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<<Mamma non mi vorrà più vedere>>
Papà scosse la testa e mi abbracciò forte, appoggiando le mani tra i miei capelli. Mi aveva telefonato poche ore fa, ed io gli avevo detto l'indirizzo di casa di Elizabeth. Adesso ero seduta sul sedile dell'auto di mio padre, intenta a piangere.
<< Non dire una cosa così brutta. È solo scossa>>
<< Perché? Solo perché amo una ragazza? Sono sempre la stessa Jess di sempre>> dissi seria.
<< Lo so tesoro, lo so. Ma devi dare tempo a tua madre. Devi darle un po' di tempo, poi lo capirà. Lo sai che i nonni sono di un'altra mentalità, sono all'antica, persone ancorate alle loro tradizioni, con pensieri ben fondati. La mamma ha preso tutto da loro. Ed è difficile farle cambiare idea su qualcosa con la forza. Ha bisogno di tempo>> ripeté, cercando di rassicurarmi.
Annuii incapace di fare altro. Non sapevo che cosa dire.
Sapevo benissimo che cosa stava pensando la mamma, quanto cercasse di trovare una soluzione e anche il lato positivo della cosa. Ma nonostante tutto quello che papà mi aveva detto, speravo davvero che mamma cambiasse, che diventasse più aperta, meno diffidente. Non era ingenua, a differenza mia. Riusciva sempre a vedere il marcio in una cosa, e sapeva benissimo come allontanare le brutte cose da se, comprese le persone. Sperai che non mi considerare una cosa da allontanare.
<< Andiamo dai, ti porto a casa così puoi prendere quello che ti serve>> disse papà riportandomi nella realtà e mettendo in mio l'auto.
<< Mamma è a casa?>>
<< No, è uscita a fare la spesa>>
Wow, mamma non andava mai a fare la spesa. Questo voleva dire soltanto una cosa. Che non voleva vedermi. Chiesi a papà se avessero parlato di me. Lui disse di sì ma non gli chiesi i dettagli.
Una volta a casa, la vista della mia camera da letto vuota mi rattristò. La mattina del giorno in cui mamma mi aveva scoperta con Elizabeth, non avevo avuto tempo di rifare il letto, e adesso era ancora sfatto, come l'avevo lasciato. Non me l'aveva sistemato come faceva sempre quando io non ci riuscivo. Non mi voleva più bene. Secondo me, non era entrata neppure in camera mia. Con rabbia riempii la sacca che usavo quando andavo in vacanza con tutto quello che riuscii a metterci dentro. Poi presi lo zaino delle medie e ci misi dentro i libri, perché quello che usavo in quel periodo era a casa di Elizabeth. Tornai in cucina e trovai papà intento a bere un sorso d'acqua da un bicchiere. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai, senza dire una parola.
<< Ti voglio bene piccola mia>> mi disse papà ricambiando il mio gesto.

Lui stava soffrendo, e non avevo idea di come fare per chiedergli scusa, per chiedere perdono.
Sapevo anche che non avevo fatto nulla di male, ma per le altre persone non era così. Per la gente che mi circondava io ero malata e da tenere alla larga, perché facevo del male agli altri.
I pensieri erano troppi, mi stavano annientando.
Ero al limite.

Quando tornai a casa di Elizabeth suonai il campanello, dopo che papà mi ebbe fatto scendere davanti al cancello di casa. Elizabeth mi aprì senza farsi vedere, senza uscire, così salutai papà ed entrai in casa trascinando le mie cose. Chiusi piano la porta d'ingresso e chiamai Elizabeth. Lei spuntò dalla porta della cucina e mi sorrise. Il suo sorriso non arrivò agli occhi, era triste, ma quando mi avvicinai a lei mi baciò senza dire nulla.
<< Hai fame?>> chiese, ma io scossi la testa.
<< Va bene. Allora andiamo a studiare. Non mi va mi bisogna>> sbuffò. Io annuii e la seguii in cucina lasciando le mie cose in salotto.

Erano le 22 quando terminammo di studiare. Ero esausta. Mancava così poco agli esami per essere ammessi alla maturità, avevo una paura allucinante. Chiusi il mio quaderno pieno zeppo di schemi e lo sistemai nello zaino che avevo appoggiato sul pavimento, poi vidi Elizabeth fare lo stesso con il suo.
<< Non hai mangiato nulla. Posso preparati almeno una stupida pizza surgelata?>> mi chiese ridendo.
<< Non ho molta fame, ma va bene. Basta che mangi anche tu>> le dissi puntandole il dito contro.
<< È andato tutto bene con tuo padre?>> mi chiese guardandomi negli occhi. Io annuii soltanto, perché non avevo idea di cosa dire in più. Elizabeth mi allungò la mano perché gliela stringessi, e mi sentii subito meglio.
<< Si sistemerà tutto con tua mamma, vedrai>> aggiunse carezzandomi il viso. Lo sperai con forza. Sperai che mamma fosse in grado di comprendermi e di volermi ancora bene. Da quel pomeriggio non avevo più parlato con lei, anche se avrei voluto. Non sapevo nemmeno da dove iniziare.
<< Se vuoi, puoi fare una bella doccia calda. Io ti preparo la pizza intanto>> disse El alzandosi dal tavolo della cucina e sistemando la sedia.
<<Perché non lo fai con me?>> le chiesi. Non c'era nulla di malizioso nella mia richiesta, volevo soltanto stare con lei. Elizabeth ci pensò un momento, guardandomi negli occhi con un bellissimo sorriso poi annuì.
<< Va bene piccola. Vieni>> disse, poi mi porse la mano destra. Gliela strinsi e mi alzai dalla sedia seguendola fuori dalla cucina.

She's not afraidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora