Parte 3

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Mi lascia andare solo per un braccio, per poi sbattermi contro una macchina alla sua destra. La sua presa è ferrea e mi fa davvero male. La guardo negli occhi leggermente impaurita, notando che sono sprizzanti di rabbia. Con la mano libera cerco con forza di sottrarmi alla presa, ma lei mi da l'ennesimo schiaffo sempre alla solita guancia.
-Cristo, ma ti sei innamorata? Io ne ho due di guance non una...- bisbiglio tra me e me. Come se mi avesse sentita, mi colpisce sulla gota sinistra, stordendomi leggermente.
"Forse non sono stata chiara," ringhia "ma te lo dirò un'altra volta: devi tenere i toni bassi con me, hai capito? Se solo lo volessi davvero diventerei il tuo peggiore incubo." Mi sto massaggiando la parte dolorante del viso, mentre mi accorgo che ha diminuito la forza sul mio braccio. Cerco di liberarmi per scappare, ma lei mi tira per i capelli facendomi cadere a terra. Sbatto la schiena e questo mi provoca un gemito di dolore. Sta per tirarmi un calcio, quindi mi raggomitolo su me stessa proteggendo il capo con le mani. Ma non arriva nulla. Mi allontano e poggio il dorso alla macchina contro cui ero prima, dopo di che alzo lo sguardo su di lei. Mi fissa inespressiva.
-Non puoi fare così, lo capisci? Le persone non sono giocattoli Lauren...- non urlo, non ne ho la forza, semplicemente parlo.
"Ci risiamo. Forse non hai ancora capito con chi hai a che fare" minaccia lei avvicinandosi. Mi tira un pugno in pieno viso, che mi fa rompere leggermente il labbro superiore. Si mette sopra di me, fermandomi per i polsi dall'allontanarla.
-C-che c-c-cosa v-vuoi?- chiedo sfinita con il groppo in gola. Non ho mai amato la violenza e non ho mai risposto se me ne facevano. Lei è stata il mio primo schiaffo e me ne sto pentendo.
"Ora ragioniamo" afferma sorridendo maliziosamente. Poggia il suo capo nell'incavo del mio collo e mi annusa a pieni polmoni. Il cuore lo sento battere a mille a causa dell'ansia, anche se sto provando qualcos'altro che credo non dovrei provare. Non ora. La sua lingua percorre un percorso che va dal lobo del mio orecchio, fino alla fine del mio collo. Mi rilasso per un momento, ma ritorno in me appena la sento staccarsi e portare il viso davanti al mio. Il mio respiro non è regolare, il battito nemmeno, i pensieri sono un caos totale.
"Tu sarai mia, non importa quanto proverai a resistermi, cederai" mi dice seria. Dal tono della sua voce, sembra più che lo dica a se stessa che a me.
-N-no, non cederò- rispondo subito.
"Quindi ammetti che provi qualcosa?" incalza lei sorridendo. Credo sia uno dei primi sorrisi che le vedo fare. Non rispondo, guardo altrove. Veniamo interrotte dal suo telefono che squilla e non appena lei si alza da me, io scappo, correndo con quanta più forza mi consentono le gambe. Sento solo un'imprecazione, ma la ignoro. Salgo in macchina e parto via di corsa. Le lacrime iniziano a scendere lungo le guance, appannandomi gli occhi e facendoli bruciare.

....

Quando arrivo a casa non c'è ancora nessuno, così corro in bagno a farmi una doccia e a disinfettarmi il labbro. A parte un leggero livido sulla guancia sinistra dato dal pugno, il labbro leggermente spaccato e un livido sulla schiena, direi che sono sana e salva. Sotto l'acqua la piccola ferita brucia, ma tutto va migliorando quando vi applico del burro cacao ogni 30 minuti. Per il livido sul viso, invece, l'unica soluzione è la collaborazione di correttore, fondotinta e blash, che userò domani mattina. Studio tutto il pomeriggio, finché non mi arriva una chiamata della mia migliore amica, Dinah. Io e lei ci conosciamo da bambine e non ci siamo mai divise. Mi chiama ogni giorno e io faccio lo stesso, per tenerci aggiornate su tutto quello che succede.
D: Ehi bellissima, come stai?: domanda con la sua solita allegria.
-Potrebbe andare meglio...- rispondo stanca.
D: È successo qualcosa con quella ragazza?: domanda preoccupata. Lei ha quello strano potere di capire tutto quello che mi passa per la testa o che è successo.
-Sì... ho fatto un casino... ma anche lei è colpevole...- sto andando in panico.
D: Respira e spiegami tutto: mi incoraggia lei, e così faccio. Alla fine del racconto me ne dice di tutti i colori, ma soprattutto, noto la sua profonda rabbia per Lauren, ha osato picchiare la sua "piccola e dolce Camila" senza motivo. Sì avete capito bene, questo è il soprannome che mi ha attribuito.
D: Ad ogni modo, ho una notizia da darti: afferma entusiasta. Sto in silenzio per farla continuare.
D: Nel weekend vengo a trovarti! : urla di felicità. Contenta della notizia, inizio a saltellare per casa e a esultare. Non la vedo da un anno e mi manca molto. Restiamo al telefono per un altro paio di minuti, poi vado a studiare chimica, una delle materie che odio di più. Nonostante oggi abbiamo fatto un ripasso generale, io non ci ho davvero capito nulla. Stavi pensando ad altro dice la mia testa. Sospiro e mi metto all'opera, finendo alle 18:30 e dedicandomi ai compiti scritti. Verso sera, Normani mi manda un messaggio chiedendomi se posso darle un passaggio domani, dato che la sua macchina è rimasta a secco. Le dico che non c'è problema e vado a cena. Alla vista della mia faccia, i miei genitori iniziano a farmi domande su domande, quasi fossi sotto interrogatorio dalla polizia. Mi invento una scusa, raccontando di aver urtato una mia compagna di classe e di essere caduta, sbattendo il labbro contro un banco. Mi credono all'istante, dato che mi ritengono una persona distratta e con scarso equilibrio. Dopo averla scampata, mi dirigo in bagno per farmi una doccia. Il getto d'acqua calda brucia sulle ferite ma nello stesso tempo mi rilassa, facendomi dare sfogo anche a tutti i pensieri che mi si sono affollati in testa. Verso le dieci mi addormento, cercando di non girarmi mai di schiena. Posso farcela mi ripeto fino allo sfinimento.

Possessive || Camren Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora