Jess è costretta a lasciare il suo liceo per iscriversi in un istituto privato. I suoi voti bassi nelle materie scientifiche l'hanno penalizzata. Nella nuova scuola incontrerà vecchie conoscenze ma anche una compagna di classe che attira la sua atte...
Oggi è il compleanno della mia Kaya *\* L'attrice che rappresenta Elizabeth in questa storia ❤️ Così posto il capitolo 11 in onore del suo compleanno 😍😂 Buona lettura 🌸
Michael mi disse che la scuola rimaneva aperta sino alle due del pomeriggio, così restammo in classe e mangiammo qualcosa alle macchinette. Mi andò bene perché non avevo molta fame e lui si era portato da casa un panino. Parlammo di tante cose, ma mai di Thomas o Elizabeth. Motivo dalla voglia di fargli qualche domanda su di lei, ma non sapevo nemmeno da dove iniziare. Michael mi precedette. Quando uscimmo da scuola per raggiungere la biblioteca si voltò verso di me. << Elizabeth è strana in questi giorni>> disse guardandomi. Io feci finta di niente e attesi che continuasse a parlare. << Mi sembra più allegra, o forse mi sbaglio boh>> esclamò. << Da quanto la conosci?>> chiesi finalmente. << Da qualche anno. Venivo a fare ripetizioni di matematica qui e c'era anche lei. Abbiamo parlato in cortile la prima volta che l'ho vista fuori dalla scuola >> mi disse. << Quindi è da molto che è qui>> chiesi continuando a camminare. Iniziava a fare freddo così mi strinsi nella giacca. << Dalle medie. Veniva sempre qui a fare ripetizioni. Ufficialmente si è iscritta in terza ma è stata bocciata un paio di volte>> mi disse serio. Tornai a guardarlo. La mia curiosità aumentò. << È sempre stata strana>> disse come se mi avesse letto nel pensiero << va a molte feste, beve. Penso anche che si spari qualcosa in vena ogni tanto>> disse alzando le spalle. << Un ragazzo della classe mi ha detto di averla trovata seduta su una panchina in piena notte una sera. Era in un parco, sembrava strafatta di qualcosa>> aggiunse poi. Quelle informazioni mi avvicinarono ancora di più a lei. Ai miei occhi la resero dannata. Bella e dannata. << E quelle cicatrici? Le hai notate?>> chiesi a Michael mentre a attraversavamo la strada. << Certo. Sono visibili. Se le è fatte lei>> ammise lui. << La scorsa estate credo. L'anno scorso, in maggio, non le aveva>> concluse. Annuii, colta di sorpresa. Mi stupii ancora di più. Pensavo che fossero molto più vecchie. Continuammo a camminare, non parlammo di più lei. Soltanto del fatto che a Michael la ragazza sembrava essere più serena. Io non proferii una singola parola al riguardo. In biblioteca studiammo più inglese che altre materie. Durante la settimana la prof aveva spiegato tantissimi capitoli. Voleva che li sapessimo tutti, che fossimo in grado di scrivere quello che c'era scritto sul libro in una sintesi. Per non parlare delle domande che avrebbe fatto. Provammo ad affrontare anche igiene e psicologia, ma decidemmo di rimandare tutto a domani. Uscimmo alle 18, per poco non perdemmo entrambi la corriera. Michael mi fece ridere facendomi smorfie accanto al finestrino, mentre aspettavo il mio autobus. Quando la sua corriera partì mi sentii triste. In quel momento sentii il bisogno di chiamare Thomas. Mi rifugiai nel mio solito sedile in fondo, poi presi il cellulare per chiamare Thomas. C'era la segreteria. Era occupato. Riattaccai e aspettai qualche minuto, poi mi chiamò lui. << Ciao amore. Scusami, ero al telefono con un mio compagno di corso>> mi disse facendomi sorridere. << Non fa nulla. Stavi studiando?>> gli chiesi giocherellando con gli auricolari. << Si, ma stavo facendo una pausa. Non ne posso più. Questa sera ne ho ancora per qualche ora. Domani però pausa. Ti vengo a prendere a scuola?>> disse facendomi sorridere. << Certo, ti aspetto>> Lui non mi disse nulla riguardo allo stare assieme intimamente, gliene fui grata. Non me la sentivo. Parlammo del suo esame, della mia scuola, poi mi salutò dicendomi che mi amava. Chiusi gli occhi e lo dissi anche io, con tutto il mio cuore. Era vero. Lo amavo. Ma sentivo di provare qualcosa anche per Elizabeth. Giurai a me stessa di eliminare quel sentimento dal mio cuore.
Il giorno dopo, venerdì, arrivai a scuola in ritardo. Mi ero semplicemente addormentata, non avevo neppure sentito la sveglia. Bussai un paio di volte alla porta chiusa e il professore di Igiene disse << Avanti>> con un tono stanco. << Mi scusi. Ho perso l'autobus>> mentii ma lui non disse nulla, si limitò a lasciare un segno accanto al mio nome sul registro. Non avevo fatto neppure in tempo ad avvertire Michael, il quale mi diede una pacca sulla spalla quando mi sedetti al mio posto. Elizabeth aveva raccolto i capelli in una coda. Intravidi il suo collo. Distolsi lo sguardo sistemandomi sul banco mentre il professore tornò a spiegare. Una volta preso il quaderno e il blocco per appunti, avvertii un movimento. Era lei. Aveva avvicinato la gamba alla mia. Restai immobile ed avvertii il suo tocco. Poco dopo, quando il professore si alzò, Elizabeth mi porse un foglietto. C'era scritto il suo numero di telefono. Lo fissai per qualche secondo poi lo presi e lo misi nella tasca della giacca di pelle che ancora indossavo. Non avevo idea del perché me l'avesse dato. Non avevo idea di che cosa lei volesse da me. Quel foglietto era il nostro unico contatto. Averlo con me mi fece impazzire. Avevo con me un oggetto prezioso. Era soltanto un numero di cellulare ma per me voleva dire tanto, tantissimo. Mi voltai verso Michael e per cercare di distrarmi gli chiesi di farmi vedere gli ultimi appunti che aveva preso e che mi ero persa. Non avevo seguito il discorso del prof. Cercai di concentrami anche se era molto complicato.
Alla ricreazione Elizabeth non uscì in cortile come era abituata a fare. Rimase in aula. Si sedette accanto al termosifone, parlò con tutto il tempo con la sua amica bionda che era entrata in aula. Scoprii che si chiamava Mary. Evitai di guardare la coppia, restai seduta per un po' al mio banco guardando vecchi sms sul cellulare. Michael era corso in bagno. Per tutto il tempo sentii Elizabeth ridere e avrei tanto voluto che la smettesse. Non mi faceva del bene, anzi. Era un continuo soffrire. Decisi di alzarmi ed uscii dalla classe, poi dalla scuola. Arrivata in cortile presi il pacchetto di sigarette dalla solita tasca. Fumai accanto al muro, in silenzio, lontano dagli altri ragazzi. Nessuno fece caso a me. La voglia di tornare in classe era pari a zero. Mi sentivo spaesata e confusa. Avrei voluto tornare indietro e non lasciarmi baciare da lei. Ma chi volevo prendere in giro. Elizabeth aveva compreso perfettamente il mio interesse verso di lei. Era chiaro come il sole. Non ero riuscita a stare nel mio spazio vitale. Chissà che cosa pensava di me, chissà cosa pensava che io fossi. Mi aveva vista con Thomas e mi aveva baciata. Non gliene importava nulla della mia relazione. Io amavo il mio ragazzo. Ma non potevo più fingere di stare bene quando ero sola con lui. Non provavo più le stesse cose. Non più. Quel desiderio non c'era più. Gettai il mozzicone nel posacenere accanto a me, e quando tornai a muovermi per tornare in classe vidi Elizabeth uscire dalla scuola. Venne proprio verso di me. Appena mi vide sorrise, poi tornò seria. Indossava una camicia bianca e un paio di jeans neri. << La preside vuole parlarti>> mi annunciò. La guardai confusa, poi scossi la testa. << Riguardo a cosa?>> chiesi. << Non lo so. È scesa al piano di sotto e ti cercava>> Sbuffai, alzando gli occhi al cielo. << Ok>> risposi superandola. Rientrai a scuola e salii le scale che conducevano al secondo piano. Quando arrivai trovai parecchie persone accanto alla presidenza. Mi avvicinai di più, sapevo di dover aspettare.
La preside mi parlò di alcuni documenti da portare la prossima settimana, scartoffie che servivano per completare l'iscrizione. Me ne ero completamente dimenticata, ma per lei non fu un problema. Quando tornai in classe la lezione di storia era già iniziata da dieci minuti, ma il professore sapeva che avevo parlato con la preside e non disse nulla. Mi sedetti accanto a Michael concentrato a prendere appunti. Era serio. Non mi disse nulla. Forse si era offeso perché ero sparita a ricreazione. << La preside mi ha chiamata nel suo ufficio>> dissi e lui sembrò rilassarsi perché sorrise. Di litigare con lui proprio non mi andava. Elizabeth stava ascoltando attentamente la lezione. Sembrava piacerle molto, a giudicare dal fiume di appunti che stava prendendo. Mi stupii nel pensare a quanto fosse bella anche quando era concentrata. Non mi guardò, ma il suo corpo era sempre molto vicino al mio. Non potevo nascondere il desiderio di sfiorarla. Ma non dovevo, non potevo. Non potevo perché io non le appartenevo. Quando prese il suo diario per annottarsi chissà che cosa, un pensiero o un compito che non poteva scordare, notai tra le pagine alcuni fiori essiccati. Una margherita in un giorno di settembre. Sorrisi senza farmi notare. Era unica, la persona più particolare e affascinante che abbia mai conosciuto. 🌸🌸
Ecco qui :* Spero vi sia piaciuto ❤️❤️
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