Alla seconda bocciatura, il mio piccolo mondo mi crollò sulle spalle. Tutto attorno a me si sgretolò, e mi sentii persa, stupida, una fallita. Credevo che la colpa fosse soltanto mia, una serie infinita di errori commessi senza rendermene conto. Ma quando compresi che in quella scuola non mi volevano più, tutto fu più chiaro.
I miei genitori non mi sgridarono come la prima volta, mi capirono. Non mi giudicarono più, compresero che per quanto mi impegnassi, le materie scientifiche non erano il mio forte, per niente. Tutti i ragazzi della mia età hanno problemi con la matematica, ritengo che sia una cosa del tutto normale, ma con me era tutta un'altra storia. Nebbia, una surreale nebbia quando mi impegnavo a svolgere quei dannati esercizi. Non capivo dove sbagliassi, non riuscivo ad arrivare ad una soluzione soddisfacente. Voti come 3, 4 mi distrussero la media. Mi sentivo una cretina. Come un cane che tenta di mordersi la coda.
I miei compresero, e mi obbligarono, per non essere troppo delicati nell'uso delle parole, ad iscrivermi ad un istituto privato. Secondo loro era l'unica soluzione, perché dovevo finire le superiori e diplomarmi come tutti i ragazzi della mia età. Non dissi una parola, non sarebbe servito a nulla. Feci quello che mi avevano detto senza fiatare, anche se il pensiero di lasciarmi alle spalle il mio liceo era logorante. Adoravo quella scuola. Mi sentivo al sicuro, mi piaceva studiare e le materie che insegnavano. Ma i professori non mi volevano più in mezzo ai piedi.Il primo giorno nella nuova scuola mi sentii un pesce fuor d'acqua. Mi sedetti in terza fila, il cuore a mille, dopo essermi lasciata alle spalle l'autobus che avevo preso per essere puntuale. Pensai di trovarmi in un incubo. Avrei voluto svegliarmi, ma per quanto ci provassi continuavo a vedere la luce. Altri ragazzi entrarono in classe. Quel giorno riconobbi Michael, un ragazzo che frequentava la mia stessa scuola. Quando mi vide sorrise, e venne verso di me.
<<Jess ciao. Anche tu qui?>> disse sedendosi al banco accanto al mio. Mi sentii meno sola. Gli sorrisi e lo abbracciai fortissimo, senza dire una parola. Quando tornai a guardare la cattedra ancora vuota, vidi una ragazza dai capelli castani entrare in classe. Aveva uno sguardo assente, quasi perso nel vuoto, serio.
<< Ehi straniera>> disse Michael. La conosceva? Quando la ragazza alzò lo sguardo e lo vide accennò un lieve sorriso.
<<Devo stare in prima fila Michael, altrimenti i miei rompono>> disse sbuffando.
<< Eddai, è il primo giorno. Vieni qui e domani ci spostiamo>> disse il mio amico. La ragazza sbuffo, poi superò i banchi della prima fila per sedersi accanto a Michael, al banco accanto al muro. Non le staccai gli occhi di dosso. Era... davvero bellissima. Indossava una camicia a scacchi, un paio di pantaloni chiari, i capelli castani raccolti in una coda disordinata. Come se quella mattina, appena sveglia, si fosse fatta la coda per velocizzare le cose. Arrossii a quel pensiero, e non ne compresi il motivo.
La vidi appoggiare la sua borsa sul banco, aprirla per poi estrarre un pacchetto di sigarette e un accendino. Poi si alzò, ed uscì dalla classe senza dire una parola.
<< Sempre la solita>> sussurrò Michael, prendendo il suo cellulare e gli auricolari. Dopo averli collegati al telefono, mi sorrise. Fece partire una canzone, per poi porgermi un auricolare che presi sorridendo. Troye Sivan mi diede il buongiorno. Pensai di ascoltare la sua musica tutta la mattina.
L'insegnante non si era ancora fatto vedere.
Prima di prendere il mio blocco di appunti controllai il cellulare. Mi arrivato un sms. Da Thomas, il mio ragazzo."passo io a prenderti a scuola tesoro ❤️"
Sbuffai e rimisi il cellulare al suo posto. Questo voleva dire soltanto una cosa. Non mi avrebbe portato subito a casa, avrebbe approfittato del momento per pormi la solita domanda. Se volevo fare l'amore con lui. La risposta la sapeva gia, era inutile chiedere. Non riuscivo mai a dire di no.
<< A posto ragazzi>> gridò una donna dai lunghi capelli neri, magrissima. Era la nostra professoressa di diritto. Si sedette alla cattedra con uno sguardo truce. Restituii l'auricolare a Michael che spense la musica per poi sistemare il cellulare sotto al banco. La ragazza di prima entrò in classe con il suo sguardo abituale.
<< Oh Elizabeth. Sempre in ritardo. Vai a posto>> disse la donna indicando la ragazza che sorrise. Poi Elizabeth tornò al suo posto accanto a Michael.
Non mi degnò di uno sguardo, anche se mi trovavo poco distante da lei. Soltanto il banco di Michael ci separava. Io fui corretta a smettere di guardarla per concentrarmi sull'insegnante che aveva iniziato a parlare.
🌸🌸Salve a tutti/e. Questa storia la posto di continuo, non ne sono mai del tutto soddisfatta. Alla fine ho pensato che l'idea migliore fosse quella di raccontare la mia esperienza. È tutto vero, a parte la presenza di Thomas (sono single) e i nomi dei ragazzi ^^ Spero che vi piaccia. Come primo capitolo è abbastanza corto lo so, ma cercherò di postare ogni giorno ❤️
Alla prossima.✔️
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She's not afraid
FanfictionJess è costretta a lasciare il suo liceo per iscriversi in un istituto privato. I suoi voti bassi nelle materie scientifiche l'hanno penalizzata. Nella nuova scuola incontrerà vecchie conoscenze ma anche una compagna di classe che attira la sua atte...