mi rimbalzava in testa da giorni. Mi sentivo naufragare, e avevo bisogno di lei.
Lei non si azzardava a guardami, tutto quello che faceva era fissare la strada difronte a se, tenendo una mano sul volante ed una sulla mia gamba. Mi lasciava soltanto quando doveva cambiare marcia. Guardava avanti, alla ricerca della forza che la stava abbandonando.
Ero smarrita, ma dovevo reggere.Scese dalla sua auto, prese la mia valigia e me la porse sorridendomi. Era uno sguardo triste e sofferto. Non avevo alcuna voglia di piangere, volevo osservare per l'ultima volta il suo volto. Non avrei permesso che le lacrime mi offuscassero la vista, non ora almeno.
Soffrivo per la lontananza, ma non volevo fare alcuna scenata. Non me la sentivo.
Elizabeth chiuse a chiave la sua macchina e si rivolse a me.
<<Sei pronta?>> mi chiese seria. Io annuii e allungai una mano verso la sua affinché me la stringesse. Elizabeth si avvicinò a me e mi lasciò un bacio sulla fronte, poi iniziammo a camminare verso l'entrata dell'aeroporto.
Camminavamo senza dire una parola, e una volta arrivate alle scale mobili sollevai la mia valigia ed affrontai il primo gradino. Elizabeth mi fece voltare verso di lei e mi baciò sulle labbra. Mi aggrappai a lei e chiusi gli occhi, pregando me stessa di non piangere, di non piangere comunque. Lei portò le mani sulle mie braccia poi mi lasciò andare piano. Lasciammo le scale per raggiungere il terzo piano. Non volevo lasciarla andare, ma non potevo fare altrimenti.
Vidi mio padre in mezzo alla folla. Lui mi sta aspettando seduto su una sedia di plastica della sala d'attesa. Quando lo vidi provai rabbia, ma sapevo che dovevo farmela passare per non farlo soffrire.
Strinsi forte la mano di Elizabeth.
Mancavano soltanto dieci minuti al mio volo.
Dopo essermi lasciata andare ad un lungo e sofferto respiro mi voltai verso di lei. Elizabeth mi sorrise, poi portò una mano tra i miei capelli e mi sistemò un ciuffo dietro l'orecchio.
Non avevo voglia di parlare, soltanto di baciarla. Ci baciammo in silenzio, poi lei mi strinse forte a se ed io chiusi gli occhi.
Una voce meccanica proveniente da un altoparlante annunciò che mancavano cinque minuti al mio volo. Lasciai andare lentamente la mia ragazza, la guardai negli cochi, quei bellissimi occhi azzurri.
Erano due oceani, onde baciate dai raggi solari. Mi ci potevo perdere, in quegli occhi.
<< Ci rivedremo>> mi disse lei accarezzandomi la guancia.
<< Me lo prometti?>> le chiesi aggrappandomi a lei.
<< Te lo prometto>> e detto questo mi lasciò un ultimo sofferto bacio. Accarezzai le sue labbra con le mie, le sue braccia, la sua schiena magra. Poi fui costretta a lasciarla andare, e tutto quello che mi restò di lei fu il suo profumo.
Strinsi fra le mani il manico della mia valigia e mi allontanai lentamente da lei, senza smettere di guardarla, poi Elizabeth mi sussurrò un "ti amo" ed io risposi "anche io", sorridendo.
Non le diedi mai le spalle nemmeno quando arrivai da mio padre, ma quando lui appoggiò una mano sulla mia spalla fui costretta a voltarmi verso di lui.
Lo abbracciai perché lui aveva bisogno di un abbraccio, e quando ci separammo per raggiungere l'aereo, voltandomi verso la folla non vidi poi Elizabeth.
Finalmente sola, potrei piangere tutte quelle lacrime che mi annebbiarono la vista.
Cancellarono il resto del mondo.Il volo fu sofferto, silenzioso, confuso. Dormii per tutto il tempo. Papà non parlò mai con me, era perso nel suo dolore e lasciò me nel mio. Ero sempre stata sola, sola in generale, ma avevo trovato l'amore e adesso me l'avevano stappato dalle mani. Ero furiosa con tutti, con me stessa più di chiunque altro.
Dovevo allontanarmi dal passato? No, avrei rivissuto ogni singolo momento trascorso con lei. Volevo ricordare tutto, perché mi restavano soltanto i ricordi. Non avevo altro.Scesi dall'aereo, io papà ci recammo in aeroporto pronti per affrontare la nostra nuova vita insieme, soltanto io e lui. Non avevo idea di dove avremmo vissuto, forse in un piccolo hotel per qualche tempo.
Papà uscì per chiamare un taxi, io mi guardai intorno. C'erano così tanti estranei attorno a me, l'aeroporto stesso era un luogo sconosciuto. Era così grande, non volevo rischiare di perdermi, così mi sedetti su una delle sedie di plastica.
Mi guardai intorno e vidi alla mia destra una ragazzo seduto poco distante da me. Mi sembrava di conoscerlo perché la postura era molto familiare. Quando il ragazzo alzò il mento e rivolse lo sguardo nella mia direzione lo riconobbi.
Era Michael.
Non appena i miei occhi incontrarono i suoi, lasciai sfuggire le ultime lacrime che mi erano rimaste. Lui spalancò la bocca, sorpreso, poi scosse piano la testa. Vedendomi così abbattuta si alzò lentamente dalla sedia e venne verso di me. Feci lo stesso guardandolo muoversi nella mia direzione e non appena lui alzò le braccia e le spalancò, mi lasciai andare ad un sospiro e lo abbracciai.
Lo avevo perdonato, ma soltanto lui. Il ragazzo mi strinse a se, un abbraccio amichevole ma forte. Mi sentii meno sola.
Ma ero comunque devastata. Non riuscivo a smettere di pensare a lei.
<< Che ci fai qui?>> chiesi a Michael senza guardarlo.
<< Mi sono iscritto all'Università. Voglio frequentare giurisprudenza>> disse accarezzandomi le spalle lentamente. Voleva cercare di scaldarmi ma il freddo mi era arrivato alle ossa.
Non risposi, mi limitai ad annuire.
Comprendevo ogni cosa.
<< Lei ti ama>> disse Michael. Non so perché mi stesse dicendo questo, ma tutto quello che mi sentii di rispondere fu.
<< Lo so. L'amo così tanto anche io>>
ok...siamo alla fine... questo era l'ultimo capitolo di questa storia. Il capitolo scritto così, con queste cose, mi piace. E' giusto averlo scritto così, è giusto (per me) quello che c'è al suo interno. Spero che vi sia piaciuto <3 DITEMI! VI PREGO, COSA NE PENSATE DELLA FINE!detto questo, vi dico che ci sarà un epilogo :) che posterò o stasera o al massimo domani mattina presto...
vi voglio bene... non è ancora finita, mancano due cose, non posso lasciarvi così... ci vediamo stasera o al massimo tra qualche ora :*
5 agosto 2016
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She's not afraid
FanfictionJess è costretta a lasciare il suo liceo per iscriversi in un istituto privato. I suoi voti bassi nelle materie scientifiche l'hanno penalizzata. Nella nuova scuola incontrerà vecchie conoscenze ma anche una compagna di classe che attira la sua atte...