Parte 23

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Nessuno osa parlare, Lauren mi tiene stretta a se in una presa delicata dato la mia incapacità di stare in piedi al momento. Ora inizio a capire il perché della tensione tra loro e mio padre.
<Camila, posso spiegare..> la voce bassa e insicura. Mi dicono tutti la stessa cosa ormai. Non riesco a parlare, mi sento la gola tremendamente secca, il corpo stanco e che necessita di riposo.
<E' colpa mia, non dovrei essere dovuta venire ... Mi dispiace> Alyssa è triste e arrabbiata, come se in realtà non fosse colpa sua ma di mia madre. Prende la borsa e velocemente va verso la porta.
-Aspetta- non so descrivere il mio tono di voce. Si ferma.
"Ma non è la tua prof di biologia?" Sussurra piano la ragazza alle mie spalle. Annuisco lentamente.
-Ma è anche la sorella di mio padre- lo dico così piano che non so se abbia sentito.
"Cosa?!" Quasi urla, le due abbassano il capo, come se si vergognassero di qualcosa.
-L'ho saputo pochi giorni fa, ne ero all'oscuro anche io..- mi alzo lentamente da lei e faccio intrecciare le nostre dita dietro la schiena.
-Da quanto?- non so cosa stia provando in questo momento.
<E' un po' complicato.. Ma sappi che erano anni che non ci vedevamo, non ho tradito tuo padre in questo tempo..> la interrompo irritata.
-Perché una relazione deve essere complicata? Sono stanca di sentirlo dire! Se amassi papà, l'avresti respinta. Ma non l'hai fatto- Lauren mi stringe le mani in segno di appoggio.
-Voglio sapere soltanto da quanto- la voce ferma. Alyssa mi guarda quasi come avesse capito ciò che mi passa per la testa.
<L'ultima volta 19 anni fa... prima che tua madre si sposasse..> risponde quest'ultima. Inizio a pensare a come sarebbe stato se non si fossero lasciate.
-Ed ora- preciso. Mia madre si morde il labbro per il nervosismo. Probabilmente l'ho preso da lei questo vizio.
<Ci siamo solo baciate..>
-Papà lo sa?- sgranano gli occhi.
<No, ha sospettato qualcosa anni fa, ma non deve assolutamente saperlo> mia madre quasi urla. Alyssa si rabbuia ancora di più.
-Non è responsabilità mia dirglielo, non intendevo farlo e non capisco perché vi siete lasciate- questo è ciò che mi manda in confusione.
"Non penso sia il caso.." dice piano la ragazza dietro di me.
-No. Devo sapere... insomma guardale... sono passati anni e anni e ancora si amano- mi volto a guardarla. Mi guarda intensamente ma si trattiene dal baciarmi.
<Non è una cosa normale... insomma tra due ragazze non dovrebbe esserci questo tipo di sentimento, è innaturale..> non se se quel che dice lo pensa davvero o no, ma mi fa rabbia. Tanta. Quando stavo con Ray e lei lo scoprì, mi fece una scenata immonda per poi lasciarmi fare. Ora capisco perché. In fondo sapeva cosa provassi e credo che proprio per questo non si sia messa in mezzo. Ma allora perché adesso dice queste cose orrende?
<Quindi per te è stato tutto sbagliato giusto?> Alyssa ha una faccia distrutta e gli occhi gonfi.
Mia madre si riscuote, come se si fosse appena ricordata della sua presenza
<No.. Aspetta..Non intendevo..>
<Si invece. Bastava dirlo fin da subito. Ciao Camila, ci vediamo a scuola, scusa davvero> e se ne va. Lauren lascia le mie mani e si appoggia al muro, incrociando le braccia e fissando mia madre in malo modo.
-Sei stata crudele, lo sai?- sospira e si siede sul divano. Il suo corpo magro sembra davvero piccolo su di esso e i capelli scuri le ricadono davanti il viso in modo disordinato.
-Io non ti giudico, sappilo, ma non penso lei meriti questo. Nemmeno tu e neanche papà. Io stasera dormo fuori, ho bisogno di stare un po' lontano da qui- la mia voce è neutra, dentro di me c'è una tempesta. Prendo la mano della ragazza al mio fianco e torniamo in camera mia. Mi butto sul letto e Lauren si stende al mio fianco abbracciandomi.
-Io non capisco... Davvero.. cosa c'è di così sbagliato?- inizio a singhiozzare. Mi stringe ancora più a sé, con una mano mi accarezza la schiena.
"Non è sbagliato okay? Non siamo sbagliate e ciò che c'è tra noi non è sbagliato" afferma sicura ma con tono dolce. Mi asciugo quelle poche lacrime e la guardo negli occhi.
-Posso stare da te stasera?- la voce mi trema.
"Pensavo fosse scontato" mi bacia i capelli. Annuso profondamente il suo profumo e questo mi porta alla mente di non averle ridato la sua felpa.
-La tua maglia- dico improvvisamente. Mi guarda confusa.
"Cos'ha che non va?" mi guarda perplessa.
-Nulla, intendevo dire che non te l'ho ancora restituita- ridacchio.
"Puoi tenerla" è tranquilla.
-Davvero?-mi alzo di scatto.
"Si, davvero" sorride. Amo il suo sorriso. Saltello sul letto come una bambina. Mi prende per il busto e mi ci butta sopra iniziando a farmi il solletico. Rido come una pazza e mi muovo come se avessi le convulsioni.
-Ti pre-go, ba-sta- dico a fatica. Mi dà tregua e quando mi sono ripresa inizio a preparare il borsone per andare da lei. Ovviamente mi porto l'essenziale: vestiti, spazzolino, caricabatterie, spazzole e i libri. Si alza anche lei e insieme scendiamo al piano di sotto dirigendoci alla porta. Mia madre non c'è più, probabilmente è in camera sua. Per fortuna papà non torna questa sera, così lei avrà tempo per riprendersi. Arriviamo a casa sua dopo dieci minuti di camminata, entriamo e vado a portare il bagaglio nella sua stanza. Quando poi entro in cucina, lei è ai fornelli che sta cucinando. L'abbraccio da dietro e le bacio la spalla.
-Che si mangia?-
"Cotoletta e patatine" dice allegra. Amo la cotoletta. Decido di apparecchiare e inizio a cercare le varie cose per la stanza. Mentre mangiamo parliamo della nostra infanzia, lei mi parla di sua sorella, dei loro litigi, dei loro scherzi, le giornate al mare e così via. Io l'ascolto attentamente, notando come sia felice e triste nello stesso momento. Vorrei tanto sapere cosa le è successo, ma rimando. Non penso sia il momento giusto. Dopo aver sparecchiato ci mettiamo sul divano e accendiamo la tv. Mi sorge spontaneo domandarle dove siano i suoi genitori, ma noto nella sua reazione che era meglio non chiedere.
-Scusa, non sono affari miei...- mi alzo e vado in bagno. Prendo respiri profondi e prego che lei non si sia arrabbiata. Quando esco ha gli occhi chiusi ed appoggiata al bracciolo del divano con la schiena. Mi siedo piano e mi metto tra le sue gambe, appoggiandomi al suo corpo e chiudendo gli occhi a mia volta.
"Sono morti" mi dice ad un tratto. Li riapro e mi alzo di scatto. Lei mi guarda dubbiosa, come se non sapesse se fidarsi o no. Sospira e riprende a parlare.
"Non nel vero senso della parola, ma morti per me. In realtà vivono ad Amsterdam" fa una pausa. Mi rilasso, se fossero morti anche loro mi sarebbe venuto un infarto. Non avrei sopportato di sapere quanto dolore ha subito, affrontato e che questo l'ha ridotta così.
-Okay, non sei per forza costretta a parlarne- sono sincera. Per quanto io voglia sapere ogni cosa su di lei, non la costringo, non avrebbe senso. Deve volermi raccontare ciò che la riguarda perché ne ha voglia e si fida di me. Annuisce.
"Non hanno mai accettato il fatto che mi piacessero le ragazze, non ci hanno mai provato e mai ci proveranno. La mia è una famiglia benestante, con regole severe e rigide. A me non sono mai piaciute le regole. Soprattutto le loro. Mia sorella era l'unica a sostenermi, a starmi vicino e a convincermi a restare in quella casa" si inumidisce le labbra ed ingoia la saliva. Io ascolto senza fiatare.
"Voleva venire via con me e farsi una nuova vita, nemmeno lei sopportava quella casa, ma tutti le volevano bene. Poi però è morta ed io me ne sono andata" taglia corto, forse ricordare la morte di Taylor le fa ancora un brutto effetto.
-La casa è tua?- annuisce.
-E come fai a pagare le bollette, la scuola, insomma, tutto quanto?- si passa una mano tra i capelli e i miei occhi seguono quel gesto ipnotizzati.
"I miei nonni paterni me l'hanno lasciata in eredità, mentre Taylor lasciò tutto quello che aveva a me" annuisco. Mi alzo e tendo la mano per aiutarla a fare lo stesso e insieme andiamo in camera sua a metterci il pigiama. Infilo il pantalone e la maglia e mi aspetto che lei faccia lo stesso. Si mette nel letto solo in intimo difronte a me ed io deglutisco nervosa.
-D-dormi cosi?-
"Sì, ma se vuoi vado sul divano se-" la fermo.
-No, è okay- sono imbarazzata. Mi avvicino a lei e le lascio un leggero e casto bacio sulle labbra, dopo di ché metto la mia testa tra i suoi seni e lascio che il suo braccio sinistro mi abbracci, attirandomi ancora di più a sé. Non avrei mai pensato di arrivare a tanto. Non con lei ma ne sono felice. Forse questa volta ne varrà la pena.

Ringrazio @sorbos per avermi dato una mano per il capitolo, perché questo periodo per me non è dei migliori
E ricordo ancora (quanto sono logorroica c:) che la storia è di @HowIceAndFire
-A

Possessive || Camren Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora