Parte 35

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È passata una settimana dal nostro bacio e nessuna delle due ne ha più parlato. Non ho ricordato nulla da allora, se non alcune persone del nostro gruppo e alcune cose stupide. I mal di testa sono più lievi e la notte, nonostante prenda compresse per l'insonnia, mi sveglio spesso per incubi vari, che non mi fanno più dormire. Ultimamente i miei genitori sono strani, soprattutto mia madre. Vorrei tanto sapere cosa stà succedendo tra loro. Sono a casa ad ascoltare musica stesa sul letto, da sola, nella pace più totale. Ad un tratto squilla il telefonoe rispondo senza vedere il nome sul blocco schermo. È una brutta abitudine, dovrei smettere.
-Pronto?-
D: Macciao!: Dinah ride dall'altra parte del cellulare.
-Ehi, tutto bene?-
D: Sì, tu?: immagino stia sorridendo preoccupata. Dall'incidente mi chiama tutti i giorni, con la paura possa scordarmi di lei o possa avere un'altra ricaduta. Di quello che è successo tra me e Lauren non ho detto niente nemmeno a lei, perché penso sia una cosa nostra e che vorrei capire da sola.
-Meglio delle altre volte, che mi racconti?- domando sforzandomi di essere allegra. Non fraintendetemi, mi piace parlare con lei, solo che ci sono momenti dove vorrei restare sola con la musica e i miei pensieri. Ci sono momenti, dove semplicemente spengo tutto e mi concentro su di me, solo e soltanto su ciò che mi riguarda. E questo è uno di quei momenti. Parliamo per un'ora quasi, nel quale mi racconta di starsi finalmente frequntando con quel ragazzo di cui mi parlò ad inizio anno. Le sembra un tipo a posto, se lo dice lei, probabilmente è così. Dopo che si lasciò due anni fa con il suo fidanzato di allora, dopo un anno e mezzo di relazione, decise che avrebbe aspettato molto tempo prima di intraprenderne un'altra. E così è stato. Sono contenta che sia finalmente pronta a rimettersi in gioco. Quando stacco la chiamata, mi alzo dal mio comodissimo materasso e spengo la musica. È in quel momento che sento due voci parlare piano, o comunque provarci, al piano di sotto. So' che è sbagliato origliare, ma sono curiosa di sentire chi siano e perché parlino in questo modo.
"Non è colpa mia se è in questo stato, lo sai benissimo" sento dire da Lauren.
<Ne sono consapevole, ma la risposta è sempre no> risponde mia madre.
"Vorrà dire che lo chiederò a lei, in fondo è maggiorenne ed è per il suo bene" risponde strafottente. In questi giorni, ho notato i vari cambiamenti di stato d'animo di questa ragazza, che mi sorprendono ogni volta di più. So che ci sono persone bipolari o lunatiche, ma lei è altro. In certi momenti sembra che non sia lei. Come se al suo posto ci fosse qualcun altro. Ma forse esagero. O forse, ho solo dimenticato il motivo, come tutto il resto.
<Non puoi fare sempre quello che vuoi, chiaro? Non sei nessuno per portarmela via in questo modo. Credi che non sappia quello che le hai fatto? Credi che l'abbia dimenticato?> ha alzato leggermente la voce. La curiosità lascia spazio a una brutta sensazione, che mi dice di non ascoltare. Ma la vogliadi sapere cosa è successo di brutto tra noi è più forte. Scendo piano le scale e mi siedo su uno scalino, facendo attenzione a non farmi vedere.
<Anche se lei non mi ha detto nulla, non credere che io non me ne sia accorta o non sia venuta a saperlo> ora sussurra di nuovo, ma a denti stretti. Cosa mi avrà fatto di tanto male?
"È stato moltissimo tempo fa, l'abbiamo superato. E non devo darle spiegazioni, le sà.. sapeva tutto quello che le bastava sapere per accettarmi così. Ho deciso di prendere provvedimenti e da allora va tutto al meglio" la sua voce è scocciata ma comunque seria. Forse ciò di cui stanno parlando riguarda il motivo per cui lei spesso è distante? Forse è per quello che il nostro rapporto ha preso una brutta piega? O forse in realtà non andava bene lo stesso perché, come ha detto lei, avevamo chiarito.
"Senta, se lei ha problemi con sua cognata o no, non sono affari miei. Ma qua' parliamo di sua figlia e della mia ragazza. Pensa che mi piaccia questa situazione? Ha idea di quanto sia difficile non guardarla troppo? Resisterle anche solo nel sfiorarla per paura di non riuscire a controllarmi? Mi manca da morire. Ogni cosa. Ogni nostro momento. Quindi, per favore, se non per me, lo faccia per lei. Perché in fondo lo sa' che non era felice da così tanto" sto piangendo in silenzio. Stiamo insieme? Anzi no, stavamo. Perdendo la memoria non possiamo esserlo. Ora capisco tante cose. Troppe. Il suo non voler restare sola con me, il suo non volere troppi contatti fisici, il mio sentirmi strana quando siamo vicine. Oppure, il bisogno del mio corpo che ha del suo tocco o il mio cuore delle sue attenzioni. La mia inspiegabile gelosia nei suoi confronti, che ora ha un senso. Sento nascere la consapevolezza dentro me, che con i senza ricordi, ciò che provo è rimasto. Non è andato via. Forse, è davvero importante per me.
<Ci devo pensare. In quanto madre non posso passare sopra al male che le hai fatto. Ammetto che fino ad ora non è capitato più, ma inizialmente mei ha sofferto tanto a causa tua. È molto chiusa sai? Non penso tu sappia tanto di lei, quanto lei sappia.. sapeva di te. Se vuoi chiederglielo, comunque, fa pure. Ma verrà solo se io sono d'accordo nel caso i cui accetti> dice dopo un sospiro. Essendo persa nei miei pensieri, perdo l'equilibrio nell'alzarmi e vado a sbattere contro il muro alla mia destra con la schiena.
<Chi è?> urla mia madre. Merda. Qualcosa in cui non sono cambiata è questa: il farmi scoprire. Non riuscendo, ovviamente, a smettere di piangere, scendo le scale. Entrambe mi guardano preoccupate, ma nessuna si avvicina. Lauren mi guarda quasi spaventata ed esita a venire con me. Mi calmo un po', nonostante le lacrime non cessino di scendere e mi metto in ascolto.
"Hai sentito?" Domanda con un filo di voce. Annuisco colpevole.
<Quanto?> mia madre è apparentemente calma.
-G-gli ul-timi due o t-tr-e minuti cir-ca- rispondo tra un singhiozzo e l'altro. Silenzio. Uno di quelli che fanno salire l'ansia da piedi a capo, che poi insinua perfino nelle ossa.
-Perché ce l'hai tanto con Lauren? Per una volta datemi spiegazioni perché non ci sto capendo niente- quasi urlo e ritorno a piangere, mettendomi le mani sugli occhi per non farmi vedere. Solo in quel momento, due braccia mi stringono forti. Il profumo inconfondibile di One Million si fa strada nelle mie narici. Respiro a fondo e lascio che la sua voce mi culli.
"Glielo dirò io, okay? In fondo è un errore mio" dice rivolta a mia madre.
<Non superare il limite. Del resto ne parleremo più avanti> risponde preoccupata. A mia sorpresa, Lauren mi prende in braccio, le mie gambe che stringono il suo bacino per non cadere. Il mio volto è nascosto nell'incavo del suo collo, caldo come una stufa e nostalgico. Nonostante io sia in questa situazione, avrei comunque voglia di morderlo. Scaccio indietro queso pensiero e cerco di non muovermi più del necessario, per non crearle ulteriori problemi. Mi adagia a sedere sul letto e velocemente si ritrae. Mi guarda attentamente, studiandomi per filo e per segno, come se prima non ne avesse avuto l'occasione. Indosso dei pantaloncini celesti e una canotta bianca, il reggiseno non l'ho addosso. Mi sento nuda nonostante sia vestita sotto i suoi occhi, così inizio a giocare nervosamente con i lacci degli short. Sposta il suo sguardo sulle mie mani e poi scuote il capo, come riprendersi. Sospira pesantemente e poi mi riguarda, quel verde che tanto mi piace è opaco.
"Non piangere però, ti prego, è già difficile così"dice a bassa voce. Ho notato chr quando siamo in queste situazioni, la sua voce cala e diventa più roca del solito. Come se avesse un groppo in gola.
-M-mi dispiace- mi asciugo le lacrime e respiro a fondo, ritornando abbastanza lucida.
-Anche se.. beh lo sai no? Ci metto un po' per queste- mi indico le goccioline bagnate e calde che continuano a scendere. Annuisce.
"Ti racconterò ciò che vuoi sapere, ma solo se riguarderà noi" mette in chiaro. Quindi, le domande sulla nominata 'cognata' e mia madre, dovrò farle a quest'ultima.
-Perché mia madre ce l'ha tanto con te? Cosa è successo tra noi? Perché mi hai fatto del male?- le domande escono come un fiume in piena. Sorride e si massaggia le tempie.
"Ami come sempre fare domande" arrossisco imbarazzata. Si mette a sedere distante da me, come se volesse prendere delle precauzioni.
"Diciamo che il nostro incontro non è stato dei migliori, come il seguito dei mesi successivi. Ti dirò cose che probabilmente non ti aspetterai, ma non interrompermi. Ascolta fino alla fine, okay?" Ho paura. Ha fatto davverp qualcosa di così brutto? E io l'ho davvero perdonata? Per averlo fatto deve aver avuto un buon motivo. Prendo un gran respiro e mi metto in ascolto.
1 ora dopo..
"E dopo averti spiegato tutto, ho promesso che non avrei più lasciato che le emozioni condizionassero i miei gesti. Ma farlo è davvero difficile, tanto. Così mi hai consigliato di andare dalla psicologa e l'ho fatto. Sapevo di aver bisogno di aiuto e non volendoti fare più del male, ho accettato. Non voglio che tu provi pietà per me, non voglio tu pensi mi stia giustificando, perché non è così. Se non vorrai più parlarmi, capirò, ma vorrei starti accanto lo stesso. Almeno finché non recuperi la memoria" silenzio. Inutile dire che ho pianto tutto il tempo e lei più andava avanti, più ritornavani flash back di ciò che mi raccontava. Non ho ricordato ogni cosa in generale, ma penso di aver recuperato la maggior parte dei miei ricordi ora. La testa pulsa tanto e le immagini sono ancora tutte vivide nella mia testa. La massaggio con le mani per un po', ma il dolore non passa. Sono molto provata sia fisicamente e psicologicamente.
"Ti prego parla" supplica, l'attesa la starà uccidendo. Nonostante le cose orrende che ho ricordato, non riesco ad essere arrabbiata con lei. Nemmeno se mi sforzo. Il tutto mi rende solo felice e triste. Felice perché è cambiata, triste perché non si merita nulla di tutto questo.
-L'abbiamo fatto?- mi scappa. Sgrana gli occhi e si morde le labbra. Le guardo, ricordandone il sapore e la morbidezza. Mi mancano.
"Sì.. poco prima che avessi l'incidente" mi crolla il mondo addosso. Non solo perché l'ho dimenticato, ma anche perché l'ho fatta aspettare una vita, lei che ha sempre avuto tutto sul momento. Come ho potuto dimenticarmene? Voglio ricordarlo, non solo fisicamente però, il corpo ricorda abbastanza vose. Voglio il ricordo stampato nella memoria, indelebile. Il capo pulsa e le lacrime non smettono di scendere dagli occhi. Sarò in uno stato pietoso.
-Ti prego, fallo smettere- dico con un filo di voce. Sono davvero stanca. Mi guarda confusa.
-Per favore, non ne posso più, mi scoppia la testa. Sembro una bambina, non voglio piangere a vita- le sono grata per non prendermi in giro. Si avvicina lentamente, un piccolo sorriso sulla bocca. Mi asciuga gli occhi con i pollici, i palmi delle sue mani sulle mie guance.
"Sicura che non è un modo per baciarmi e basta?" Ammicca. Rido e annuisco.
-Per quanto mi manchino, non ce la faccio più a piangere. È stancante. Tu sei l'unica che riesce a farmi smettere- confesso, abbasso il capo. Me lo rialza piano e i miei occhi incontrano i suoi. Sono lucidi, un po' arrossati, ma non sta piangendo. Forse si sta' trattenendo. Avvicina il suo volto al mio, il cuore batte più forte di prima, l'attesa è snervante. Le sue labbra, vittime dei continui morsi, si poggiano sulle mie. È un contatto più che piacevole, leggero, di bisogno. Respiro a pieni polmoni e lei fa' lo stesso. Quando si accorge che ho smesso del tutto, si allontana. Vorrei dirle che ricordo, o almeno, una buona parte delle nostre giornate insieme, i baci, le cose poco caste, sono di nuovo nella mia memoria. Ma prima, voglio metterla alla prova, un'ultima volta.
-Grazie-
"Quando vuoi" mi fa l'occhiolino. Nonostante sembri calma, noto che è tesissima. Passa la mano destra fra i suoi capelli scuri, per almeno la ventesima volta in quest'ora.
-Possiamo farlo?- si fa' attenta.
"Cosa?"
-Voglio ricordare com'è fare l'amore con te-
"N-no" esita.
-Perché?- si massaggia le tempie.
"Voglio che tu non sia condizionata da tutto ciò che dico. Voglio che ricordi tutto, anche le cose più orribili. Quando sarà, allora sì" è seria, ma so quanto si stia sforzando di rimanere lucida. Non potevo chiedere una persona migliore di lei. Decido di farle un dispetto, in fondo glieli ho sempre fatti. Mi alzo dal letto e con la scusa di una doccia, mi inizio a spogliare. Si inumidisce le labbra più e più volte, le mani strette a pugno sui jeans. Prima di entrare in bagno e chiudere la porta, mi fermo allo stipite.
-Ah comunque, mentre parlavi non ti ho detto una cosa importante perché non volevi essere interrotta- cerco di non ridere.
"A-ah sì? Qua-le?" Amo farla sentire così.
-Ho ricordato, e sai una cosa? Grey mi piace come soprannome- ed entro. Apro il getto d'acqua calda e mi ci butto sotto. Dopo pochi secondi sento la porta sbattere e poi, spingermi la schiena contro le mattonelle del muro. Le sue labbra sulle mie, le sue mani che mi attirano verso il suo corpo per i fianchi. L'acqua ci bagna entrambe, la sensazione di contatto ravvicinato fa aumentare la voglia che ho di lei. È completamente nuda, bagnata e nelle mie mani. Ci baciamo voracemente, le lingue si rincorrono come se si fossero mancate. Mi prende in braccio, le mie gambe attorno alla sua vita, le nostre intimità che si toccano.
"Non hai idea di quanto tu mi sia mancata" dice a fior di labbra.
-Scusa se ti ho fatta aspettare tanto- e la bacio più dolcemente.

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