Parte 54

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Prendo Thomas per un braccio e lo trascino verso gli ultimi banchi in fondo, lo faccio sedere e volto la sua sedia verso di me.
<Ma che cavolo.. che ti prende?> dice in modo sorpreso e scocciato. Lo guardo confusa, non si è mai rivolto a me così, è sempre stato molto dolce in realtà. Mi accomodo anche io e appoggio la testa sul palmo della mano destra.
-Sei sicuro che sia la domanda giusta da farmi? Perché credo che dovrei chiedertelo io cosa non va- rispondo calma, o almeno mi sforzo di sembrarlo. Sospira frustrato e si passa una mano tra i capelli scuri e leggermente arricciolati.
<Ne parliamo dopo, ora seguiamo la lezione> annuisco e mi volto verso l'insegnante. Nella mia testa cerco il modo più breve e coinciso, per informare Lauren e i miei amici di ciò che negli ultimi due giorni mi sta assillando i pensieri. Di loro non mi preoccupo, so che ne saranno contenti, ma lei... lei no. Vengo riscossa dai miei pensieri quando una porta si apre bruscamente e mi porta ad alzare lo sguardo. Inizialmente penso sia la mia ragazza, dato i suoi modi poco gentili di aprire le porte, ma mi rilasso vedendo che è soltanto il bidello. Ci annuncia che da dopodomani ci saranno le elezioni e i consigli di istituto, per questo la nostra scuola rimarrà chiusa da giovedì, fino a lunedì. Questo mi porta a pensare che qualche essenza da lassù abbia ascoltato le mie preghiere. Il nom dover studiare o avere impegni scolastici mi ha soltanto alzato la percentuale che Lauren mi dica di sì. O almeno spero. Suona la campanella, ma io e Thomas rimaniamo seduti ed usciamo per ultimi. Ci fermiamo davanti al suo armadietto e dopo aver controllato che non ci sia nessuno che conosciamo nelle vicinanze, mi guarda serio e preoccupato.
<Devi promettermi che non lo dirai a nessuno okay? Nemmeno alla tua ragazza> è super agitato e per calmarlo annuisco, rispettando la sua decisione.
-Quindi?- si lecca le labbra, gesto che non mi colpisce per nulla, se non nel farmi ricordare quelle di Lauren, la loro morbidezza, il loro sapore, okay basta.
<È da più o meno due settimane che Mani si comporta in modo strano, sorride più del solito ed è spesso attaccata al telefono. Ho paura che mi tradisca o che non provi più nulla per me. Non voglio perderla. Ma non so cosa pensare. Oggi non si è nemmeno accorta che avevo qualcosa che non andasse, quando di solito si preoccupa  se dico meno di tre parole in una frase. Non voglio sembrare paranoico, ma qualcosa in lei è cambiato> si sforza di non urlare o sembrare spaventato.
-A dire il vero sembri paranoico, tanto direi- cerco di sdrammatizzare, ma lui mi guarda storto.
-Okay, scusa. Ma se sei così preoccupato perché non glielo chiedi? Non in modo diretto, quello sarebbe troppo per te, ma dille una cosa del tipo 'Ehi, possiamo parlare? Ho notato che sei parecchio distratta ultimamente e volevo sapere cosa occupa la tua mente in questi giorni. Per favore sii sincera, qualsiasi cosa vorrei me ne parlassi' e vedrai che confesserà qualsiasi cosa non ti stia dicendo- gli sorrido, cercando di dargli forza. Mi abbraccia improvvisamente e mi sussurra un "grazie", per poi staccarsi e scompigliarmi i capelli.
<Sono fortunato ad averti come migliore amica> io rido per il suo cambiamento di umore.
-E beh, vorrei pur vedere- faccio la linguaccia e lui trattiene una risata, che poi libera contagiando anche me. Lo lascio andare, mentre io mi dirigo nell'aula di musica, avendo un'esposizione anche oggi. Capisco che bisogna dimostrare i progressi fatti, ma una al mese mi sembra troppo. Normani è già seduta al suo solito posto, quello accanto al suo è libero, probabilmente l'ha tenuto per me. Mi siedo e inizio a leggere il testo della canzone che porterò oggi. L'ho imparata qualche giorno fa e non riesco a levarmela dalla testa. Con la coda dell'occhio noto che la mia amica sta fissando impaziente il telefono, come se aspettasse con ansia ina risposta da qualcuno. Eppure lei non ne è mai stata dipendente e si è sempre concentrata sul suo brano da ripassare in questi casi. Il mio amico ha ragione, qualcosa non va. Sto per parlare, quando la prof. Muzzini la chiama, oggi inizierà lei. Prende il suo violino e inizia a suonare le note di thousand years. Mi ci perdo immediatamente, dimenticando tutto quello che volevo dire poco fa. Quando finisce, mi guarda per qualche secondo, il tempo necessario per capire che qualsiasi cosa abbia, è collegata con me. Il suo sguardo diventa triste, impaurito e invece di tornare a sedersi al mio fianco, posa lo strumento sulla sedia vicino a me ed esce dalla stanza. Vorrei potermi alzare e seguirla, ma tra poche persone tocca a me e l'ansia si sta iniziando a far sentire. Nonostante io l'abbia provata tutti i giorni, ho ancora paura di fare note troppo alte, quindi le tengo il più basse possibile. Ma so benissimo, che ciò che proverò cantandola, mi porterà all'effetto contrario. Dopo due ragazze che cantano insieme 'Give me Love' di Ed Sheeran, un ragazzo che canta "Let her go' dei Passenger, tocca a me. Sento il sangue gelarsi nelle vene e il  cuore battere all'impazzata. Mi dirigo verso il pianoforte ed esitante vi posiziono le dita sopra. Guardo verso l'entrata della porta, sperando che Lauren faccia il suo ingresso come la prima volta, per sostenermi, ma so che non verrà. Sarà ad annoiarsi nella sua classe o a dormire. Non posso pretendere di averla sempre con me o solo per me. Sospiro frustrata e incomincio a suonare. Posso farcela.
-Thi is the story that I've never told
I gotta get this off my chest to let it go
I need to take back the light inside you stole
You're a criminal
And you still like you're a fraud

All the pain and the truth
I wear like a battle wound
So ashamed so confused, I'm not broken, or bruised

Now I'm a warrior
Now I've got thicker skin
Now I'm a warrior
I'm stronger than I've ever been
And my armor, is made of steel, you can't get in
I'm a warrior
And you can never hurt me again- ricordi dolorosi si fanno alrgo nei miei pensieri, immagini che credevo di aver rimosso diventano nitide e distinte. Cerco di mantenere il controllo e continuo, fino ad arrivare alla fine. Come mi aspettavo tutti applaudono, ma io non mi sento per niente contenta o soddisfatta. Solo svuotata e triste. Torno al mio posto e mi metto ad ascoltare il resto dei brani. Sono così concentrata che non mi accorgo nemmeno che Mani è tornata a sedersi. Sento qualcosa sfiorarmi il braccio ma io non ci faccio caso e mi dirigo verso l'uscita. Aspetto di incrociare quegli occhi verdi che tanto adoro e dopo qualche minuto eccoli lì, che scrutano i dintorni alla ricerca di qualcosa, o meglio, qualcuno. Quando si posano au di me, saluta i suoi amici e viene verso di me con un sorriso bellissimo. Mi bacia dolcementee labbra ed io riprendo a respirare. Come mi mancava. È incredibile come possa creare dipendenza una persona, non lo penseresti mai.
"Andiamo bellissima?" Mi cinge le spalle con il suo braccio sinistro ed io i suoi fianchi con il mio destro.
Annuisco e ci dirigiamo alla sua macchina. Appena arriviamo a casa, mi butto sul divano esausta e la sento ridere divertita.
"Qualcuno qui è stanco" afferma ironica.
-Nah, sarà una tua impressione- ribatto sorridendo.
"Dai alzati che pranziamo, prima finiamo, più tempo ho da dedicarti" sussurra al mio orecchio, segno che si trova al mio fianco piegata in avanti.
-Va bene, arrivo- cerco con la mia mano la sua guancia. Quando la trovo apro gli occhi e mi avvicino per baciarla. Mi alzo a malincuore e insieme andiamo in cucina. Con mia grandr sorpresa è già tutto pronto, cosa che mi fa rimanere di stucco.
-Ma.. tu... quando..- la mia espressione la fa ridere. Mi piace sentire quel suono così bello uscire dalla sua bocca, soprattutto così frequentemente.
"Una maga non rivela i suoi segreti" sorrido. Non avrei mai pensato che potesse cambiare così tanto in pochi mesi. Mi siedo e inizio a mangiare quella deliziosa lasagna, anche se quando arrivo a metà, inizio a sentirmi in colpa. Non voglio ingrassare. Non voglio sentirmi di nuovo una balena. Decido di lasciarla e di iniziare a mangiare l'insalata con i pomodori, posta al centro del tavolo. Lei mi guarda seria, senza dire però nulla a riguardo. Una volta finito, mi offro di sparecchiare e la invito ad andare in camera a riposarsi. In realtà voglio solo del tempo per pensare ancora un po' a come dirglielo. Una volta finito, mi dico che è il momento. Quando entro nella sua stanza, la trovo addormentata abbracciata ad un cuscino. Sorrido alla tenera visione e decido di mettermi al posto di quest'ultimo. Mi appisolo per poco tempo, fino a quando lei non si sveglia sentendo la mia presenza.
-Ehi- sorrido.
"Ehi.. non c'era un cuscino qui?" Ha la voce impastata e roca.
-Se vuoi me ne vado e te lo ridò- faccio la finta offesa. Lei ride e mi stringe a sé.
"Sai che con me è inutile fingere vero? Puoi dirmi cos'hai?" Colpita e affondata. Prendo un grosso respiro.
-In effetti.. c'è una cosa di cui dovrei parlarti. Però promettimi che ci penserai prima di dirmi di sì o no- si alza a sedere, si strofina gli occhi e si mette in ascolto.
"Va bene" sospiro sollevata.
-Vedi.. venerdì è il compleanno di Dinah e come regalo di compleanno vorrebbe che andassimo a Dallas, portando con noi Normani e Thomas. A nostro favore ci sono anche i seggi, per cui non perderemmo giorni di scuola...- faccio una pausa.
"Se fosse solo questo direi di sì, ma credo che ci sia dell'altro per cui tu ti stia preoccupando" mi conosce troppo bene, forse meglio di me.
-Tra gli invitati c'è un ragazzo con cui sono stata quasi due anni prima che mi trasferissi. Lui da quando lo lasciai non è stato più con nessuna, perché mi ama. So per certo che se ci andiamo lui ricomincerà a provarci con me e diventerà una sanguisuga. Quindi... so che chiedo troppo ma.. per favore controllati. Lì è tutto il contrario di qua, non voglio ti facciano del male- mi fissa senza dire una parola. Un suono interrompe l'atmosfera tesa che si è creata e lei si alza.
"Vado a prepararmi per il lavoro, stasera ne parliamo" non mi saluta nemmeno e si dirige nel bagno. Io impreco e cerco di non agitarmi troppo. Qualche minuto dopo lei esce di casa, chiamo i miei due amici per informarli, anche se con Normani parlo davvero poco. Per ultima chiamo Dinah, per informarla che entro stasera dirò se ci sarò o meno. Mi raddormento poco dopo e quando mi sveglio vado a farmi la doccia, dato che sono le 20:00. Verso le 20:30 sento la porta aprirsi e richiudersi, segno che lei è tornata. Finisco di asciugarmi i capelli e cerco qualcosa da mettermi. Passi veloci si dirigono nella mia direzione, fino a quando non mi sento afferrare per un polso e trascinare sul letto. Lauren si stende su di me, i vestiti sono gelidi e così anche le sue mani. Mi bacia aggressivamente, mentre passa i polpastrelli lungo i miei fianchi.
"Mi sei mancata" dice, ma io non capisco.
-Ma cosa..?-
"Shh, parliamo dopo, ora ti voglio" e detto questo, inizia a spogliarsi.

Possessive || Camren Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora