Parte 34

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-Oh.. ehm.. okay..- non so cosa dire, questa situazione è abbastanza imbarazzante e la tensione nell'aria è snervante.
-È una tua amica?- domando a Lauren. Noto la sua mascella contrarsi, i suoi occhi diventare molto scuri e il suo corpo teso.
"No, non siamo amiche" cerca di controllare il tono di voce, ma si vede che è arrabbiata. Avranno avuto qualche litigio pesante di cui non ricordo nulla. Eppure, guardandola attentamente, mi sembra di conoscerla abbastanza bene, tanto da provare una sorta di rabbia repressa. Non so perché, ma inizio a sentirmi come qualche ora fa. Più la guardo, più ho la consapevolezza che è successo qualcosa di davvero brutto per me, dato l'aumentare della mia rabbia e della tristezza.
"Se non ti dispiace andiamo" sbotta occhi verdi.
<Non credere sia finita, io non mi arrendo> è alterata. Mentre va via inizia a ridere per qualcosa che le dice un'altra ragazza.
"Tutto bene?" Domanda guardandomi. La testa mi gira e credo stia per avere indietro un altro ricordo. Devo stare calma e sedermi, subito.
-Io... sì.. no. Portami dove possiamo stare in tranquillità, ho bisogno di sedermi-
Mi prende per mano in modo rapido e iniziamo a camminare molto veloce. Ogni tanto inciampo per il dolore del capo, ma cerco sempre di mantenere il passo. Arriviamo ad una rampa di scale e scendiamo di sotto. Arrivate abbastanza giù, ci sediamo. Entrambe abbiamo il fiato mozzato, ma io decisamente di più.
"Che succede?" È allarmata, agitata, quasi più di me. Senti davvero come se il cervello dovesse esplodermi da un momento all'altro. Mi appoggio a lei, che è appoggiata al muro con la schiena e mi tiene tra le sue gambe. Sentire la sua voce vicino al mio orecchio mi rilassa. E poi accade quel che temevo. Gli occhi si chiudono essendo troppo pesanti per restare aperti e allo sfondo nero, si sostituiscono immagini. Inizialmente vedo tutto sfocato, ma lentamente le figure si fanno più nitide. Sento la voce di Lauren provenire da dietro una porta, è arrabbiata. Degli strani versi sovrastano le sue parole. Incuriosita, entro nella stanza. Ciò che vedo mi lascia davvero senza fiato. Su un banco vedo la ragazza di poco fa a gambe aperte, Lauren è in mezzo a queste e con una mano le da' piacere. Al contrario della prima sembra triste, scocciata, come se lo stesse facendo per forza. Quando la ragazza dai capelli neri viene, Lauren ritrae immediatamente le dita e le pulisce schifata. Dice a... a.. un nome mi ronza in testa. Lucy(?). Possibile si chiami così? Comunque, le dice di andarsene, che non avrà nulla da lei dopo questa volta. Quando entrambe si voltano e mi vedono, noto la ventun'enne sbiancare. Sembra così in colpa, tanto da non riuscire a respirare. Sento le lacrime agli occhi che pizzicano, così come il naso. Il groppo in gola non riesce a farmi parlare. Tutto inizia a farsi di nuovo incomprensibile, fino a ritornare scuro come l'ombra. Apro gli occhi piano, la testa mi gira, una voce mi chiama: la sua. Salto per la paura e mi allontano da lei.
"Ehi è tutto okay? Che hai? Hai ricord-" la blocco mettendo una mano tra noi due.
-Non ti avvicinare- sussurro, la mia voce rotta dal pianto. Non so perché fa' così male, ma mi sento davvero come se mi avesse mancato di rispetto, come se mi avesse ferita profondamente. Dentro di me so' che ha fatto qualcosa di sbagliato, ma vorrei sapere perché.
"Che hai visto?" È spaventata. Il suo labbro inferiore è vittima dei morsi dati ripetutamente, la gamba destra trema dall'agitazione. Cerco di asciugarmi le lacrime, di non smoccolare come una bambina, ma è tutto inutile. Non riesco a smettere.
-T-tu..- non so come dirglielo.
"Io?"
-Sì... eri c-con quel-la e..- non riesco a finire la frase.
"Quella? Chi?" Usa un tono calmo, nonostante il nervosismo.
-L-Luc-y... ho ricordato.. tu stavi.. e lei era così.. così.. in estasi..- dico singhiozzando. La sento sospirare. Che pensasse avessi ricordato qualcosa di peggio? C'è qualcosa di peggio da ricordare? Ora ho davvero paura di recuperare la memoria. Si avvicina, nonostante io le abbia detto di non farlo. Mi abbraccia e fa poggiare il capo sul suo petto. Ringrazio che questo posto sia isolato e che ci sia lei con me e non qualcun altro.
"È straordinario come tu possa sentire le stesse emozioni di quel giorno, se non più forti. Ed è altrettanto stupefacente come tu riesca a farmi sentire in colpa. Non mi parlasti per giorni e giorni sai? Fu orribile" posso sentire l'amarezza delle sue parole, quanto questo abbia fatto del male anche a lei. Riesco a calmarmi un po', ma non del tutto. Le lacrime non cessano di uscire.
"Mi aveva ricattata. Se non avessi fatto ciò che voleva ci avremmo rimesso entrambe ed io non volevo crearti problemi. Dopo aver visto la tua espressione, ciò che stavo facendo mi sembrò così sporco e schifoso, che decisi di andare a casa sua e prendere tutto quello che aveva contro di me, così da non dover fare più cose del genere" mi rassereno. Non è colpa sua. Questa consapevolezza mi lascia un senso di leggerezza al petto enorme. Annuisco senza dire nulla. Mi scosta un po' da lei e mi alza il viso con le mani, poggiate sulle guance calde e arrossate.
"Quando ci penso mi sento davvero malissimo. Non avrei mai voluto" il senso di colpa l'assale.
-Non è sta-ta col-pa tu-a- mi sento davvero ridicola. Odio piangere, figuriamoci farmi vedere in questo stato. Ho diciannove anni e in questo momento ne dimostro dieci.
"Ti prego, smetti di piangere, non sei credibile se lo dici così" cerca di rallegrare la situazione. Ridacchio per poi massaggiarmi il capo dolente.
-Vorrei, davvero, ma non ci riesco. Ci metto tanto a smettere- confesso, con una mano tiro fuori un fazzoletto dalla tasca dei jeans e mi soffio il naso. I pollici delle sue mani mi accarezzano le gote e le sue labbra si allargano in un sorriso lieve.
"Lo so. Ti faccio smettere io allora" la sua voce è calda e bassa. La pelle d'oca non tarda ad arrivare, così come il cuore che accelera gradualmente il battito. Avvicina il suo viso al mio, non riesco a muovermi. I miei occhi passano sulle sue labbra e poi ai suoi occhi, che mi ipnotizzano all'istante. Dopo pochi secondi, la sua bocca è sulla mia. Sento il petto come se stesse per esplodere. Non si stacca e nemmeno io. Mi rilasso e lentamente riprendo a respirare in modo regolare. Sento il mio corpo fremere, come se fosse abituato a ricevere di più. Le sue labbra sono così morbide e carnose, il loro sapore è di liquirizia. Si allontana piano, come me apre gli occhi allo stesso modo.
"Visto? Non piangi più" mi asciuga una lacrima rimasta sulla guancia. Non riesco a pronunciare una sillaba. Mi ha baciata penso in continuazione. Mi guarda, come se avesse fatto qualcosa che non voleva, come se avesse paura della mia reazione. Stranamente, per quanto possa sembrare folle, mi è piaciuto. Eccome se mi è piaciuto. E stranamente questo contatto mi è mancato. Forse c'è stato davvero qualcosa tra noi, ma se così fosse, non capisco: perché tenermelo nascosto? I miei pensieri vengono interrotti dalla sua voce.
"I-io devo andare.. se ti ha dato fastidio mi spiace.." sta fraintendendo tutto.
"Dimenticalo okay? Non volevo crearti problemi" la voce non accenna ad uscire. Leggo nei suoi occhi delusione e tristezza, le sue mani tremano. Non voglio vada via, non ora. Cerca di alzarsi, ma la blocco contro il muro con le poche forze che ho. Cerco di mantenere l'equilibrio per non cadere e appoggio le mie labbra sulle sue. Non faccio pressione, non chiedo di più, semplicemente le lascio sulle sue. Spinge la sua bocca contro la mia dopo pochi secondi, le sue mani dietro il mio collo che mi attirano verso di lei. Approfitto del contatto per mettermi in una posizione più comoda, ovvero, seduta su di lei. Prende l'iniziativa e muove piano le labbra. Io la seguo lentamente, per poi baciarla in modo più voglioso. Spingo il mio corpo verso il suo per avere più contatto, le sue mani sono sotto la mia maglia. Ci stacchiamo per riprendere fiato e noto la sua confusione. Al suo contrario, però, sto sorridendo. Le accarezzo le guance e poi appoggio la mia fronte sulla sua.
"Perché?" Domanda affannata. Prendo fiato e rispondo.
-Perché non resistevo più- ammetto.
"Ti prego ricorda in fretta" la sento sussurrare. Come pensavo, lei è il centro dei miei ricordi perduti. Non importa cosa ricorderò di brutto, mi importa ricordare tutto, più di ogni altra cosa lei. Suona la campanella e noi saltiamo dallo spavento.
"È finita la pausa pranzo" dice ridendo. È finita? Siamo state qui sotto per davvero molto tempo.
-Ma io ho fame..- mi lamento. Lei ride di gusto e poi mi fa alzare.
"Andiamo dai, ti porto a mangiare lo stesso, la cuoca è una mia amica" mi fa l'occhiolino. Annuisco e la seguo fino in mensa. Non so cosa sia successo poco fa, ma è come se mi sentissi più che bene. Come se fosse da troppo tempo che non assaggiassi le sue labbra, tanto da cadere in una specie di astinenza. Io ricorderò, lo farò, per lei.

Possessive || Camren Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora