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Mi trascinai giù dal letto soltanto per non affrontare la preoccupazione dei miei genitori. In bagno ci restai dieci minuti, feci tutto con cura ma velocemente, non toccai cibo ed uscii di casa quasi correndo. Papà mi chiese se andasse tutto bene ed io risposi di sì, senza guardarlo. L'autobus sarebbe passato prima, aggiunsi. Uscita di casa camminai a passo spedito verso la fermata più lontana, e quando arrivai la trovai deserta. Gli altri ragazzi sarebbero arrivati da lì a poco. Mi sedetti sulla panchina con le mie cuffie alle orecchie ed iniziai a piangere, dopo aver adagiato la nuca al palo della luce vicino alla panchina. Era tutto finito. Ero sola. Thomas se n'era andato. Avrei tenuto quello stupido dolore per me. Tutto sarebbe finito,sarei riuscita ad andare avanti prima o poi, ma per ora avrei sofferto in silenzio e basta. Faceva male cazzo, faceva male. Tutto, con il tempo si sarebbe dissolto ma adesso stavo male.
Non mi concessi il lusso di pensare. Una volta salita sull'autobus mi sedetti al mio solito posto, tolsi le cuffie e presi il libro di igiene, leggendo a bassa voce i capitoli che avevo studiato. Schemi su schemi nella mia testa, riassunti e fiumi di nozioni. Dovevo tenermi occupata.
Arrivata a scuola fu complesso nascondere il dolore. Michael notó subito che c'era qualcosa che non andava. Si sedette accanto a me dopo avermi salutata, poi mi chiese se andasse tutto bene.
<< Tutto bene si. Ho dormito poco e ho sonno>> risposi. Non avevo nessuna voglia di parlare. Lui annuì poco convinto. Poco dopo entró Elizabeth e anche lei si accorse della mia inquietudine quando si sedette al suo posto.
<< Stai bene?>> chiese.
<< Si, ho solo sonno>>
Lei a differenza di Micheal non rispose con un va bene. Mi guardò a lungo, mi studiò, poi entrò il professore di educazione fisica e ci disse che avremmo fatto un po' di teoria. Grazie al cielo. Mi ero completamente dimenticata di portare le cose da mettere per ginnastica. Meglio evitare di giustificarmi così presto.
Ripensai al momento in cui io ed Elizabeth ci eravamo baciate, nello spogliatoio della palestra. Era stato un bacio bellissimo ma pieno di sensi di colpa. Ora non c'era più nulla nella mia vita e mi resi conto che le sue labbra mi mancavano. Avevo bisogno di lei. Elizabeth sembró leggermi nel pensiero perché lentamente allungò la mano verso di me e prese la mia. Restammo unite per tutta la prima ora, poi alla seconda ci separammo per scrivere i nostri appunti. Inevitabilmente tornai a pensare a Thomas. Mi sentii smarrita e non riuscii a controllarmi. Crollai sul banco, appoggiando la nuca sulla superficie. La ricreazione era iniziata da poco ed io volevo soltanto tornare a casa.
<<Jess... che succede?>> mi chiese Michael quando notò il mio crollo. Elizabeth era distante grazie al cielo, si era alzata per andare in fondo all'aula.
<< Non ho nulla Michael... Ho solo mal di testa>> risposi, ma non lo convinsi per niente. Il ragazzo spostó la sedia verso di me e mi guardò negli occhi.
<< Dimmi la verità>> disse serio. Sospirai forte, delusa da me stessa.
<< Oh Dio...Thomas, è Thomas. Mi ha lasciata>> dissi senza guardalo, poi presi il cellulare e glielo porsi perché leggesse l'sms. Dopo averlo letto Micheal mi guardò negli occhi, appoggiò il telefono sul banco e mi abbracciò forte. Chiusi gli occhi e appoggiai la guancia sulla sua spalla. Mi sarei sgretolata se non mi avesse abbracciata. Quando riaprii gli occhi vidi Elizabeth accanto a noi. La guardai negli occhi, indicando poi il telefono. Lei comprese tutto senza nemmeno leggere l'sms di Thomas. Michael mi lasciò andare e lei si spostò alle mie spalle, appoggiando le mani sui miei fianchi e abbracciandomi da dietro.
<< Mi dispiace>> disse soltanto, un sussurro tra i miei capelli.

<< Bene ragazzi. Oggi andiamo avanti con il programma, ma giovedì faremo una prova d'ingresso ovviamente con il voto. La chiamo in questo modo perché siamo all'inizio ma valutatela come verifica>> disse la prof di diritto con la serietà nella voce. Di nuovo una verifica? Ma avevano intenzione di farcene una alla settimana? Sarebbero diventate cinque alla settimana nel prossimo mese? Non mi piaceva lamentarmi ma diamine, eravamo davvero solo all'inizio. Non osai immaginare cosa ci avrebbero fatto fare a metà anno. Michael sbuffò accanto a me, Elizabeth sorrise segnando qualcosa sul suo diario. Lei sarebbe andata benissimo, me lo sentivo.
Riuscii a seguire forse grazie ad un miracolo. Le parole di Thomas continuavano a ronzarmi nella testa. Ma durante la lezione di filosofia non prestai attenzione. Fissai il banco accanto alla cattedra per tutto il tempo. Un movimento alla mia sinistra mi fece sussultare. Elizabeth mi aveva allungato un bigliettino.

She's not afraidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora