Parte 53

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Ormai abbiamo l'affanno e manca poco alla fine di questa tortura. O almeno spero.
-Non ce la faccio più- ho il fiatone, non mi sento le mani.
"L'ultimo sforzo, ci siamo quasi" risponde lei, probabilmente più stanca di me. È da circa venti minuti che cerchiamo di pulire l'asciugamano del bidè sporco del mio sangue, dato che il mio ciclo è saltato di un bel po' di giorni e ha deciso di farsi vivo ora. Per fortuna avevo un assorbente nella borsa che ho prestato a Lauren, se no sarei spacciata. Per fortuna non soffro di dolori allucinanti, tranne che per qualche fitta ogni tanto. Passo il tessuto a Lauren che da un altro paio di strofinate e riesce a toglierlo del tutto. Facciamo un respiro di sollievo ed io mi butto sul letto. Lei getta ciò che ha in mano per terra e mi segue.
-Che ore sono?- domando ad occhi chiusi.
"Le 23:00" guarda l'orologio dal suo telefono, lo appoggia sul comò e la sento voltarsi ad abbracciarmi la vita. Appoggia la testa sul mio stomaco ed io inizio ad accarezzarle il capo.
-Non pensavo finisse così- dico dopo qualche minuto di silenzio.
"Così come? Con noi a pulire un asciugamano sporco di ciclo?" Ridiamo insieme.
-No, intendevo così, con noi due su questo letto, in un maginifico posto con vista sul mare- rispondo riflettendo. Non mi sono mai messa a pensare seriamente a tutto quello che è successo, a quanto siamo cambiate, cresciute. Non mi sono mai fermata, fino ad ora, a chiedere che cosa stessi facendo, se avessi preso la decisione giusta, come sarebbe andata se avessi preso scelte diverse da quelle che ho fatto. Sono stata così concentrata sulla scuola, sui miei genitori, su come fare durare questa relazione, che non ho mai realizzato davvero tutto quello che è successo. Penso di star prendendo ora consapevolezza del fatto che io e lei siamo fidanzate, che ormai sappiamo tutto l'una dell'altra, che abbiamo fatto cose che non rifarei con nessun altro o altra.
-Ti confesso che all'inizio ero davvero spaventata.. io.. ero terrorizzata in realtà, dall'idea che tu non potessi fermarti, che mi odiassi per qualche sconosciuto motivo- inizio a dire sovrappensiero.
"Camz io.." la interrompo.
-No, aspetta, fammi finire ti prego- le accarezzo la spalla.
-Col tempo, però, ho iniziato ad osservarti attentamente, arrivando a capire che in realtà non ce l'avevi davvero con me, ma era altro quello che ti faceva arrabbiare. Vedevo i tuoi sorrisi raramente, i tuoi occhi che chiedevano aiuto, il tuo viso mi diceva che eri sfinita. Non importava quante volte mi ferivi, mi picchiavi, io dovevo sapere cosa ti avesse ridotto in quello stato, volevo aiutarti...- faccio una pausa, riorganizzando i pensieri che stanno uscendo così come sono e non voglio iniziare a parlare a vanvera, probabilmente mi prenderebbe per matta. Alza il capo e lo volta verso di me, lasciando che alcune ciocche di capelli le ricadano sul viso. Dio quanto è bella.
-Ma dopo un po', mi sono accorta che non era solo per quello che continuavano a perdonarti, ad assecondarti. C'era qualcos'altro di più forte, dentro di me, che mi spingeva a farlo. Quando non c'eri mi sentivo così strana, sola, non protetta. Quando altre persone mi toccavano mi davano fastidio e mi arrabbiavo, non riuscendo a comprendere il perché di quel comportamento. Poi c'è stato il bacio in discoteca, il nostro primo bacio e da lì non ho avuto più dubbi su quello che provavo per te- le sorrido, lasciandomi scappare una lacrima di cui non mi sono accorta prima. Le sue pupille si dilatano un attimo, allunga una mano verso il mio volto e col pollice asciuga la mia guancia sinistra, portandolo poi alle sue labbra e succhiandolo.
"È buona, continua" la sua voce quasi strozzata e bassa.
-Mi sono impegnata come ma nella mia vita a far si che andasse tutto al meglio, a farti stare meglio, a farmi stare meglio. Ho sempre cercato di far cose che non ti infastidissero e ferissero, io volevo disperatamente che andasse tutt bene. E stando qui, ora, con te, ho appena realizzato davvero che ce l'ho fatta. Ce l'abbiamo fatta. Con tutto quello che è successo, noi siamo qui. E penso di non aver mai desiderato così tanto qualcosa come questa- prendo un bel respiro e cerco di calmarmi. Sento qualcosa di umido bagnarmi i vestiti e solo ora, guardandola meglio, noto che sta piangendo in silenzio, gli iridi verdi chiaro sono contornati da un rosso fuoco mai visto.
"È la prima cosa così vera che sento dirmi da anni" il tono di voce così basso che è appena udibile. Si stende sopra di me, le mie gambe tra le sue divaricate, si regge sui palmi delle mani accanto alle mie spalle.
"Nessuno si è mai spinto così oltre per me, nessuno ha mai provato a guardare cosa ci fosse oltre alla mia rabbia, al mio disprezzo. Nessuno tranne mia sorella. Se non fosse per te, io non so nemmeno cosa starei facendo adesso. Probabilmente non  avrei smesso di fumare quella roba, che tirava fuori il lato peggiore di me, e sarei arrivata ad usare siringhe o a sfondarmi lo stomaco di alcol. Tu mi hai salvata la vita. Senza nemmeno saperlo, tu me ne hai ridata una. Ti ringrazio per questo" non cerca minimamente di fermare le lacrime, non si trattiene, le lascia uscire come un fiume in piena quando rompe una diga. Appoggio le mie mani sulle sue guance bollenti e l'attiro a me, catturando le sue labbra in un casto bacio. Si appoggia sui gomiti, il suo corpo aderente al mio. Salato e il dolce della vodka al lampone si mischiano, ma il sapore mi piace lo stesso.
"Ti amo davvero, non dubitare mai di questo" mi dice una volta che ci siamo fermate a prendere fiato.
-Anche io- sorrido felice, come mai ho pensato di esserlo.
"Adesso dormiamo, domani ci aspetta una lunga giornata" sussurra al mio orecchio. Io mi metto sotto le lenzuola, lei va a spegnere la luce e poi mi raggiunge. Siamo entrambe in intimo e ammetto di avere un po' di freddo. Mi accoccolo al suo fianco e lei mi abbraccia.
"Hai freddo?"
-Un po'- le cingo il bacino con il braccio sinistro.
"Ti riscaldo io, ora dormi" faccio come dice e mi lascio andare tra le braccia di Morfeo.

. . .

È passata una settimana ormai e mia madre si è ripresa, anche se ancora fatica a muoversi senza provare almeno un po' di dolore. Alyssa si prende cura di lei notte e giorno, non potevo sperare che trovasse qualcuno migliore di lei. Io e Lauren abbiamo ripreso la scuola, richiedendo udienza con la preside per spiegarle del perché di tutte quelle assenze. Dire che è rimasta scioccata è poco. Mi ha rallegrato davvero tanto rivedere i miei amici, soprattutto Normani, che non sentivo da giorni. Siamo tutti in mensa per il pranzo quando mi squilla il telefono. Quando il nome di Dinah entra nel mio campo visivo, ricordo troppo tardi ciò che ho scordato di fare in questi giorni.
D: Macciao!: sembra allegra.
-Ehi, come sta la mia migliore amica preferita?- dico ad alta voce, per far capire a Lauren che non è niente di allarmante.
<Ciaaao Dinaaah, mi manchi> urla Mani dall'altra parte del tavolo. Mi scappa da ridere, ma quando vedo l'espressione infastidita di Thomas, smetto subito. Perché ha quella faccia? Che sia successo qualcosa che non so? Vengo riscossa dalla voce dell'altra parte del telefono e dico alla ragazza seduta difronte a me che la cosa è ricambiata.
D: Allora? Glielo hai chiesto?: ecco la domanda che volevo non mi facesse, ma che sapevo sicuramente avrebbe fatto. Mi mangerà, lo so già.
-Ehm.. sì.. ceh, stavo per farlo..-
D: COSA? Mancano tre giorni Mila, 3 giorni! Hai tempo fino alle 5 di oggi pomeriggio per informarla, se no lo farò io. Vado ora, a dopo baby: mette giù. Tutti mi guardano strano, dato che ho allontanato il telefono per qualche secondo dall'orecchio dato che le sue urla mi stavano uccidendo i timpani.
-Ehi, sei libera oggi pomeriggio?-
"Inizio a lavorare alle 5:30 e finisco alle 20:00, fino a quel momento sono tutta tua" si abbassa a mordermi il collo.
-Ah.. ehm.. sì, va benissimo- mi sento osservata. Ci alziamo tutti e ci separiamo, tranne io e Thomas che abbiamo francese insieme. Oggi sarà davvero una lunga giornata. È il momento di parlare con il mio migliore amico e oggi, dovrò dire alla ragazza più bella di questo pianeta che qualcosa potrebbe farla arrabbiare parecchio. Ma sono sicura che capirà. O almeno spero. Cosa potrà andare storto?

Possessive || Camren Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora