Parte 44

7K 318 27
                                    

Apro gli occhi a fatica, le lenzuola sotto la mia guancia sono umide. Mi alzo a sedere e passo le mani sul viso per asciugare quel che resta delle lacrime della scorsa notte. Dopo quella discussione, lei è uscita senza dirmi nulla, non una chiamata, non un messaggio. Zero. Controllo il telefono, niente di niente. Sbuffo, mi alzo e vado in cucina con l'ntenzione di fare colazione. Apro il frigo e cerco qualcosa da mangiare. Lo richiudo, rendendomi conto di avere lo stomaco chiuso. Guardo l'orologio appeso al muro difronte a me noto che sono le 8:30. Osservando l'ora mi sale improvvisamente l'ansia, come se avessi dimenticato qualcosa. Cosa avrei dovuto fare a quest'ora? Un messaggio mi riscuote dai pensieri. Mi precipito a vedere chi sia, sperando di leggere il suo nome sulla schermata di blocco.
Da Normani: oggi ci sei a lezione? Ieri non eri venuta. Che è successo?
Merda! Ecco cosa non ricordavo, la scuola! Corro a farmi una doccia, facendo attenzione alla ferita. Esco, mi asciugo in fretta, cambio le medicazioni, preparo lo zaino e corro fuori dalla casa. Mi fermo poco prima di chiudere la porta alle mie spalle. Le chiavi. Non posso rientrare senza chiavi. È in quel momeno che sento una macchina suonare il clacson un paio di volte. Mi volto di scatto, notando la sua macchina bianca davanti al vialetto. Una parte di me è felice di vederla lì ad aspettarmi, ma l'altra.. e preoccupata, arrabbiata. Faccio scattare la serratura e mi assicuro si sia chiusa bene, dopodiché mi dirigo verso l'auto. Entro lentamente, cercando di fare il minor rumore possibile per non sembrare un elefante. Chiudo nello stesso modo la portiera, poggio la cartella ai miei piedi e per un momento rimango a fissarmi i piedi. Aspetto che si metta in viaggio, ma non parte, il motore è ancora spento e non accenna ad accenderlo.
-Ma che..- mi volto per chiederle spiegazioni, ma la mia frase viene lasciata in sospeso, dato che mi interrompe facendo scontrare la sua bocca con la mia. Inizialmente rimango sorpresa, non ricambio di conseguenza il bacio e lei, dal canto suo se ne accorge, così prende il mio volto tra le mani e lo attira più verso il suo. Per un momento mi lascio andare, assecondando il desiderio di sentire il suo sapore, le sue labbra sulle mie, poi la stacco da me un po' bruscamente, cercando di riprendere fiato. Prova a riavvicinarsi, ma mi allontano per quanto posso. Finalmente riesco a guardarla negli occhi. I suoi iridi sono di un verde scuro che tende quasi al nero, le pupille sono dilatate, una guancia è molto arrossata, più del normale. Noto un livido sull'avambraccio sinistro, il labbro superiore leggermente spaccato.
-Dove sei stata? Quando sei tornata? Anzi, sei mai tornata a casa? Che ti è successo? Dio mio!- continua a guardarmi senza dire nulla. Sento la rabbia crescere, insieme alla paura.
-Rispondimi- un tono di supplica, mentre mi volto più che posso verso di lei. Lo sguardo è inespressivo, non odo risposta. Certe volte non la capisco: prima è dolce, l'attimo dopo è acida, subito dopo è allegra e così via. Io non so più come comportarmi. Eppure ce la sto mettendo tutta per stare al suo passo, per non rimanere indietro. Ma è come se non fosse abbastanza, mai. Scende velocemente dalla macchina, la cintura nemmeno apparentemente attorno al suo corpo, cosa abbastanza strana dato che è fissata. Io non capisco cosa voglia fare, so' solo che mi ritrovo fuori dal veicolo, che chiude con il telecomando, e per di più sulla sua spalla sinistra.
-Ma si puo' sapere che stai facendo? Mettimi giù, lasciami!- mi dimeno, scalcio, tiro pugni con la mano sana, se così possiamo chiamarla. Mi squilla il telefono ma non riesco a rispondere subito. Due, tre, quattro, alla quinta chiamata riesco a prendere il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans.
-P-pronto?-
<Finalmente, ma che stai combinando? È da..> non sento più nulla, Lauren mi ha preso l'oggetto dalla mano. Non mi sono nemmeno resa conto che mi ha appoggiata al suolo ed ha aperto la porta d'entrata. Guardando le mani, noto che sono più screpolate di ieri, molto arrossate e gonfie.
"Abbiamo da fare, richiamerà più tardi" la sua voce mi da i brividi. È come se non la sentissi da un'eternità, mentre sono passate circa 10 o 11 ore dall'ultima volta che abbiamo parlato. Mi prende per un polso e mi trascina dentro, chiudendo stranamente a chiave. Non l'aveva mai fatto prima. Niente di tutto questo era mai successo prima. Cerco di porre resistenza, ma tutto ciò che ottengo è la sua stretta farsi più marcata, quasi a farmi male. Entra nella prima camera che trova e mi butta sul letto. Per un momento la paura si impossessa di me. Ho come un flashback, di quando lei abusò di me mesi fa, senza ascoltare le mie suppliche, divertendosi a farmi male. Non ho il tempo di alzarmi che il suo corpo blocca il mio, lei sopra ed io sotto. Mi guarda con un misto di disperazione e supplica, come se dentro di lei ci fosse una lotta di cui sono spettatrice e il risultato dipendesse da me. Mi osserva, soffermandosi per circa cinque o dieci secondi a guardare una parte determinata del mio corpo. Tremo. Non voglio mi faccia del male, non voglio che ritorni la persona che era tempo fa, non voglio cadere in quel circolo vizioso in cui sono stata.
-C-che stai facendo?- non riesco a nascondere il disagio che sto provando al momento. Non risponde, di nuovo, ma si limita a sporgersi per baciarmi dolcemente. Assecondo il suo capriccio di nuovo, non volendo subire conseguenze al mio gesto azzardato. Quando si stacca per riprendere fiato, le domando dov'è stata. Rimane in silenzio, per poi fiondarsi su di me aggressivamente. Non sembra nemmeno lei, il suo non rispondere poi, mi innervosisce.
-Voglio una cazzo di risposta Lauren, non i tuoi silenzi che mi distruggono! Dove cazzo sei stata?- mi guarda sorpresa, come se non se l'aspettasse. Si lecca le labbra, le bagna, le morde.
"Non importa" è l'unica cosa che dice. Scherza, vero? Non è davvero seria.
-Ma che risposta di merda è? Rispondimi!- mi sto alterando parecchio. In tutta risposta, mi ritrovo schiacciata sul materasso da lei, che ha ripreso il suo lavoro.
"Fallo con me" dice improvvisamente. Per un attimo rimango spaesata, credendo di non aver capito. Le sembra il momento?
-C-come?- sono esterrefatta. Come puo' domandarmi una cosa così in un momento del genere? Riprende a baciarmi, le sue mani che esplorano il mio corpo ormai conosciuto. Quando arriva al bottone dei jeans la fermo.
-Prima che vai avanti, devi sapere una cosa- si ferma di scatto, gli occhi impauriti. Amo vederla così vulnerabile e solo con me.

Possessive || Camren Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora