Il giorno della prima prova mi alzai con il cuore a mille. Elizabeth mi svegliò con la colazione ed un bacio.
<< Sei pronta?>> mi chiese con un asciugamano tra i capelli. Aveva appena fatto una doccia per cercare di rilassarsi.
<< Si. Sto solo morendo di paura>> risposi bevendo un sorso di caffè. Lei sorrise ed annuì, facendomi capire che era in ansia ansia lei, come chiunque.
<< Abbiamo un'oretta. La doccia è libera, io intanto mi asciugo i capelli>> mi disse dandomi un bacio sulle labbra. La strinsi a me e le sussurrai un grazie ricambiando il suo bacio. Lei mi sorrise. Era sempre bellissima, anche appena sveglia.
<< Ti amo>>
<< Ti amo anche io Jess>>Tutti ci muovemmo in gruppo. Superammo l'entrata della scuola per raggiungere le scale che ci avrebbero condotto al piano superiore. Elizabeth mi strinse la mano trasmettendomi sempre tranquillità. Avevo timore delle tracce, di trovare qualcosa che non fosse adatto a me, e sperai di farcela.
La prima prova sembrava la più semplice, ma non era affatto così. Le tracce sono complesse ed articolate, devi sempre e comunque dimostrare maturità.
Quando arrivammo in corridoio trovammo i banchi sistemati uno dietro l'altro, in fila.
<< Ci mettiamo a metà va bene?>> mi disse Elizabeth, ed io la seguii senza fiatare. Quelli che volevano copiare corsero alle ultime file, lasciando James nella prima.
<< Siete dei pezzi di merda>> sentii dire da lui ai suoi amichetti del cuore, ma loro si astennero dal replicare. In quei casi, quando devi copiare per salvarti, l'amicizia passa in secondo piano. A loro non interessava di aiutare James, volevano solo aggiudicarsi un bel posto in fondo.
Elizabeth sorrise compiaciuta. Michael si sedette dietro di me e mi sorrise. Lo guardai in modo neutro, perché non sapevo ancora come comportarmi con lui.
Mi mancava ma non avevo dimenticato quello che aveva fatto, ed ero stanca di dare continue possibilità alle persone. Stanca di essere tradita e derisa e dover per forza perdonare. Non ero una stupida. Se continuavo a perdonare non sarei mai andata avanti in niente. Dovevo trovare il coraggio di dire di no per una volta.
Così mi limitai a ricambiare il sorriso e gli diedi le spalle.
Tirai fuori il mio dizionario e fissai la cattedra in fondo alla fila ancora vuota. Vidi un professore in fondo alla fila di banchi ed uno all'inizio. Volevano controllare che non copiassimo.
Questa cosa mi agito, perché i professori avrebbero girato per i banchi guardando ogni singolo foglio di ogni studente, ed io mi sarei sentita molto a disagio. Mi metteva agitazione scrivere mentre qualcuno mi guardava. Avevo paura che trovassero una frase mal formulata o con errori grammaticali. Loro facevano il loro lavoro, se trovavano degli errori correggevano ed era giusto così, ma avevo comunque paura di fare una pessima figura già in partenza.
Cercai di non pensarci troppo su e di non arrovellarmi il cervello. Non avevo bisogno di ulteriore ansia.
Il presidente di commissione fece il suo ingresso nel corridoio posizionandosi di fronte alla cattedra. Quello che doveva essere l'insegnante di italiano si sistemò su una sedia, stringendo tra le mani un pacco di fogli protocollo a righe.
Tutti i miei compagni di classe iniziarono ad agitarsi. Io non ero da meno ma cercai di mantenere la calma il più possibile. Mi si aspettavano sei ore, sapevo che le avrei consumate tutte.
<<Bene ragazzi. Benvenuti alla prima prova di italiano. Non serve che vi dica le regole principali, penso davvero che le sappiate. Ad ogni modo, portate qui i cellulari>> disse l'uomo sorridendo e sbattendo il palmo della mano sulla cattedra.
Tutti i miei compagni si alzarono dal loro banco uno alla volta, per poi appoggiare il telefono sulla cattedra. Notai nel loro sguardo il disagio. Sapevo benissimo che per la terza prova avrebbero usato un telefono di ricambio per copiare in qualche modo.
Una volta avevo sentito che un ragazzo della mia scuola, durante la terza prova aveva tempestato di messaggi un amico che non aveva passato i presami. Il ragazzo bocciato aveva cercato di rispondere il più velocemente possibile, ma era seccato e non approvava questa cosa. Suggerire da casa ed essere anche sgridato dal maturando se ci metteva troppo a rispondere. Era una cosa impensabile per me, sopratutto per l'umiliazione. Aiutare qualcuno a passare l'esame quando tu sei stato bocciato. Se fosse successo a me avrei finto di non aver soldi o di aver problemi al telefono. L'avrei fatto soltanto per Elizabeth se me l'avesse chiesto, perché lei mi aveva sempre aiutata con lo studio. Ma lei era gentile, non mi avrebbe mai chiesto una cosa del genere.
Penso che anche gli insegnanti sapessero che gli studenti avrebbero copiato in qualche modo, perché lessi nel loro sguardo una sorta di intuizione. Gli avrebbero massacrati all'orale, di sicuro.
Dopo aver sistemato anche il mio telefono in mezzo agli altri, tornai al mio posto. Elizabeth mi sfiorò la mano e mi sorrise. Ricambiai il suo bellissimo sorriso e mi sentii più tranquilla.
Il professore di italiano si alzò dalla cattedra per iniziare a distribuire i fogli protocollo. Quando arrivarono i miei sul banco, scrissi lentamente il mio nome,la classe e la data, aspettando con una certa ansia che mi consegnassero anche i fogli dell'esame.
Non dovetti aspettare a lungo.
Il presidente di commissione uscì un attimo per correre in segreteria, e quando tornò stringeva tra le mani il pacco di fogli per noi.
Ce li distribuì uno alla volta.
Poco dopo essere tornato alla cattedra si sedette sulla sedia accanto a quella dell'insegnante di italiano e ci sorrise comprensivo.
<< Avete a disposizione sei ore. Soltanto alla terza potete uscire per andare in bagno. Se avete bisogno di usufruire dei servizi igienici vi alzate e portate qui il compito. Al vostro ritorno dal bagno lo riavrete>>
Mentre il presidente ci diceva queste cose, il prof di italiano scrisse sulla lavagna l'ora di fine dell'esame.
Alle 13 potevamo uscire tranquillamente. Chi finiva dopo la terza ora poteva andare via tranquillamente, ma tre ore per svolgere bene un esame di italiano non erano sufficienti, almeno per me.
<<Potete cominciare>>
A quelle parole lanciai ultimo sguardo ad Elizabeth, e lei fece lo stesso. Ci sorridemmo, poi lei distolse lo sguardo ed iniziò a leggere.
Feci la stessa cosa e cominciai a leggere lentamente le tracce.
Ci impiegai venti minuti, quasi mezz'ora. La prima traccia non mi attirava, quella storica un po' si. Quella di attualità era interessante.
Analizzava l'argomento del femminicidio.
Quello storico prevedeva una lunga riflessione sulla figura di Adolf Hitler. C'era di mezzo anche un po' di politica. Era un azzardo, ma il nazismo e il fascismo erano due argomenti che avevo studiato bene con l'aiuto di Elizabeth. Ricordo perfettamente i pomeriggi trascorsi a studiare ogni singolo paragrafo del libro di storia. Il fascismo è davvero complesso come argomento, avrò realizzato almeno cento schemi. Decisi di provare entrambi.

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She's not afraid
FanfictionJess è costretta a lasciare il suo liceo per iscriversi in un istituto privato. I suoi voti bassi nelle materie scientifiche l'hanno penalizzata. Nella nuova scuola incontrerà vecchie conoscenze ma anche una compagna di classe che attira la sua atte...