Parte 49

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È un attimo. La vedo sbiancare sotto i miei occhi, i suoi diventano tanto scuri da far paura.
"Cos'hai detto?" A malapena odo la sua voce.
-I-io... mi dispiace, davvero, non lo-
"No! Non dire niente, non ti credo" è sconvolta.
-Vorrei anche io che non fosse vero... ma mio padre ha deciso così...-
"Come scusa? Tuo padre? Camila hai diciannove anni, non puo' decidere per te! E poi non capisco, davvero, praticamente abiti qua, non vedo che problema ci sarebbe per te restarci" non so descrivere né il suo sguardo, né la sua voce. In effetti ha ragione, io praticamente vivo qua. Non cambierebbe nulla restarci anche se lui se ne va. E poi per qualsiasi cosa c'è mia madre.
-Il punto è proprio questo... io non so il perché di questa decisione e cosa c'entro io. Non ha voluto dirmi nulla e nemmeno mia madre ne sa più di tanto- sto entrando in panico.
-Io non voglio andarmene, non voglio! Ormai ho costruito una vita qui, che a Dallas non avevo, ho degli amici, che erano inesistenti a parte Dinah, ho trovato un posto tutto mio, dove posso sentirmi me stessa. Ho trovato te, che sei ciò che di meglio potesse capitarmi. Non importa quante personalità hai, quanti problemi ti perseguitano o che inferno ti porti dentro. Non importa quante volte abbiamo litigato o quante volte tu abbia alzato le mani su di me. Tu mi hai cambiata, sei cambiata, per me e per te. Mi hai dimostrato giorno per giorno quanto tu tenessi a me, quanto tu volessi diventare migliore per rendermi felice, quando io, probabilmente, ti avrei accettata anche così- faccio una breve pausa, il groppo in gola.
-Mi manca Dinah, siamo migliori amiche, è normale. Ma non posso abbandonare tutto questo, non ci riesco. Non voglio- scoppio a piangere, le mani sugli occhi, le ginocchia rannicchiate al petto. Mi abbraccia di slancio e fortemente, iniziando ad accarezzarmi il capo e a dirmi parole confortanti.
"Faremo in modo di farti restare, okay? Ora calmati, lavati la faccia e andiamo a parlare con i tuoi" annuisco piano, aspettando il momento giusto per poter andare.
-Lauren?-
"Mh?"
-Posso guidare? Mi accompagni sempre in giro e mi manca la mia macchina- faccio il labbruccio. Annuisce e ride leggermente.
"Quello che vuoi, ma smetti di piangere" mi bacia il naso. Sorrido e corro al bagno a darmi una sistemata. Evito si guardarmi allo specchio, per non vedere i miei occhi gonfi e rossi che mi farebbero stare peggio, mi sciaquo il viso, l'asciugo e poi torno in sala. Lei è lì che mi aspetta, seduta sul bracciolo del divano e il telefono in mano.
-Andiamo?- posa l'oggetto in tasca.
"Sì, ma prima spesa, non posso tornare a casa dopo e ricordarmi di essere senza nemmeno una fetta di carne" fa un'espressione spaventa, io rido.
-Sì, tranquilla, prima tappa il supermercato- esco di casa.
"Riuscirai a guidare ad una mano?" Annuisco ed entro in auto, quanto mi mancava. Il tempo è soleggiato, ma per fortuna l'aria non è tanto fredda. Una volta arrivate, prendiamo tutto l'occorrente e ci dirigiamo alla cassa. È da quando siamo entrate che ho come l'impressione di essere fissata, o che qualcuno ci fissi entrambe.
-Ehm.. è un'impressione mia o ci guardano tutti?- domando mentre siamo in fila.
"No, purtroppo no. Credo mi abbiano riconosciuta" sospira scocciata.
-Perché? Sei famosa?- domando confusa.
"Beh, contando che dovevo partecipare ai mondiali di box, direi di sì" ridacchia. Wow. Sto con lei senza nemmeno sapere che è una stella dello sport. Che idiota.
-E me lo dici ora? È fantastico! A casa mi farai vedere i video- ho un sorriso enorme.
"Come no, convinta" mi fa l'occhiolino. Usciamo dopo aver pagato e andiamo alla mia macchina. Mettiamo tutto nel cofano e poi entriamo.
-Ti dspiace se facciamo una deviazione?- chiedo mentre usciamo dal parcheggio.
"Uhm, dove andiamo?"
-Al pronto soccorso- cerco di ricordarmi la strada.
"Perché? Ti senti male?" Si allarma, mi fa sorridere.
-No, voglio togliere i punti, credo che sia il momento. Ormai non mi fa più così tanto male- dico tranquillizzandola. Sospira sollevata e poi si mette a guardare fuori dal finestrino.

. . .

È da dieci minuti che siamo difronte a casa mia, ma non voglio entrare. Lauren, ormai stufa, mi prende per la mano e mi trascina davanti alla porta.
-No, ferma, non sono ancora..- toc, toc. Maledetta.
"Ci sono io" mi fa l'occhiolino.
<Chi è?> domanda mia madre dall'altra parte.
-Noi- rispondo. Mi apre subito e velocemente mi abbraccia. Ricambio dopo pochi secondi, non ricordo nemmeno l'ultima volta che abbiamo avuto un contatto.
-Ehi, ehi, così mi soffochi, ciao mamma- sorrido timida.
<Oh, scusami, come stai? Mi sei mancata così tanto. Ma che è successo? I tuoi amici, perfino Dinah sono preoccupati per te, non ti vedono da circa quattro giorni, a scuola non ci sei andata... sicura sia tutto okay?> ecco, ci mancava solo questo.
-Ti spiego tutto, ma ci lasci entrare?- Lauren tossisce per attirare l'attenzione.
<Ah, ciao Lauren, scusate, entrate pure> e ci lascia passare. L'interno è proprio come me lo ricordo, ammetto mi sia mancato un po' stare qui.
"La tua fiamma dov'è?" Domanda la mia ragazza.
<Sono in cucina!> urla la donna dall'altro lato della casa. Ridiamo e ci sediamo sui divanetti. Iniziamo a parlare e a raccontarle tutti gli accaduti di quegli ultimi giorni, sorvolando sui nostri rapporti di letto e sul nostro litigio.
<Tua madre non puo' fare così, non ne ha il diritto. Ormai sei grande e hai la tua vita, non puo' comandarti> dice inizialmente <ma un po' di limiti non ti farebbero male> conclude, Lauren la guarda storta. Veniamo interrotte dal campanello, tutte ci guardiamo sorprese.
-Aspettavate qualcuno?- mia madre scuote la testa. Alyssa va ad aprire la porta, salutandoci con un sorriso timido, che si spegne una volta che vediamo mio padre sull'uscio. Sembra capire la presenza di sua sorella qui, ma la saluta ugualmente. Entra e rimane smarrito nel vedere me e Lauren abbracciate, ma quello che nota dopo mi preoccupa di più.
<Cos'hai sul collo?> domanda. Non mi vede da quasi una settimana e l'unica cosa che sa dirmi è questa? Ma scherziamo?
-Ciao anche a te, come stai? Io bene grazie- dico ironicamente.
<Non sono in vena di scherzi, che hai sul collo?> ripete, quasi arrabbiato.
-Sono tante cose papà, tanti segni d'affetto, i tuoi dove sono? La tua nuova compagna non te li fa?- non so da dove esce tutta questa sfacciataggine, ma sono davvero arrabbiata. Credevo gli importasse un briciolo di me, della mia vita.
<Come scusa? Da quando mi parli così?> è bordeaux dalla rabbia.
-Da quando hai tradito la mamma e vuoi costringermi a tornare a Dallas, quando soni liberissima di restare qui- urlo. Tutti sobbalzano, ma lui no.
<Non sono cose che ti riguardano, sono cose nostre e sì, tu verrai con me> risponde freddo e distaccato. Non si è mai comportato così con me, ma cosa gli è successo?
-E perché dovrei? Tu non mi comandi, non puoi farlo- la mano di Lauren si appoggia sulla mia coscia. La sento stringere fortemente per poi rilassarsi.
<Io e Eleanor vogliamo trasferirci lì, abbiamo avuto una promozione e la sede è a Dallas. Vorrei che venissi con me, per non stare con due lesbiche come loro> a sentirlo parlare così mi sento male. Vedo mia madre piangere silenziosamente, mentre Alyssa va da lei a consolarla.
"Veda di moderare il linguaggio" interviene la mia ragazza.
<Tu fatti gli affari tuoi>
"Me li sto facendo" ribatte.
-Io non verrò con te- dico semplicemente -puoi anche andartene- rimane esterrefatto.
<Perché non vuoi capire che è per il tuo bene? Per non farti diventare così> indica sua sorella e mia madre. Mi sento male. Non solo ha rifiutato sua moglie, o per meglio dire ed moglie tra un po', ma ora lo farà anche con me.
-E tu perché non vuoi capire che non è sbagliato? Che non si decide di chi ci si deve innamorare?- urlo, ho paura. Non voglio che se ne vada. Infondo gli voglio bene.
<Quindi sei dalla loro parte, è così?>
-Non sto dalla parte di nessuno, ma la mia vita è qui e intendo restarci- mi guarda arrabbiato e deluso, come se non se l'aspettasse.
<La casa è intestata a me, quando me ne andrò voglio proprio vedere dove andrete> dice maligno.
<Lei verrà da me, non preoccuparti> risponde acida la sorella. E pensare che è la mia prof di biologia.
<Bene, e Camila la sbatterete fuori?> Lauren sorride.
"La persona in questione non abita qui da un po', ma eri troppo occupato per saperlo" scordo quanto puo' essere maligna quando vuole.
<Come?>
"Vive da me da un po' e continuerà ad essere così" sorride. Ride divertito.
<E chi paga l'appartamento, le bollette, il college, eh?>
"La villetta è mia, ho un'eredità che mi permette di fare molte cose ed in più lavoro e studio. Direi che posso darle tutto quello che ha bisogno, compreso l'affetto" entrambi si guardano in modo minaccioso. Alle ultime parole, mio padre mi guarda male.
<Affetto?>
-E-esatto.. stiamo insieme, da prima che tu e la mamma vi separaste- abbasso la testa.
<Basta io me ne vado, mi fate schifo>
-Aspetta, papà, io..- mi alzo e lo rincorro.
<Non ti avvicinare e guai se mi chiami ancora così. Tu non sei mia figlia, mi fai schifo, avrei voluto non averti> e voltandosi apre la porta e fa per andarsene. Una figura mi passa di fianco, lo afferra per il colletto della camicia e lo sbatte al muro.
"Ascoltami bene" fa una pausa.
"Non osare mai più rivolgerti a lei così, chiaro? Nonostante tu sia un pezzo di merda, lei infondo ti vuole bene e farebbe di tutto per renderti felice. Ma sai perché non lo fa?" Lui scuote la testa.
-Lauren, fermati- le tocco una spalla, non si volta.
"Perché pensi solo a te stesso e a ciò che vuoi tu, non sai accettare le cose come stanno. Tu non la meriti. Non l'hai mai meritata. Ora sparisci, prima che ti spacchi la faccia" le ultime parole sussurrate con cattiveria. L'uomo corre via senza neanche chiudere la porta, io ancora ferma.
-Tu pensi che non sarei dovuta nascere?- le domando. Vorrei piangere, ma le lacrim non escono. Non sento niente, se non un lieve tepore dato dalla sua vicinanza.
"Penso che tu sia la persona migliore che potesse capitarmi" mi abbraccia. Chiudo gli occhi e respiro il suo profumo, rilassandomi.
-Grazie- dico staccandomi lievemente.
"Di nulla" mi lascia un leggero bacio sulle labbra.
-Quindi vengo da te?- sorrido.
"Ehm, magari prima andiamo a casa no?" M fa l'occhiolino. È incredibile come possa scherzare in un momento come questo.
-Magari prima vediamo mia madre come sta, faccio le valigie, le disfo a casa tua e poi vengo- rispondo alla provocazione.
"E sia" e ci dirigiamo in salotto.

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