Parte 5

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Mi sveglio sentendomi chiamare e scuotere.
<Camila... Camila... sveglia...> è una voce familiare. Mi sveglio e stiracchio lentamente, dopo di che mi metto e a sedere. I ricordi mi cadono come un macigno nella mente, e scatto in piedi.
-Normani... che ore sono?- chiedo alla ragazza.
<L'ora di andare a casa..> dice ridacchiando un po' per la mia faccia assonnata, e credo anche per i miei capelli spennati. Dopo un po' però mi guarda leggermente preoccupata.
-Okay, vado a prendere la mia roba e andiamo.. un attimo, come facevi a sapere che sono qui?- domando un po' confusa. Solo ora, intanto, noto che Lauren non c'è. Non si è nemmeno degnata di svegliarmi. Che nervi.
<La tua rapitrice mi ha avvertita circa cinque minuti fa, anche lei abbastanza addormentata..> afferma sempre con una strana espressione.
-Cos'hai detto alla prof?-
<Infermeria, e infatti..> ridiamo.
-Dai, andiamo, così ti racconto- dico stanca. Anche se una dormita ci voleva. Saliamo in macchina e le racconto tutto durante il tragitto verso casa mia. Quando arriviamo, si slaccia la cintura e si volta verso di me, con un'espressione confusa.
<Non so cosa le passi per la testa, ma sappi che io ti starò vicina. Tu però, cerca di starci lontana e per favore non innamorarti di lei. Non affezionarti. Ti farebbe davvero male> dichiara Normani, evidentemente preoccupata. Annuisco e le sorrido.

....

Appena torno a casa sento delle voci, una in particolare ha un'aria nostalgica. Quando arrivo in salotto, scorgo una figura in lontananza che mi fa cadere lo zaino dalle spalle. Le corro incontro e le salto in raccio.
-Mi sei mancata! Ma non dovevi arrivare domani?- chiedo appena Dinah mi mette giù.
D: Sorpresa!: ride. Come mi è mancata. Dopo avermi aiutata a fare matematica, in cui sono una frana, parliamo di tutto quello che è successo negli ultimi mesi, dato che l'ultima volta che ci siamo viste era agosto. Dopo avermi raccontato du aver conosciuto un ragazzo di nome Joel, e di averci iniziato ad uscire, mi chiede come vanno le cose con Lauren. Al solo sentirla nominare, smetto di sorridere e parlare. Sapevo me l'avrebbe chiesto e credevo di poterle rispondere. Mi sbagliavo.
D: Ehi, che succede? Non mi dire che...: la interrompo.
-No, no oggi no... anzi..- mi fermo.
D: Mila.. forza..: mi incoraggia
-Allora..- prendo un bel resprio -ero in classe con Normani, quando Lauren si è fiondata nella stanza, mi ha presa e portata in infermeria, dove mi ha buttata sul letto e iniziato a dirmi di stare zitta. Ovviamente ho iniziato a farle domande, anche se mi aveva detto di non farlo e ad un certo punto credevo anche che mi picchiasse, ma in realtà...- sto parlando a ruota libera, finché mi blocco e ne approfitto per prendere fiato. Glielo dico o non glielo dico? mi chiedo preoccupata.
D: Camila, continua: comanda, desiderosa di sapere e preoccupata del mio improvviso zittirmi.
-Prometti che non dai di matto?- esito. Lei annuisce.
-Okay.. ecco.. lei.. mi ha chiesto se mi faceva male il labbro, e poi, mentre stavamo parlando ha infilato una mano sotto la mia maglia e.. ecco.. lei.. m-mi ha t-toccata un seno- credo di essere rosso peperoncino. Ho sempre avuto vergogna a dire certe cose. Sgrana gli occhi, ma continuo il racconto prima che lei inizi a parlare.
-Ammetto che è stato piacevole, ma ho supplicato che si fermasse e lei dopo un po' l'ha fatto anche se ha lasciato segni qua e là.. comunque alla fine mi ha ordinato di dormire con lei e l'ho fatto.. mi ha svegliata Normani, avvertita da lei che se ne è andata non so dove- finisco di parlare, mantenendo lo sguardo sulle mie mani che stanno giocando con un mio anello.
D:Lei cosa?! Okay non mi piace questa storia. Spera che non si avvicini a te in mia presenza, altrimenti giuro che..: come temevo sta dando di matto.
-Ssh, abbassa la voce. Lo so, hai ragione, devo starle lontano. Solo..- mi fermo. So che non la prenderà bene, per nulla.
-A volte mi sembra sola, i suoi occhi sono vuoti ed è come se chiedessero aiuto...- sussurro. La ragazza dagli occhi scuri mi abbraccia, senza dire assolutamente nulla. Restiamo così finché non ci chiamano per la cena.
La sveglia suona alle 6:30, ma non è tanto quella a svegliarmi. Un odore di cioccolata impregna la stanza, risvegliando il mio stomaco. Guardo sulla scrivania e trovo un vassoio. Mi alzo e lo porto sul letto. Manngio i biscotti immersi nella bevanda calda, sorridendo al biglietto ritrovato di fianco alla tazza. "Buongiorno, sono di sotto, mangia e vestiti, ti voglio bene, Dinah". Faccio come ha detto lei e per le 7:15 sono pronta. Arriviamo cinque minuti in anticipo, così mi accompagna all'entrata. Camminiamo a braccetto come è nostro solito fare, evitando le occhiate del resto delle persone. Normani mi manda un messaggio poco prima che noi arrivassimo al cancello di entrata. 'Ho l'influenza, sopravvivi per favore, ci vediamo forse lunedì'. Okay questo è un problema.
-Merda- impreco.
D: Che succede?: chiede Dinah preoccupata.
-Normani non viene.. e quindi..-
D: Sarai sola con Lauren in circolazione. Non mi piace: ammette infastidita lei. È sempre stata protettiva nei miei confronti, e quando le ho detto che mi aveva alzato le mani, era davvero impazzita. Parlando del diavolo, eccola lì, che avanza con il suo gruppo verso l'entrata. Faccio un segno alla mia migliore amica per farle vedere chi è la ragazza di cui stiamo parlando, ma le dico di non farsi notare. Mi guarda con un sopracciglio inarcato, segno che non le va a genio ed io abbasso lo sguardo, consapevole del suo aver ragione.
D: Assolutamente no, Mila, proprio no..: dichiara.
-Lo so, credimi, ma.. non lo so, c'è qualcosa..- mi fermo a metà, notando occhi verdi fissarci.
-Ehm... ci sta fissando.. è meglio che vai ora, ci vediamo all'uscita..- le sussurro per non farmi sentire.
D: Che ci guardi, deve solo toccarti davanti a me, le spezzo le mani: afferma sicura e con una leggera rabbia. L'abbraccio ringraziandola, dopo di che le lascio un bacio sulla guancia. La guardo allontanarsi e quando sono sicura che nessuno l'abbia seguita, entro nell'istituto. Le prime due ore passano velocemente, mentre storia dell'arte, anche troppo lentamente. La teoria non mi è piaciuta, preferisco di più studiare l'interpretazione dei quadri. Quando suona la campanella, mi precipito a prendermi l'ennesima cioccolata calda che annulla tutto il freddo che avevo fino a poco fa. Mentre vado a prendere i libri dell'ora successiva, assisto con mia sfortuna ad una scena oscena. Una rossa tinta (si nota dalla ricrescita) è tenuta in braccio da Lauren, che la sostiene per i glutei mentre la ragazza stringe le sue gambe alla vita della grande. Inizio ad infastidirmi, molto, soprattutto quando le mani di quest'ultima iniziano a vagare per il corpo di occhi verdi. Lei le lascia fare, non obbietta, e questo mi fa ancora più arrabbiare. Perché non puo' provarci seriamente con me? Forse mi sono illusa io di piacerle? Forse il suo obbiettivo è solo di portarmi a letto, quindi cerca un modo per arrivare ad avermi, per poi scaricarmi? Scuoto la testa e tiro dritto. Alcuni mi fissano confusi, altri le guardano schifate. Per fortuna incontro una figura amica.
-Thomas, ehi- lo richiamo. Lui si volta e mi sorride. Chiacchieramo del più e del meno, finché non dobbiamo ripassare dalla direzione da ci sono venuta, dato che entrambi abbiamo inglese con lo stesso professore.
<Tutto okay?> mi chiede osservandomi. Sospiro e scuoto la testa.
-Guardala, il minuto prima sembra viva per me, quello dopo sembra non sapere della mia esistenza. Sembra che viva per scopare e distruggere. Sono ormai passati quasi due mesi e non ne posso più- ammetto stanca. Thomas mi accarezza una spalla per farmi coraggio e mi sorride.
"Ma che carini" dice una voce alle nostre spalle. La riconoscerei tra mille. Incito il moro a non fermarsi e a continuare a camminare, non volendo affrontarla. Lui inizialmente fa come chiedo, ma poi è costretto a fermarsi, data la presa sul suo polso della nera.
"Quando vi parlo dovete ascoltarmi. Chiaro?" minaccia. Ha un sguardo arrabbiato, anche se non ho capito perché, dato che fino a poco fa sembrava in paradiso.
<Siamo fermi, parla> la incita annoiato il mio amico, avendo capito che non c'è altro modo per togliersela di torno. Lei lo guarda torva, dopo di che lo lascia.
"Direi che abbiamo una nuova coppietta qui" sbotta. Mi fa salire i nervi.
-Siamo amici- dichiaro infastidita. Sembra rimanere leggermente stupita, ma continua a comportarsi da stronza ugualmente.
"Chi era la ragazza di stamattina?" domanda curiosa e diretta. Che le importa?
-Non sono affari tuoi- mi sto innervosendo. Lauren contrae la mascella e assume uno sguardo irato.
"Come scusa?" chiede retoricamente. La guardo abbastanza contrariata e sbuffo. Ripeto la frase e lei aggrotta le sopracciglia. Carica un pugno, che non mi arriva perché Thomas si mette in mezzo.
<Non si risolve nulla così> dice. Vorrei che anche lei capisse. Lei lo spinge via e si avvia verso di me. Mi da uno schiaffo sulla guancia e un pugno nello stomaco, che mi fa piegare in due dal dolore, tanto da mettermi in ginocchio. Gli altri del gruppo tengono fermo Thomas. Il resto degli alunni o vanno di fretta tirando avanti e non vedendo nulla, oppure vedono tutto e se ne fregano altamamente.
<Lasciatemi, brutti stronzi, Camila> sento il moro imprecare. Leggo nei suoi occhi neri una rabbia e una paura che non gli ho mai visto prima. Non riesco a rispondere dato che ho il respiro mozzato.
"Ora non fai più la scontrosa vero? Allora chi è?" il suo tono è arrabbiato e quasi angosciato, azzarderei. Sembra che sapere chi sia Dinah sia questione di vita o di morte.
-Non sono affari tuoi- ribadisco, tra un respiro e l'altro. Mi fa dannatamente male.
"Non costringermi a farti del male, rispondimi" è seria.
-Costringerti? Spero tu sti-a s-scherzan-do- annaspo -hai fatto tut-to tu- Io n-non ho fat-to nulla di male- mi manca il respiro. Mentre parlo riesco ad alzarmi, mantenendomi lo stomaco e assicurandomi con lo sguardo che Thomas stia bene.
<Cristo, ma sei matta? Smettila!> lo sento gridare. Tutti guardano, ma nessuno fa nulla. Distratta, non vedo che arriva il millesimo schiaffo, che mi sbilancia di qualche passo. Riesco a non cadere. Mi tira per un braccio e mi sbatte contro gli armadietti di schiena, rievocandomi un dolore che credevo fosse passato. Se prima respiravo a fatica, ora a malapena riesco a capire se sto ancora respirando. Il dolore fa uscire un gemito dalle mie labbra e le gambe cedono, facendomi scivolare a terra. Perché deve fare così? Perché a me? Cosa ho fatto? mi chiedo incessantemente. Thomas riesce a liberarsi un braccio e tira un gancio destroa quello che lo teneva dalla parte destra. Da un pugno a quello a sinistra, ma non riesce a liberarsi di quello dietro, che evita la testata e stringe la presa sulle braccia. I due colpiti si riprendono e, dopo avergli dato un pugno, ritornano a tenerlo fermo.
-Lasciatelo stare, vigliacchi, lui non c'entra niente- dichiaro tra un sospiro e l'altro.
"Il tuo problema sono io, non loro" Lauren mi copre la visuale con il suo corpo. Si china alla mia altezza. "Allora, chi cazzo era quella?" urla. Chiudo gli occhi per lo spavento e mi racchiudo a uovo, coprendomi il volto con le braccia. Lei me le sposta con forza, bloccandosi subito dopo. Sento le guance bruciare, data la scesa delle bollenti lacrime. Non volevo vedesse, non lei.
-Ti p-prego b-bast-a..- singhiozzo. Prova ad accarezzarmi una guancia, ma mi sposto spaventata. Si guarda le mani, poi guarda me. I suoi occhi esprimono pentimento ed orrore. Si alza di botto e se ne va, richiamando il resto del gruppo. Thomas corre subito da me, mi prende in braccio mi porta non so dove, dato che perdo i sensi. Quando mi sveglio, noto di essere in infermeria, di nuovo, anche se per motivi diversi. Mi fa male ogni parte del corpo, soprattutto quando provo ad alzarmi, dato che un dolore lancinante passa lungo la schiena e gli addominali.
<Non muoverti, riposati> consiglia il moro al mio fianco.
-Sono contenta che tu stia bene, grazie per avermi difesa- sorrido lievemente. Lui al contrario si rattrista.
<Sei in questo stato per colpa mia, mi dispiace> si scusa. Gli accarezzo la mano che ha appoggiato sul letto. Mi guarda sconsolato, ma capisce che sarebbe andata così lo stesso.
-Se non ci fossi stato, sarei ancora lì per terra. Quindi grazie- sorrido di nuovo, e lui ricambia leggermente. Thomas torna un'ora dopo da me con gli appunti di inglese e il pranzo, dopo di che, chiama Normani per informarla. Inutile dire che le sue urla si sentono dal letto. È abbastanza arrabbiata e preoccupata, ma appena sa che sto meglio si rilassa. Chiamo Dinah per raccontarle tutto e la sento sbraitare come non mai. Credo che questo sia solo l'inizio. All'uscita, il mio fedele amico mi accompagna dalla mia migliore amica, che si dirige verso di noi quasi correndo. Si presentano e lei lo ringrazia della gentilezza. Thomas arrossisce un po' imbarazzato, dopo di che se ne va.
D: Come sei conciata.. vieni andiamo a casa: afferma dolcemente e amareggiata.
-Sai la cosa peggiore qual è stata? Che nessuno si è messo in mezzo. È stata vedere lei che sfogava la sua rabbia su di me. È stata vedere lei scappare via, perché pentita. Sono contenta tu sia qui- Mi sorride e mi bacia una guancia. Quando siamo vicine al parcheggio, intravedo la figura della nera aprire lo sportello di un'auto, e prego che non ci veda. Ovviamente con la sfiga che ho, ci nota all'ultimo e si ferma. Dinah continua a camminare tenendomi in spalla, modo abbastanza imbarazzante per andarsene e farsi vedere. Per fortuna, lo zaino contiene solo un libro ed un quaderno. Dinah è un'atleta nata, perciò ha una forza pazzesca ed una resistenza spaventosa. Ha fatto molti sport di autodifesa, abilità e corsa. È un'ottima guardia del corpo.
-Dinah, ho paura..- ammetto, stringendo più saldamente la presa sui suoi fianchi e appoggiando la test sulla sua spalla.
D: Andrà tutto okay, fidati: ribatte sicura. Occhi verdi ci viene incontro e si ferma vicino, troppo vicino a noi. Dinah non mi lascia, anche se sento che vorrebbe mettermi giù. Non sono pesantissima ma nemmeno una piuma, e fare mezzo corridoio di scuola, scale e parcheggio con me sulle spalle, credo sia faticoso.
D: Hai bisogno? No perché andremmo di fretta: domanda ferma la mia migliore amica. Vedo Lauren stringere i pugni. Non mi piace questa situazione.
"In effetti sì, vorrei che te ne andassi e lasciassi Camila qui" dichiara. La sua voce è più roca del solito e stranamente autoritaria. Dinah mi appoggia momentaneamente al suolo e mi ordina di andarmi a sedere lontano. Ubbidisco e mi siedo sul portabagagli di un'auto. Faccio davvero fatica a stare in piedi. Spero seriamente che Lauren non faccia nulla di avventato.
D: Ascoltami bene. Tu non mi conosci, ma io so perfettamente che tipo di persona sei okay? E non lascerò che lei ne soffra. Non lascerò che tu la distrugga e nemmeno che la usi come sfoga-rabbia. Non te lo ripeterò ancora. Non azzardarti ad avvicinarti più a lei, o a toccarla o a guardarla. Lei non ha fatto nulla per meritarsi questo e tu lo sai: dice apparentemente calma. è l'unica che mi ha sempre difesa, che è sempre rimasta e non so cosa farei senza di lei.
"Io non prendo ordini da nessuno e non so chi tu sia per parlare a nome suo. Lei è di mia proprietà e decido io con chi puo' stare e chi no. Non condivido i miei passatempi" sputa acida. Sento un colpo al cuore più forte degli altri. Tutte quelle botte mi hanno fatto male, con le parole ora mi ha uccisa. Quindi sono un passatempo, un giocattolo? Che stupida che sono stata. Sento di nuovo le lacrime salire ma le ricaccio indietro, con non so quale forza.
-Andiamocene, non voglio stare qui- la prego, attirando l'attenzione di entrambe. Mi guarda dispiaciuta ed arrabbiata, ed io non posso che sentirmi come lei.
"Non vai da nessuna parte, non abbiamo finito" sbotta Lauren. Si avvicina velocemente alla mia migliore amica e cerca di afferrarla per un braccio, ma lei si sposta e le fa lo sgambetto. Lauren perde l'equilibrio ma non cade. Si avventa su di lei e le da un pugno, colpendola fortunatamente la spalla sinistra. Se avesse beccato il viso avrebbe fatto male il doppio. Dinah perde la pazienza ed accade ciò che temevo. Si avvicina alla nera, le prende un braccio e glielo gira dietro la schiena. La fa inginocchiare colpendola in mezzo alle giuntura delle ginocchia, che cedono subito, poi le tira i capelli e la butta per terra. Si mette sopra di lei e le tira un pugno, poi due, al terzo urlo non potendone più. Il fiato mi manca subito, ma Dinah si ferma a metà.
-Ti prego smettila, smettetela, non ne posso più!- ho ricominciato a piangere. La ragazza dagli occhi scuri si alza e torna da me con lo sguardo bassiìo.
D: Mi dispiace, non volevo, ho dovuto, poi ho perso il controllo e...: l'abbraccio.
-È tutto okay, portami a casa. Ti ringrazio- le dico. Mi ricarica in groppa e raggiungiamo l'auto. Lauren intanto si rialza a fatica, ma non ci segue. Arriviamo a casa che non c'è ancora nessuno, così Dinah mi porta in camera da letto e mi adagia su questo.
D: Riposa, che dopo ti aspetta un fine giornata impegnativo: annuncia sorridendo debolmente. Annuisco e chiudo gli occhi, esausta della giornata traumatica appena avuta. Non posso andare avanti così, non posso.

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