Questo capitolo contiene una piccola parte erotica.. Buona lettura :* e ci vediamo giù ^^
<< Non ci posso credere>> esclamai indossando velocemente le scarpe. Elizabeth era seduta sul divano, stava fumando e mi guardava mentre mi aggiravo per la casa in preda all'ansia.
<<Vuoi che venga con te?>> mi chiese premurosa.
<< Vorrei che tu tornassi a dormire perché è tardi ma...>>
<< Stai tranquilla piccola, vengo con te>> disse lei alzandosi e venendo verso di me per abbracciarmi. La ringraziai con un bacio e la feci sorridere.
Era la mia ancora di salvezza.
Quando arrivammo da mio padre, lo trovammo seduto su una sedia dell'ufficio del capitano della polizia, intento a giocherellare con le manette che aveva ai polsi. Elizabeth mi aspettò fuori dalla stanza perché vollero che entrassi soltanto io, la figlia dell'uomo che era stato arrestato.
<< Che è successo?>> chiesi al poliziotto che era seduto difronte a mio padre. L'uomo alzò gli occhi dallo schermo del computer per rivolgersi a me.
<<Lei è la figlia?>> chiese indicando mio padre, ed io annuii.
<<Suo padre ha preso una brutta multa. Ha superato un auto dove c'era il divieto ed è passato con il rosso. Era ubriaco e ha quasi preso a botte un mio collega>> annunciò.
Io spalancai la bocca, guardando prima l'uomo e poi mio padre, era troppo imbarazzato per alzare lo sguardo verso di me. A quanto pare, le venature di legno del tavolo sembravano interessargli di più.
<<Mi dispiace signore. I miei genitori si stanno separando, e mio padre deve trasferirsi in un'altra città. Non so cosa gli sia preso questa sera, ma sta soffrendo>> dissi. Udite quelle parole, papà alzò finalmente il viso ma non mi guardò, fece soltanto comprendere a me e al poliziotto di essere presente nella stanza.
<<Posso capire signorina. Anche io ho divorziato da mia moglie anni fa, ma le regole della strada le rispetto>> disse il poliziotto alzando le spalle. Feci per dire qualcosa quando mio padre parlò.
<<E quando sua moglie l'ha lasciato solo come un cane lei cosa ha fatto? Non mi venga a dire che non si è mai ubriacato>>
Mi morsi il labbro inferiore, a disagio. Accidenti papà.
Il poliziotto rise <<no signor Moore, non mi mi sono ubriacato. Ho preso a pugni il suo amante e mi sono fatto un annetto in carcere. Avevo 26 anni allora, è stato prima di diventare poliziotto. Adesso non ho più alcuna voglia di star male e sopratutto non mi va di rovinarmi la vita per lei>>
Io e papà restammo in silenzio.
<< Adesso se ne vada. Dovrà pagare le multe. È fortunato che non le abbiamo revocato o sospeso la patente. Sparisca dalla mia vista>> e detto questo l'uomo tornò al suo computer. Quando papà si alzò e venne verso di me, io appoggiai la mano sulla sua spalle e lo feci voltare per raggiungere la porta. Il poliziotto mi guardò con un sorriso triste, ed io sussurrai un grazie. Lui annuì soltanto, comprensivo.
Elizabeth venne verso di noi quando ci vide uscire dalla danza. Allungai la mano vero di lei affinché me la stringesse.
<< Grazie Jess>> disse papà accanto a me. Chiusi gli occhi e sospirai, voltandomi a guardarlo senza lasciare la mano della mia ragazza.
<< Non ti azzardare a chiamarmi Jess. Che cosa stai facendo? Sei diventato tu l'adolescente adesso?>> dissi ad alta voce. Lui spalancò gli occhi e mi guardò confuso. Elizabeth appoggiò la mano libera sul mio braccio.
<< Tesoro io...>>
<< No, non accetto nessuna scusa. Tu e la mamma vi state comportando da bambini. Avete deciso di mandare tutto a rotoli proprio ora? Hai deciso di prendere due multe e finire qui proprio la sera prima dell'esposizione dei miei quadri? Non posso essere felice, che tu e la mamma litigate in mezzo alla gente?>>
Avevo attirato su di me l'attenzione di tutte le persone che si trovano in quel luogo, ma me ne infischiai.
Papà socchiuse gli occhi, fece per portare le dita al volto quando si ricordò di avere ancora le manette ai polsi. Un poliziotto si accorse di noi e si mosse lentamente, poi si avvicinò a papà e gli aprì le manette in silenzio. Lui gliele porse e l'uomo tornò al suo posto accanto al muro per controllare la situazione della caserma.
Quel poliziotto aveva probabilmente sentito tutto ma non mi importava.
<< Jessica, mi dispiace okay? Non so cosa mi sia preso>> cercò di giustificarci papà, ma io ne avevo abbastanza.
<<Non mi importa niente. Ho sempre fatto quello che tu mi hai detto di fare, ho sempre portato rispetto a te e a mamma, e voi mancate di rispetto a me distruggendo tutto ora, proprio ora. Devo mollare tutto perché tu sei stanco di vivere qui, adesso che riesco a sopravvivere un questo paese di merda. Ti ho implorato mille volte di andarcene, quando stavo male, ma tu hai sempre detto che dovevo stare zitta e piantarla. Adesso sto meglio, e vuoi trasferirti?>>
Avevo perso la testa. Stavo dando spettacolo, ma tanto non sarei rimasta lì per molto.
<< Puoi restare qui, vado via io>> disse papà furioso
<< Si certo, come no. Ti lascio solo per un momento e finisci dalla polizia. Pensi davvero di andare là da solo?>> gli chiesi guardandolo negli occhi. Lui abbassò lo sguardo, e così facendo rispose alla mia domanda senza usare la voce.
Restammo in silenzio per qualche secondo, poi sentii le mani di Elizabeth sulle spalle.
<< Mi dispiace>> disse papà senza guardami. Sospirai e persi la voglia di parlare. Volevo soltanto andarmene.
<< Ci vediamo domani all'aeroporto. Non finire ancora in manette>> e detto questo gli diedi le spalle e mi allontanai da lui. Elizabeth mi seguì senza dire una parola.
Avevo prese la mia decisione.
Anzi, mi avevano costretta a prenderne una, come sempre.
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She's not afraid
FanfictionJess è costretta a lasciare il suo liceo per iscriversi in un istituto privato. I suoi voti bassi nelle materie scientifiche l'hanno penalizzata. Nella nuova scuola incontrerà vecchie conoscenze ma anche una compagna di classe che attira la sua atte...