Parte 10

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(Scena di violenza sessuale a livello basso, avvertenza anche da parte mia (lol) per chi non la sopportasse.)
Mi sveglio sentendo il cinguettio degli uccelli provenire fuori dalla finestra. Mi strofino gli occhi e mi stiracchio. Mi guardo intorno e noto che Lauren non c'è. Di nuovo. Perché non posso svegliarmi e trovarla al mio fianco una buona volta? Sospiro frustrata e mi alzo. Raccolgo i miei vestiti sparsi per la casa e mi vesto, indosso le scarpe e recupero giacca e telefono. La batteria è al 10%. Meno male che non l'ho usato ieri. L'ora segna le 9:20. È tardissimo. Noto le 3 chiamate perse da parte di mia madre e 4 da parte di Dinah. Ci sono due messaggi di Normani e uno di Thomas. Mi uccideranno. Chiamo mia madre mentre esco di casa. -Pron- vengo interrotta.
<Finalmente! Ma che fine hai fatto? Si puo' sapere dove sei?> okay, è super arrabbiata. Le spiego di essermi addormentata nella macchina di una mia amica e che lei, non sapendo dove abitassi mi ha portata a casa sua. Ci metto un po' ma dopo un po' mi crede e si rilassa. Attacco la chiamata e avverto tutti di star bene. Intanto attraverso a piedi il vialetto e dopo circa dieci minuti di vagabondaggio trovo casa mia. Sospiro stanca ed entro. I miei non ci sono. Evidentemente sono a fare la spesa. Salgo al piano di sopra e mi butto immediatamente sotto la doccia. L'acqua calda mi rilassa e fa leggermente bruciare quei marchi lasciati sulla mia pelle. Arrossisco involontariamente al pensiero che me li abbia fatti lei. Ma subito prendo coscienza di qualcosa che mi spaventa. Mi torna alla mente all'improvviso l'accadutoa a casa sua, ma nella mia testa c'è anche un brevissimo dialogo. Cerco di ricordare cosa dico per far si che lei se ne vada da me, dopo che stavamo per andare oltre. Cosa le ho detto? Perché non ricordo? Sbuffo e tiro un pugno al muro di marmo, che mi fa di conseguenza gemere per il dolore. Sento la porta di casa chiudersi e credendo siano i miei genitori, esco dalla doccia e metto l'accappatoio. Mi dirigo in camera e mi stendo sul letto, avendo ancora dei giramenti di testa. Non sento nessun rumore al piano di sotto e questo mi fa agitare. Che siano ladri? Non credo, in questo quartiere ci sono sorveglianti ovunque. Forse è stata una mia impressione. Getto l'accappatoio a terra e mi infilo l'intimo, andando poi a cercare i miei vestiti per la casa. Non trovandoli, deduco che mia madre li abbia gettati nei panni sporchi, così mi metto alla ricerca di qualcosa di decente.
"Che bella visuale" non ci credo. Mi pietrifico all'istante, ogni muscolo del moo corpo si irrigidisce.
-L-Lauren?- come è entrata? Ma soprattutto perché è qui? Mi ricordo di essere ancora mezza nuda, quindi afferro la prima felpa larga che trovo e me la infilo. Mi volto piano, come se fossi in un film nel momento in cui c'è la scena a rallentatore.
"Non ti ho vista in casa e ho pensato di vedere se stessi bene" afferma tranquilla. Ah..
-Capisco... al-lora g-gra-zie..- odio la mia timidezza. Se solo fossi vestita. La vedo accigliarsi e la cosa mi preoccupa. Se mi ero leggermente rilassata, ritorno sulla difensiva.
"Mi ringrazi così?" È neutra. Eh?
-Uhm.. sì(?) Come dovrei fare scusa?- sono confusa.
"Devo insegnarti davvero tante cose" sbuffa. Ma cos'ha ora? Si avvicina guardandomi intensamente, dopo di che mi attira a se e mi lascia un bacio a stampo sulle labbra. Al contrario di quel che credevo, è delicata, come se avesse paura di rompermi. Rimango sorpresa, ma chiudo involontariamente gli occhi, lasciando che il suo profumo inebri i miei sensi e che le mie mani si aggrappino alle sue braccia. Si stacca di poco e noti qualcosa nei suoi occhi di diverso. Che stia cambiando? Effettivamente è da un po' che non ha scatti violenti.
"Ora siamo pari" sussurra a un soffio dalle mie labbra. Ho i brividi per tutto il corpo e spero lei non se ne accorga. Sorride. Che bello il suo sorriso.
-Oh..- arrossisco.
"Hai ricordato qualcosa di ieri?" Chiede improvvisamente. Perché questa domanda?
-Ehm più o meno, ho ancora dei vuoti, perché?- c'è qualcosa che mi puzza.
"No nulla" è di nuovo triste.
-Se c'è qualcosa che devo ricordare dimmelo- dico sospirandom
"No" è fredda.
-Perché? Mi riguarda no? Ho il diritto di sapere cosa ho detto o fatto ieri- mi sto irritando. Alza un sopracciglio di disappunto e mi guarda glaciale.
"Io non voglio dirtelo, perché non c'è niente da dire. Stop. Basta insistere." Ci rimango male. Perché deve trattarmi così? Ho chiesto soltanto de ci fosse qualcos'altro che dovessi ricordare. Abbasso lo sguardo e stringo i pugni.
-Come ti pare- le do le spalle, sono arrabbiata. Mi sento prendere per un polso e lanciare sul letto in modo aggressivo. Si mette sopra di me e mi blocca.
-Ma che ti prende? Si puo' sapere che stai..- mi muoiono le parole in bocca. Il suo sguardo è inespressivo, ma se dovessi azzardare un'emozione sarebbe rabbia mista a vuoto. Ed io conosco quegli occhi.
"Devi smetterla di ribattere su ogni cosa che dico, come te lo devo dire?" La sua voce roca mi fa venire la pelle d'oca. Ma per chi mi ha presa? -Io non sono un tuo burattino. Ribatto quanto mi pare e quando mi pare.- mi da uno schiaffo. No, di nuovo no. Non adesso che stavamo andando d'accordo, non dopo quei baci, non dopo che le ho detto.. Ah. Ora ricordo cosa le ho detto. Le ho detto che mi piace. Più esplicitamente le ho detto "Sei bellissima sai? Mi piaci da morire."
-Ma sei impazzita?- me ne tira un altro.
"Non devi replicare chiaro? Devi fare quel che ti dico" ringhia. Che sia bipolare? Che soffra di doppia personalità? Non so più che pensare. So solo che sto iniziando a spaventarmi.
-Perché fai così adesso? Cosa ho fatto?- dove sono i miei genitori? Dove diamine sono finiti?
"Perché? Non sono affari tuoi" sbotta.
-Invece sì- ribatto dura.
"La mia vita non ti riguarda chiaro? Quel che è successo ieri scordatelo che è meglio e smettila di farmi domande!" Urla. L'ha davvero detto? Per lei quindi non è valso niente? Non le è importato nemmeno un po'?
-Vattene e non parlarmi più- mormoro.
"Come scusa?" È sorda?
-Sei sorda? Ho detto VATTENE VIA!- Urlo. Come fa a non capire quanto mi abbia ferita con quelle parole? Come fa a non capire davvero che ho dei fottuti sentimenti?
"Guai a te se mi urli ancora in faccia" un altro schiaffo.
-Cazzo, levati di dosso Lauren! Lasciami in pace!- ho paura, sono stanca, voglio sparire.
"Ti avevo avvisata" sono le ultime parole che dice. Mi blocca le gambe stringendole nelle sue e mi blocca i polsi con le mani. Che vuole fare? Inizia a baciarmi violentemente, mordendomi poi il labbro inferiore prepotentemente, facendolo sanguinare lievemente. No, ti prego. Inizia a baciarmi il collo e lo morde forte lasciando poi segni ben evidenti, a sentire la forza con cui mi succhia la pelle. Mi lascio sfuggire un gemito di dolore e lei sorride.
-F-fermati, n-non v-vogli-o- la voce è spezzata dal fiatone. Ha legato le mani con una felpa che ha trovato vicino a lei contro la parete del letto, in modo tale da non potermi far reagire.
"Non mi importa" dichiara. Mi alza l'unico indumento che mi veste oltre l'intimo fin sopra il seno, alza il reggiseno e si fionda sul mio corpo. Mi morde e palpa con violenza, cosa che mi fa davvero male.
-No-n vo-glio... bas-ta..- urlo. Ma non si ferma. Sposta la mano destra sotto le mie mutande e rudemente da entrare due dita in me. Urlo per il dolore, ricevendo poi in cambio uno schiaffo più doloroso degli altri. Muove le dita velocemente, senza aspettare che la mia parete si abitui alla presenza dentro di me. Nonostante mi faccia male, schifo e vorrei che smettesse, quando trova il mio punto debole vengo. Non credo di essermi mai sentita così umiliata in tutta la mia vita. Estrae rapidamente le dita da dentro di me e le lecca soddisfatta. Ho le lacrime che stanno per uscire ed un dolore lancinante al basso ventre. Il cuore batte all'impazzata e il respiro mi manca.
"La prossima volta ci penserai due volte prima di ribattere" dichiara sorridendo malignamente. Perché deve fare così? Perché con me? Perché devono sempre prendersela con me?
-Pe-r f-a-vor-e bas-ta..- non ce la faccio più. La testa mi gira davvero tanto e non mangio da 13-14 ore circa. Non ho la forza per niente.
"Non abbiamo finito" si sfila i pantaloni e si posiziona con la sua intimità davanti alla mia faccia.
"Lecca senza obiettare, guai a te se ti fermi" non voglio. Sto per ribattere, quando penso di non voler andare avanti più del dovuto. Mi limito a fare quel che mi chiede, anche se all'inizio esito un po'. La sento rilassarsi e gemere, e dopo poco mi viene in bocca. Si alza come se niente fosse successo e si riveste. Io mi pulisco la bocca e dopo vari sforzi riesco a liberarmi le mani.
"Ci si vede, grazie del servizio" e se ne va. Mi spoglio e vado a farmi un'altra doccia. Insieme all'acqua lascio scendere le lacrime che non accennano a fermarmi, urlo, mi accascio al pavimento. È così che mi vede? Come uno strumento? Come un oggetto? E tutte quelle cose che mi ha detto? E la promessa che mi ha fatto? Erano tutte bugie? Non ti fidare, ti distruggerà. Mi tornano in mente le parole che tutti mi hanno detto. Che stupida. Ed io che credevo la stessi cambiando. Stavolta mi asciugo e vesto in fretta, mangio qualcosa per prendermi un nurofen contro il mal di testa e il dolore al ventre, sperando passino. Faccio in fretta i compiti scritti, dopo di che metto a ripetizione la playlist "triste". Più le canzoni passano più mi sento peggio. Nella testa mi rimbombano le parole dei miei vecchi compagni delle medie, di Lauren, delle persone che, ai tempi in cui vivevo a Dallas, mi insultavano senza nemmeno conoscermi. Evidentemente quella sbagliata sono io, il problema sono io. Guardo fisso un cassetto chiuso a chiave e rifletto un po' se aprirlo o no. Assillata dai pensieri e logorata dal dolore mi alzo, apro il cassetto e ne tiro fuori un piccolo coltellino. Lo fisso attentamente, finché per l'orrore dei ricordi, lo riporgo al suo posto. Mi metto di fronte ad uno specchio e fisso il mio riflesso. Eh sì, sono proprio grassa. Chi mai vorrebbe una così? Chi vorrebbe mai una che piange sempre? Nessuno. Ho gli occhi spenti. Era da tanto che non succedeva. Bisogna tornare ai vecchi tempi, dove'unica cosa che mi potesse ferire, ero io. Normani e Thomas non mi hanno mai fatto nulla, probabilmente con loro resterò me stessa. Lo spero. Prendo i vestiti da "miss perfettina" e li sostituisco ai miei soliti jeans e maglietta. Metto in ordine i trucchi che anni fa solitamente usavo e poi, per azzerare i sentimenti, inizio a vedere tutte trasmissioni violente, tristi, finché anche la più piccola emozione si spegne. Non sento niente, assolutamente niente. Non credo di essere stata meglio. Sento i miei genitori rientrare e mia madre mi chiama per aiutarla a sistemare. Non rispondo. Semplicemente mi dirigo al piano di sotto e l'aiuto. Faccio tutto quello che mi chiede senza proferire parola, rispondo a monosillabi alle sue domande e quando prepara il pranzo le dico di non avere fame. Se sono una balena non devo mangiare, ho già grassi a sufficienza da bruciare.
<Camila?> mi volto. Vedo mia madre sbiancare e portarsi le mani alla bocca.
-Dimmi- la voce atona.
<È successo qualcosa?>
-No, è tutto okay- e vado in camera. Vorrei tanto fosse vero. Trascorro la giornata in camera, non ceno, bevo una tazza di camomilla e vado a dormire, preparandomi psicologicamente per la giornata di domani.

Possessive || Camren Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora