Parte 17

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Sto camminando senza meta tra le strade di Los Angeles, il vento si fa sempre più freddo ed io, con solo una camicietta ed una giacca di pelle, sto decisamente congelando. Gli occhi sono umidi, il naso mi pizzica ed il groppo in gola non accenna ad andare giù. La scena mi si presenta davanti agli occhi ogni volta che li chiudo ed un senso di nausea mi invade. Mi asciugo le lacrime appena uscite e decido di andare ad una fermata per prendere un autobus e tornare a casa. Il telefono vibra una, due, tre in continuazione. So che i messaggi sono suoi, so che c'è un motivo per cui è successo, ma non intendo né leggere, né rispondere e né sapere i motivi che l'hanno spinta a farlo. Insomma, quali potrebbero essere se non l'avermi presa in giro fin dall'inizio? O il volersi divertire nel farmi cadere finalmente ai suoi piedi, ed io che le ho sempre detto che non avrei MAI ceduto alle sue avances? Forse ora staranno ridendo di me. Ma se voleva prendermi in giro, perché sembrava così pentita e dispiaciuta? Perché era arrabbiata a morte con lei? Che in realtà sia stata costretta? Che sia stata ricattata? Dio, ho mal di testa, non ci voglio pensare più. L'autobus arriva dopo cinque minuti di ritardo e quando salgo prendo finalmente un po' di calore. Per tutto il tragitto mi limito a fissare le mie scarpe, senza pensare a nulla di preciso e andando ad isolarmi sempre più, fino a quasi non sentire più nessun rumore. Il telefono ha appena smesso di vibrare ed io sono finalmente davanti casa. Con la mano destra prendo le chiavi dalla tasca dei jeans e cerco di infilarla nella fessura. Tremo dal freddo e dalla rabbia quindi ci impiego un po' ad aprire la porta. Quando entro un piacevole tepore mi avvolge, così come un dolce odore di vaniglia. Saluto velocemente mio padre che siede composto sul divano e poi saluto mia madre che è intenta a lavare una tazza da thè. Guardo l'ora e sono solo le 5:00 del pomeriggio. Nessuno di loro due beve il thè a quest'ora del giorno, sono fissati con gli orari, le bevande rilassanti solo la sera dopo cena o la mattina. Decido di non fare domande, dato che non sono dell'umore adatto per parlare con qualcuno. Salgo le scale, entro in camera, chiudo a chiave la porta, prendo l'intimo e vado nel bagno. Amo il fatto di averne uno tutto mio perché posso starci quanto voglio, fare le cose a modo mio e tenere le cose secondo i miei comodi. L'acqua calda brucia a contatto con la mia pelle fredda e le mani si fanno rosse così come i piedi. La sensazione di calore mi rilassa, ma come abbasso le palpebre, ecco che ricominciano a ripetersi quelle schifosissime schene una dietro l'altra. Le riapro e tiro pugni al muro dalla rabbia. Lascio che le lacrime escano copiose, mentre mi insapono e mi sciacquo. Quando finisco, rimango alcuni secondi con la fronte appoggiata alle mattonelle fredde, i pugni serrati ai lati del capo e il respiro affannato. Mi strizzo i capelli nella doccia, poi nell'asciugamano e infine mi finisco di asciugare il corpo e i capelli. Infilo le mutande e il reggiseno color panna. Sospiro. Gli occhi bruciano, tanto. Li strofino in malo modo ed esco. Ciò che mi trovo di fronte mi spiazza. Lei è lì, difronte a me, sul mio letto. La porta è chiusa ma la chiave è a terra. Alza di scatto la testa che poco prima era abbassata, i suoi occhi mi guardano tristi, sconvolti. Non riesco a muovermi, a respirare o a fare qualsiasi cosa. Vorrei muovermi ma non ci riesco. Si alza, ma non si sposta dalla sua posizione.
"Ti prego ascoltami" ha la voce bassa e più roca del solito. Non fiato. Lei mi fissa cercando di capire cosa sto pensando, se puo' continuare.
"Io.. n-on è come pensi okay? Io non volevo, non l'avrei mai fatto se non.." si ferma e impreca a bassa voce. Se non cosa? Cosa?
"Non voglio nessun'altra a parte te, lo sai. Non volevo lo venissi a sapere, non volevo succedesse questo casino, io.. mi dispiace, Camila, davvero.. io-"
-No- la interrompo, la mia voce è flebile, poco udibile.
-Vai via- i suoi occhi verdi si incastrano nei miei cioccolato, che rossi per il pianto mi fanno sembrare davvero distrutta. E lo sono.
"Ti prego, io non volevo, io-"
-VAI VIA!- urlo con quanta più voce ho in corpo. Lei salta sul posto. Ha gli occhi lucidi.
-TI HO TROVATO A FOTTERE QUELLA CAZZO DI TROIA, DAVANTI AI MIEI OCCHI L'HO VISTA GODERE E VENIRE. E PRETENDI ANCHE CHE MI LASCI TUTTO ALLE SPALLE COSÌ? HAI IDEA DI COSA IO ABBIA PROVATO? DI COME CAZZO MI SIA SENTITA?- mi brucia la gola, la voce è strozzata. Senza nemmeno accorgermene ho ripreso a piangere. Mi guarda consapevole.
-Dimmi perché! Dimmi almeno, perché? Volevi solo portarmi a letto? Volevi giocare un po'?-
"Sai che non è vero!" Stavolta urla lei. Sento bussare e la voce di mia madre.
-Mamma torna giù, non entrare, sono cose nostre. Possibile chiudi tutte le porte che trovi-
Nessuna risposta, sento solo i suoi passi andare di sotto.
-Lauren, vai via- iniziano a tremarmi le mani per il nervoso.
"No. Tu non sei una qualunque. Non ti perderò per una cazzata del genere, okay? Io-"
-Ah, una cazzata eh?- mi sento male. È visibilmente confusa, arrabbiata, triste. È così strano vederla così.
"No, aspetta, non intend-"
-Basta, sono stanca. Esci- le lacrime hanno smesso di scendere. Non sento nulla e non so se sia positivo i negativo.
Si avvicina ma la fermo con una mano.
-Ho bisogno di stare sola. Vai via- ormai non credo di avere più voce. Stringe i pugni, esce e sbatte la porta. In quel momento le gambe mi cedono e cado in ginocchio, le mani sul pavimento. Avevo detto che lei non mi avrebbe spezzata, che non avrei mai ceduto. Avevo detto tante cose ed ora? Ora mi ritrovo distrutta, sola ed arrabbiata. Mi alzo lentamente, mi metto il pigiama e vado sul letto. Non so perché ha il suo odore, perfino il cuscino. Mi addormento sfinita poco dopo, in testa tutti i pensieri affollati. Quando mi sveglio ho mia madre seduta ai piedi del letto. Mi sorride lieve ma io non rispondo al gesto.
<Ti va di parlarne?> scuoto la testa. Voglio essere lasciata sola.
<Per qualsiasi io e tuo padre siamo qui> mi rassicura. Annuisco e lei esce. Ritorno a dormire. Improvvisamente il telefono squilla, ancora, ma io stacco la chiamata senza guardare e spengo il cellulare.

...

È da quattro giorni che non vado a scuola, che non accendo il telefono, che non parlo con nessuno. I miei genitori mi hanno chiesto più volte cosa sia successo con Lauren, cosa non va, ma non ho risposto. Presa da un impulso improvviso appena sveglia, accendo l'oggetto dimenticato. 15 messaggi normali e 10 su whatsapp da Lauren, più 20 chiamate sempre sue.
Leggo i messaggi uno dopo l'altro.
Da Lauren:
Ti prego rispondi
Camila
Parliamo
Non volevo te lo giuro
Mi manchi
Mi dispiace, possiamo parlare?
Voglio solo te vuoi capirlo? Non è stato niente per me.
Ti prego parlami.
Perché non vieni più a scuola?
Tua madre non mi ha fatto entrare in casa, cosa le hai detto?
Cazzo rispondi.
E altri messaggi simili. Almeno posso dire che le importa. Mi alzo, faccio una doccia, mi metto in tuta ed inizio a pulire il porcile che ho combinato. Quando finisco, decido di farmi una passeggiata, ho bisogno di prendere aria. Cammino per minuti, forse ore, arrivo ad un bivio. Mi siedo ed urlo, fregandomene se ci possa essere qualcuno o meno. Dopo essere rimasta di nuovo quasi muta, decido di tornar indietro. Credo proprio che domani tornerò a scuola, non posso perdere altri giorni. Mentre cammino verso casa, vedo due sagome abbracciate. La prima la riconoscerei tra mille. Quei capelli scuri e mossi che sembrano un po' trascurati e che mi manca toccare. Quando si volta nella mia direzione rimane pietrificata. I suoi occhi sono contornati da profonde occhiaie, le sue labbra sono screpolate e lei sembra leggermente dimagrita. Tiro dritto e a molta distanza da lei.
"Aspetta!" Mi ferma per un polso.
-Non voglio parlare con te, lasciami- mi libero dalla presa.
<Che succede?> è una voce a me familiare, tanto. Quando la seconda sagoma si avvicina a noi, mi sento morire. Perché lei è qui? E perché è con lei? E se stanno insieme? E se si è già scordata di me? La testa inizia a farmi male. Uscire è stata una pessima idea.

Possessive || Camren Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora