Mi guarda attentamente, come se dovesse stamparsi nella memoria questo momento, ogni parola, ogni espressione. Si china a lasciarmi un casto bacio sulle labbra, le sue mani ai lati del mio capo che mi accarezzano i capelli.
"Anche io" dice staccandosi dalla mia bocca, sorrido.
"Mi dispiace.. davvero... non volevo dirle quelle cose.. non volevo trattarti in quel modo.. solo.." fa una pausa.
"Ero molto arrabbiata. Lo sono ancora" sospira. L'ascolto, ma mentre sta per riprendere a parlare, mi accorgo di non sentire più la mano destra. La guardo distrattamente, il sangue che esce ancora, la pezza ormai zuppa.
-Mi spiegherai tutto tra poco, va bene? Però ti prego aiutami a fasciare la mano, non me la sento più- mi fa molto male la testa. Mi guarda disorientata, cercando di capire a cosa mi sto riferendo. Improvvisamente sbianca e si alza allarmata. Si allontana e inizia a rovistare in giro per la sala. Poi si ferma.
"Pronto? La mia ragazza ha una ferita da taglio molto profonda ad una mano, potrei portarla da voi? ...sì.. no è cosciente.. si sanguina ancora... circa mezz'ora fa... va bene, grazie" si volta a guardarmi.
-Chi hai chiamato?-
"L'ospedale, andiamo" mi aiuta a mettermi in piedi. Mi appoggio a lei più del dovuto, dato che inizio a vedere le cose girare vorticosamente. Mi prende in groppa e piano piano scende le scale. Mi fa aspettare sul divano in salotto, mentre lei prende le giacche, i soldi per l'ospedale e le chiavi della macchina. Il suo cellulare squilla, sbuffa e vede la schermata sul blocco. Lo ignora e mi aiuta a infilarmi l'indumento, facendo sì che non di sporchi di sangue. Si incappuccia per bene e usciamo. L'aria fredda ci colpisce in pieno, facendomi tremare di freddo. Raggiungiamo lentamente la macchina ed una volta dentro, lei accende i riscaldamenti. Mi appoggio allo schienale comodamente e chiudo gli occhi.
"Non dormire" mi avverte. È quello che vorrei fare.
-Sono stanca- ribatto a fatica.
"Lo so, ma non dormire" ripete, siamo sulla strada, il semaforo rosso.
-Ma non so come tenermi sveglia- mi lamento. Vorrei addormentarmi e svegliarmi dopo una settimana. Guardo le nocche delle sue mani scorticate ma non più sanguinanti. Sono piene di croste ma pulite. Probabilmente le ha lavate quando era di là. Ne mette una su una mia coscia, l'accarezza lentamente. Apro gli occhi di scatto e la guardo. I suoi occhi verdi mi ipnotizzano, le mie labbra dischiuse. Si sporge dalla sua postazione e mi bacia il lobo dell'orecchio, lo succhia, lecca il mio collo fino a farmi sentire i brividi fin dentro le ossa. Mi lascia un succhiotto, l'ennesimo, penso di esserne piena. Mi bacia, morde il labbro inferiore e nel contempo, sfiora con le dita la mia intimità dai jeans. Si stacca, tornando al posto del guidatore e riparte, il semaforo è verde. Respiro pesantemente, sentendo ancora il suo tocco caldo su di me.
"Allora? Hai ancora sonno?" Domanda sorridendo.
-Non potrei nemmeno se volessi- sbuffo. Dopo circa dieci minuti siamo arrivate a destinazione. Lauren scende in fretta dalla macchina e corre dalla mia parte. Apre lo sportello, mi aiuta a scendere e insieme ci dirigiamo al bancone di entrata dell'ospedale.
"Mi scusi, ho chiamato prima per la ferita da taglio" prova ad essere cordiale e calma, anche se il suo tono è agitato. La signora, qulla quarantina, ha i capelli a caschetto color castano chiaro, una corporatura robusta e gli occhi castani. Ha il viso segnato da un paio di rughe, gli occhi contornati da occhiaie violacee, probabilmente per i turni prolungati e continui. Nonostante questo, sembra molto disponibile.
<Sì, mi ricordo. Segua il corridoio rosso alla fine giri a destra. Troverà un signore dai capelli grigi, alto, dite a lui. Si chiama Dr. Jackson> ci sorride. Annuiamo, ringraziamo e andiamo a cercare il medico da noi indicato. A prima vista il percorso non sembrava così lungo, ma credo di star camminando ormai da due minuti sempre nella stessa direzione.
-Sono stanca, ci fermiamo?- propongo piagnucolando. Lauren al mio fianco ride e scuote la testa in segno di negazione.
"Ormai siamo arrivate, vedi? Dobbiamo girare a destra" risponde indicandomi la fine del corridoio. Sbuffo e continuo nell'infinita camminata. Una volta svoltato nella direzione a noi indicata, ci ritroviamo davanti una porta rosso porpora. Leggiamo il nome dell'uomo e la mia ragazza bussa decisa. Sentiamo un 'avanti' ed entriamo. Lo studio non è molto grande, è ben ordinato e la scrivania è spaziosa e pulita. Dei documenti sono posti uno sopra l'altro su di essa, alcuni tenuti in mano dall'uomo difronte a noi. Sembra così assorto a leggerli, che non si accorge nemmeno che siamo entrate.
-Uhm uhm- fingola tosse. Lo vediamo alzare il capo verso di noi e farci segno di sederci, mentre continua a leggere e a firmare gli ultimi fogli. Sono abbastanza nervosa, vorrei dormire ma mi obbligo a stare sveglia, la mano ormai ha perso sensibilità. Lauren sta facendo tremare ossessivamente una gamba, tanto che potrebbe quasi creare un terremoto. Appena finito, egli ci presta la sua attenzione.
<Buonasera, come posso aiutarvi?> la voce doppia e autoritaria. Non sembra tale, però, dato il suo viso anziano e addolcito dalle rughe e dalla stanchezza. Gli mostro la mano ferita, lui la osserva attentamente. Fatica a togliere le bende e a volte, nello spostarle, sento dolore. Una volta scoperta la ferita, la esamina. Io e Lauren siamo entrambe spaventate e desiderose di sapere quanto è grave.
<Non sono stati feriti nervi, ma hai perso davvero molto sangue. Ora puliamo la ferita, mettiamo i punti, una fasciatura e starai qui stanotte, nel caso in cui si verifichi un'infezione> afferma, mentre è intento a prendere tutto l'occorrente. Dopo circa un'ora, siamo in una piccola stanza con tendine divisorie, più in là sulla destra, vicino alla porta, c'è una signora anziana che dorme tranquillamente. Eppure è solo tardo pomeriggio.
"Piccola, come ti senti?" Mi accarezza la fronte fredda, il contatto mi tranquillizza.
-Non me la sento ancora, ma fa meno male di prima. O meglio, fa male, ma non brucia più- preciso io.
"Io torno a prendere il pigiama per te, carica batterie e qualcosa da mangiare okay? Ce la fai a stare da sola per mezz'oretta?" Domanda insicura. Ce la faccio? Annuisco, anche se poco convinta, lasciandola andare. Mi ritrovo sola, la luce del neon ad illuminare lo spazio tra il mio letto e quello dell'anziana. Lentamente mi addormento, non consapevole dei brutti sogni che mi attendono.
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Possessive || Camren
FanfictionATTENZIONE: la STORIA NON È MIA. TUTTI I DIRITTI SONO SOLO E SOLTANTO DI @HowIceAndFire Si avvicina a me tanto da far aderire il suo corpo con il mio. Trattengo il fiato. Guardo desiderosa le sue labbra, poi guardo lei. -Ti odio- sussurro -Odio que...