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Mi sentii confusa, ferita. Avevo distrutto tutto quello in cui credevo. Non avrei mai pensato di tradire il mio ragazzo. Io amavo Thomas, amavo lui e tutto quello che c'era tra noi. Anche se lui, da mesi, sembrava amare più il mio corpo che la mia mente. Ma questo non giustificava il mio comportamento. Mi odiavo.
Uscii dal bagno a passo spedito, senza neppure controllare se ci fosse qualcuno, e scese le scale uscii in cortile. Mancavano ancora dieci minuti al suono della prima campanella, ma non mi importava. Uscii dal cancello e attraversai la strada, quasi correndo per raggiungere il tabacchino che avevo notato poco distante dalla stazione. Avevo con me qualche spicciolo, forse cinque euro nella tasca della giacca, e quando entrai nel tabacchino chiesi un pacchetto di Winston. A scuola le fumavano tutti. Comprai anche un accendino nuovo. Quello che usavo di solito era a casa. Uscita dal tabacchino aprii con foga il pacchetto e presi una sigaretta. Non era la prima volta che fumavo. Al vecchio liceo avevo fumato qualche sigaretta offertami dai miei compagni di classe. Questa volta volevo ricominciare per ferirmi ancora di più. Mentre tornavo a scuola avrò fumato tre sigarette una dietro l'altra, non me le godetti neppure.
Ero in ritardo. Ma non importava. Misi il pacchetto al suo posto nella tasca della giacca ed entrai in classe, dopo aver gettato il mozzicone di sigaretta a terra. La porta della mia aula era chiusa. La aprii senza neppure bussare. C'era il prof di italiano.
<< Mi scusi, ero in bagno>> dissi entrando. Lui non disse una parola. Forse era abituato a simili comportamenti. I miei compagni erano sempre in ritardo oppure entravano dopo dieci minuti dal suono della campanella. Erano irresponsabili e menefreghisti. Michael era seduto al suo posto, il terzo. Il mio, quello accanto ad Elizabeth era vuoto. Pronto per me. Sorrisi al mio amico e lui ricambiò, senza chiedermi nulla, poi, a malincuore mi sedetti accanto a lei.
Elizabeth non si mosse. Si limitò a nascondere il viso dietro ai capelli e la mano con le cicatrici sotto al banco. Qualcosa mi disse che si era ferita a sua volta.

Cercai di non guardala per tutte le prime tre lezioni. Fu davvero difficile. Ero furiosa, non soltanto con me stessa. A circa dieci minuti dalla fine della terza lezione, quella di economia, lei sfiorò la mia mano. Mi venne da piangere e non mi mossi. Quando Elizabeth prese la mia mano e la strinse forte tra la sua mi sentii morire. Non era giusto. La campanella suonò e questa volta fui io a separami da lei. Mi alzai dalla sedia e con la scusa di sgranchirmi le gambe mi allontanai dal banco.
Lei sorrise, non persi di vista il suo volto.
Sorrise perché sapeva benissimo che non sarei mai riuscita a starle lontana.

Michael ed io trascorremmo la ricreazione in classe per dieci minuti, poi cinque o sei nell'auletta dove c'erano le macchinette. Mi sedetti accanto ad un ragazzo di quarta che conosceva Michael. Si chiamava Martin. Era un ragazzo biondo e molto alto, simpatico tutto sommato. Mi piacque ascoltare le loro chiacchiere, non feci altro. Quando suonò la campanella tornammo in classe per affrontare la lezione di psicologia, la prima.
L'insegnante era giovanissima, si chiamava Laura. Si presentò a noi dicendo di non chiamarla mai prof, perché la faceva sentire vecchia, ma solo Laura. Sorrisi e cercai di fare quello che ci aveva detto. Stare accanto ad Elizabeth fu difficile come le prime ore. Laura ci disse di scrivere su un foglio le nostre mail così ci avrebbe inviato le slide di tutte le lezioni che avrebbe svolto. Il primo a scrivere fu James, che passò il foglio a Elizabeth. Non la guardai scrivere. Quando fece scivolare il foglio verso di me l'idea malsana di memorizzare la sua mail mi balenò in testa mai poi la scacciai. La lessi comunque, in un istante, poi scrissi la mia e passai il foglio a Michael.
Le due ore di psicologia e pedagogia passarono troppo in fretta. Decisi che sarebbero state le mie ore di lezione preferite. Laura era simpatica e competente, trasmetteva la passione per quelle discipline e si captava la sua dedizione allo studio. Prendere appunti mi piacque e non vedevo l'ora di studiarli. Suonata la campanella che annunciava la fine anche di quella giornata scolastica, Laura sistemò le sue cose, ci salutò e ci lasciò uscire. Elizabeth si alzò, camminò dietro le mie spalle e sentii un lieve tocco delle sue mani sulla mia schiena. Mi vennero i brividi e la ignorai completamente, anche se era davvero difficile. Lo faceva apposta. Voleva attirare la mia attenzione. Per un motivo che non avevo ancora compreso lei era attratta da me. Non lo credevo ancora possibile. Come faceva una ragazza come lei a provare attrazione per un'insignificante persona come me?!
<< Sei libera oggi?>> mi chiese Michael quando uscimmo in cortile. Guardai i ragazzi ridere e fumare, così senza pensare, presi il pacchetto di sigarette dalla mia tasca e l'accendino. Michael mi guardò come se fossi pazza.
<< Fumi? Da quando?>> mi chiese stupito.
<< Da sempre>> mentii, facendo una smorfia per non gettargli il fumo in faccia. Lui non aggiunse altro.
<< Sono libera oggi si. Devo studiare inglese però>> dissi guardandolo.
<< Ecco, volevo chiederti proprio questo. Ti va se studiamo assieme?>> mi chiese sorridendo.
<< Certo, va bene. Ci vediamo alla tre in biblioteca?>> gli chiesi.
<< Ehm... Pensavo di restare fuori a pranzo. Insomma, ho la corriera troppo tardi e rischierei di non esserci se tornassi a casa>> disse portandosi una mano ai capelli. Gli sorrisi ed annuii.
<< Va bene Michi, lasciami solo avvertire mamma>> dissi prendendo il telefono. Lui mi regalò un bellissimo sorriso.

🌸🌸
Ecco qui la parte nuova :) Non è successo poi molto ma è il racconto di quello che è successo ^^ Insomma, lo studio è importante (😂😂)
Alla prossima, penso a metà settimana *_*
Un bacio :*

26 aprile
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She's not afraidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora