38

1.6K 57 5
                                    

<<Scusami, ti ho fatto male, non volevo>> sussurrò Elizabeth appoggiando un po' di ghiaccio fresco sulla mia tempia. Scossi piano la testa, ad occhi chiusi, poi cercai la sua mano.
<< Staró bene>> le dissi seria, quando lei mi guardò. Era così triste, aveva pianto.
Odiavo vederla piangere, soprattutto se succedeva a causa mia, e di recente accadeva un po' troppo spesso.
Non ricordo molto di quello che è successo in classe, ho perso i sensi quasi subito, dopo aver sbattuto la testa contro il banco. Quando sono rinvenuta ho visto Elizabeth davanti a me con gli occhi lucidi. Ero ancora in classe? No, qualcuno mi aveva portato al piano di sopra, accanto al bagno.
Adesso eravamo chiuse nella nostra classe vuota. Sole.
<< Dove hai trovato il ghiaccio?>> chiesi ad Elizabeth che sorrise asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
<< Conosco questa scuola come le mie tasche. Ho i miei nascondigli segreti. Comunque in infermeria>> disse cercando di sorridere.
<< Va un po' meglio>> le dissi chiudendo gli occhi ancora per un attimo. Lei tolse delicatamente la sacca di ghiaccio dalla mia tempia e l'appoggiò sul banco. Poi mi abbracciò, portando le mani tra i miei capelli.
<< Ho ottenuto il permesso di uscita dalla preside. Per entrambe>> mi disse
<< Cosa le hai detto?>> chiesi curiosa.
<< Una bugia. Non volevo rovinare tutto e dare a James la soddisfazione che sta cercando per sentirsi forte. Le ho detto che sei scivolata. Un po' banale ma non importa. Mi conosce e sa che di me può fidarsi. Sa anche che tengo molto a te>>
<< Le hai parlato di me?>>.
Elizabeth annuì e mi lascio un bacio sulla fronte.
<< Le ho detto che ti voglio molto bene e che tengo a te. Che hai bisogno di aiuto ora>>
<< Non voglio più stare qui. Non ce la faccio più>> mi lamentai tra le sue braccia. Elizabeth mi guardò negli occhi e mi abbracciò ancora più forte.
<< Lascia fare a me. Ci penso io>> disse soltanto. Non potei fare altro che annuire. Non avevo idea di quello che avrebbe fatto ma mi fidavo di lei.
<< Vieni, usciamo da qui e andiamo a casa>> mi disse aiutandomi ad alzarmi dalla sedia, poi mi porse il sacchetto del ghiaccio che premetti ancora un po' sulla tempia.
<< Vieni>> le dissi attirandola a me. La baciai sulle labbra, lentamente, come se fosse un piccolo diamante, e lo era davvero per me.
Uscimmo da scuola in silenzio, ma la testa mi faceva malissimo. Scivolai sulla panchina accanto alla porta d'ingresso, incapace di stare in piedi, ed Elizabeth si sistemò accanto a me
<< Scusami, mi fa male la testa. Non riesco a...>> provai a parlare ma provavo soltanto dolore.
<< Stai tranquilla. Ascolta, io vado a fare il pieno all'auto, c'è il distributore poco lontano da qui, hai presente>> io annuii << bene. Poi torno e andiamo all'ospedale. Devi farti vedere. Aspettami qui>>
Poi mi baciò sulle labbra e sulla fronte. Chiusi gli occhi e a malincuore le lasciai andare la mano, appoggiando la nuca alla panchina.
Cercai di rilassarmi, ma la tempia mi faceva un male cane. Non ci pensai, staccai la mente dal resto del corpo, ma poco dopo sentii un movimento accanto a me.
Lentamente aprii gli occhi e mossi la testa alla mia destra. Michael era seduto accanto a me. D'istinto mi allontanai da lui, quasi con uno scatto, ma lui alzò le braccia in segno di resa.
<< Scusami, non volevo spaventarti. Stai bene?>> mi chiese senza muoversi. Che domanda idiota, dovevo anche rispondere?
<<No, è naturale che tu non stia bene. Mi dispiace>> aggiunse poi fissandosi le dita delle mani intrecciate e appoggiate sulla ginocchia.
<< Che cosa vuoi?>> gli chiesi soltanto, più stanca che arrabbiata. Ero davvero esausta.
<< Volevo... Volevo chiederti scusa Jess, mi dispiace>> disse Michael guardandomi. Poi allungò una mano verso di me e l'appoggiò sul mio braccio. Lo scostai immediatamente, insicura. Non mi fidavo più di lui. Michael noto il mio malessere e scostò la mano, abbassando lo sguardo.
<< Non mi credi vero?>> chiese.
<<Perché dovrei crederti? Mi chiedi scusa perché ti faccio pena>>
<< No, non è vero. Non mi fai pena. Ti chiedo scusa, mi rendo conto di essere stato un cretino, una merda. Ma...>> e sospirò, alzando gli occhi al cielo.
<< Ma cosa? Non voglio parlare con te Michael>> dissi seria. Avrei voluto alzarmi e allontanarmi da lui, ma non volevo cadere a terra, dopo aver perso l'equilibrio. Mi sentivo male.
<< Ti chiedo scusa Jess, davvero. So che non riceverò il tuo perdono, ma sto cercando di perdonare me stesso>> disse serio. Sbuffai e alzai gli occhi al cielo, portando di nuovo la mano alla testa. Mi sentivo male, e lui non mi stava aiutando per niente.
<< Jess...>> mi chiamò. Tornai a guardalo e desiderai di dargli una sberla, ma mi tentenni. Michael si alzò dalla panchina e si mosse verso di me, sistemandomisi difronte. Lo guardai e mi sentii ferita.
<< Che cosa vuoi?>> ripetei stanca. Lui si inginocchiò davanti a me e mi sorrise.
<< Ti voglio bene. Scusmai, scusami per quello che ti ho fatto>>
Non mi andava di rispondere. Restai in silenzio e basta. Lui allungò una mano verso di me ma non gliela strinsi. Non ero mai stata brava a perdonare.
Michael comprese e lascio andare la mano, poi si rialzò in piedi. Fissai le mie scarpe e chiusi gli occhi, poi sentii le sue dita tra i miei capelli. Mi accarezzò e basta, poi quel tocco svanì. Michael se ne andò lasciandomi sola.
Quando Elizabeth tornò mi asciugai quelle stupide lacrime. Lei le scambiò per lacrime di dolore fisico.

She's not afraidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora