Parte 27

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<L'ho incontrata per strada che ti stava cercando, così ho deciso di portarla con me.. ci sono problemi?> è confusa. I miei occhi e quelli di mia madre non si staccano nemmeno per un secondo. Lei ha la mascella contratta, il corpo rigido, uno sguardo indecifrabile. L'ansia sale, la gola mi si secca. Mi sorprendo però di notare come non si senta a disagio con la mia ex ragazza, anzi, sembrano buone amiche. Cosa abbastanza strana, dato che dalla volta in cui la vide baciarmi, iniziò a proibirmi di vederla, di parlarle, perfino di pensarla. Insomma la odiava. Ora invece sembra adorarla.
-Ah.. uhm.. okay..- non riesco a parlare. Non mi è mai sembrata così arrabbiata in tutti questi anni, mi spaventa. Lauren mi attira a se e mi abbraccia da dietro il collo, lasciando le mani a penzoloni sul mio seno, il suo mento appoggiato sul mio capo. Mia madre la guarda contrariata e infastidita. Che sia lei il problema?
<Volevo vedere se stavi bene, non mi hai mai risposto e mi sono preoccupata> la sua voce è tagliente, mi sento in colpa.
-I-io..-
<Ma vedo che stai benissimo> gli occhi sono tristi.
-Mamma asp-
<Ma direi che è il momento di tornare a casa> non mi guarda più, il suo sguardo è alle mie spalle.
-Torno domani, te l'ho già detto..- indugio. Si avvicina a me e mi tira per un braccio, la stretta di Lauren mi tiene ferma.
<Lasciala. Sono sua madre e non hai nessun diritto su di lei> è arrabbiata, tanto. La ragazza dietro di me si irrigidisce, la sua presa aumenta.
"È maggiorenne, è libera di scegliere" il tono atono. Da questa vicinanza posso notare i suoi occhi stanchi e scavati dalle occhiaie, i capelli disordinati.
-Adesso basta!- urlo, entrambe saltano.
-È passato un giorno e mezzo, non una settimana. Sto bene, mangio, dormo e domani andrò a scuola- ma mi ha presa per un bambolotto che mi tira a destra e manca?
-Non sono io quella che ha sbagliato qui, okay? Vai a casa da papà e passa del tempo con lui. È più importante di dove dormo, adesso- non ho idea che tono abbia assunto la mia voce. Lascia lentamente la presa.
<Cosa ti è preso? Perché fai così? Cosa ti è successo?> mi guarda con occhi increduli. A me? Scherza?
-Sono semplicemente contro le bugie, mamma. Come sono stanca delle persone che si amano e non se lo dicono. Sono stanca di chi ama ma scappa, di chi ama e lo nasconde perché se ne vergogna- faccio una pausa e tutte mi guardano allibite. Sto per perdere il controllo, lo sento.
-Non dare la colpa dei nostri litigi agli altri, perché non c'entrano nulla. E non prendertela con Lauren, non ha fatto niente. Se non ti sta bene che mi piacciono le ragazze non so cosa farci. Vorrà dire che me ne andrò- sbianca, mentre a Ray va di traverso la saliva e inizia a tossire. L'unica che non dice nulla è Lauren. Rimane immobile dietro di me. Il suo respiro a malapena lo sento. Ho paura di guardarla.
<Cos- no! E poi andare dove? Con che lavoro ti pagherai il posto in cui vivrai? E la scuola? Non dire stupidaggini> l'ennesima volta che mi fa sentire un'incapace che non riesce a fare nulla.
-Smettila di trattarmi come una bambina! Non lo sono più! Perché devi sempre pensare che io non ce la possa fare?!- inizio a gesticolare, la rabbia che prende possesso di me.
<Okay, penso che sia abbastanza, è meglio se per stasera la finiamo qui> interviene Ray preoccupata.
<Non osare alzare la voce con me, hai capito?> la ignora, urla. Ray salta, io indietreggio andando addosso a Laurne che mi sorregge.
-Grazie..- dico timida, mi sorride.
<Levale le mani di dosso! Dopo quello che me hai fatto dovresti essere l'ultima persona che possa toccarla!> sibila maligna.
-Mamma!- la rimprovero. Non sa tutti i problemi che ha avuto o che probabilmente ha anche ora, ma me li nasconde. Non sa della morta di sua sorella, del suo problema, di quello che abbiamo fatto. No, non sa proprio niente.
"Non parli di cose che non conosce" il suo tono è gelido, freddo.
"Camila sa la verità su cosa è successo. Sa che mi odio per quel che è successo fino ad ora. Ma io non l'ho costretta a fare nulla" la mia schiena sfiora il suo petto, che sento abbassarsi quasi regolarmente. Presa da un atto d'ira, mia madre tenta di tirarmi uno schiaffo senza motivo. Lauren la blocca per il polso, mentre velocemente si è spostata davanti a me.
"Sarà anche sua figlia, ma non si azzardi a toccarla davanti a me. Ora per favore se ne vada" il tono rabbioso. Osservo i suoi muscoli rigidi e tesi, la mano destra chiusa in un pugno. Mia madre si libera con uno strattone e si massaggia l'arto. Mi sporgo dispiaciuta ma anche arrabbiata. A cosa avrebbe portato il suo gesto se non a questo? E poi siamo serie? Lei, che mi ha sempre incitato a non essere maleducata e manesca, lei, che mi ha sempre detto che la violenza porta altra violenza.
-Vai a casa, mamma. Credo sia meglio per te prenderti del tempo per pensare con chi davvero tu sia arrabbiata. Io sto bene- cerco di non lasciar trapelare nessun sentimento di timore o dispiacere.
<Come vuoi> ha lo sguardo basso, ma intuisco dal suo tono che sta per piangere. Mi fa davvero male vederla così, mi sento da una parte anche responsabile e questo mi rattrista. Ray ci avverte che sarebbe rimasta con lei per calmarla e farla ragionare, mentre prende un po'di pasta e la mette in un contenitore. Saremo io e Lauren da sole, di nuovo.
<Ci vediamo domani, fate le brave okay?> annuisco, dopo di ché esce.
-Lauren?-
"Uhm?" Non si è ancora voltata verso di me.
-È tutto okay? Sembri.. strana..- c'è qualcosa di strano.
"S-sì. Inizia a cenare, io vengo tra poco" inizia a camminare verso una porta che non ho mai aperto, anzi, di cui non avevo neppure notato l'esistenza. Nonostante la poca voglia di mangiare, cerco di sforzarmi almeno un po'. Almeno non mi sveglierò con una fame da far paura. Nonostante mi sia abituata a mangiare poco durante il giorno, la mattina mi sento come se fossi digiuna da mesi. In compenso ho perso tre chili. Mi sento realizzata. Vorrei che anche gli altri mi appoggiassero invece di criticarmi. Appena finisco, lavo i piatti e vado nella stanza di Lauren per preparare le cose per domani. Dopo aver scelto i vestiti da mettermi, prendo dell'intimo pulito, il pigiama e vado in bagno a mettermi il pigiama. Nonostante mi sia fatta un bagno circa tre ore e mezzo fa, sono sudata e puzzolente. Probabilmente la forte ansia mi ha giocato un brutto scherzo. Mi spoglio e mi faccio un bidè e una lavata di faccia e di ascelle. Ora mi sento di nuovo pulita. Sento la porta aprirsi e dell'acqua scorrere. Ci vuole un attimo per ritrovarmi sotto il getto d'acqua calda, il mio corpo schiacciato dalla ragazza dagli occhi color smeraldo. È senza vestiti, il corpo è sudato e sfiora il mio facendomi venire piccoli brividi. Le sue labbra sono premute sulle mie, le sue mani sui miei fianchi che mi tengono ferma.
-E.. ehi..- non so cosa le sia preso.
"Mi sei mancata" mi dice a fior di labbra.
-Non me ne sono mai andata- non capisco.
"Mi sei mancata lo stesso" la sua voce ferma e bassa.
-Dov'eri?- non mi risponde.
"In casa?"
-Sei sparita per un'ora, iniziavo a preoccuparmi- mi copro i seni con le braccia, incrociandole. Non mi piace rimanerle nuda davanti, mi sento a disagio. Si acciglia, come se la domanda l'avesse infastidita.
"Non devi sapere qualsiasi cosa io faccia, soprattutto se sono in casa mia" è sulla difensiva. Lascia la presa sui miei fianchi e si sposta di lato.
"Esci e vai ad asciugarti" sembra un ordine.
-Perché? Pensavo volessi farti la doccia con me-
"Pensavi male" i suoi occhi sono di un colore più scuro del solito, più freddi. Mi strizzo i capelli e a testa bassa esco, prendo un telo dal mobiletto e mi ci avvolgo. Mi asciugo i capelli con il phone e dopo essermi vestita, ritorno in camera. Guardo distrattamente il mio riflesso nella porta a specchio, i miei occhi sono rossi. Trattengo le lacrime e mi stendo sotto le coperte sul ciglio del letto. Abbraccio il cuscino e ci immergo la faccia, in modo tale da soffocare i singhiozzi. Perché deve fare così? Io ero solo preoccupata. Perché oggi ce l'hanno tutti con me? Cos'ho fatto di male per meritarmi persone che mi urlano addosso, che voglioni picchiarmi e che mi trattano in base al loro umore? Senza volere mi libero in un pianto liberatorio, smettendo qualche minuto dopo perché l'acqua si ferma, segno che Lauren ha finito. Mi asciugo le lacrime e chiudo gli occhi stanca. Poco dopo sento Lauren entrare nella stanza e fermarsi qualche secondo. Riprende a camminare e si mette sotto le lenzuola anche lei. La sento sospirare, avvicinarsi e cingermi il busto con un braccio. Mi lascia un bacio sulla nuca e con l'altra mano mi accarezza il capo.
"Mi dispiace tanto. Sono un disastro eppure tu sei qui. Ti prego non odiarmi" si stende definitivamente e mi stringe a se.
"Buonanotte piccolo angelo" questo soprannome mi fa sorridere.
-Non ti odio- biascico prima di addormentarmi. Mi sussurra qualcosa all'orecchio, ma come le altre mille volte non riesco a sentire le sue parole.


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