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Camminavo per allontanarmi dalla tenuta, tentando di ricordare il più possibile la strada che avevo percorso con Kyle soltanto quattro giorni prima, la sera della vigilia di Natale.

Avevo subito capito quanto lui tenesse a quella casetta sull'albero. Era sicuramente un posto importante per lui, un punto di riferimento, un luogo sicuro, un nascondiglio. Era il primo luogo che mi era venuto in mente quando Kim mi aveva detto di cercarlo. Quale posto per nascondersi poteva essere meglio di una casetta in cima ad un albero?

Però c'era un problema. Non mi ricordavo minimamente la strada. Ero troppo immersa nell'atmosfera, quella sera, che non ci avevo prestato attenzione. Ah, se solo avessi saputo di doverci andare da sola. Sarei stata decisamente più concentrata.

Percorrevo stradine che ero convinta di non avere mai visto prima. Mi sembravano tutte così simili, circondate da boschetti e da campi di grano.

Proprio quando stavo per sventolare la bandiera bianca con la quale affermavo di essermi arresa, ecco che un incrocio familiare comparve davanti a me.

Il cuore mi martellava forte nel petto, perché lo avevo riconosciuto. Era senza dubbio la strada giusta.

Aumentai il passo, fino quasi a correre. Tum tum, tum tum. Non sapevo se era il mio cuore a fare quel rumore, oppure gli stivaletti che picchiavano contro i ciottoli del sentiero.

Alzai lo sguardo. La casetta era proprio là, in mezzo ai rami. Sembrava persino più in alto di quando ci ero stata con lui.

"Kyle!" urlai, sperando che mi rispondesse, così da non dover salire fin lassù.

Eppure, non mi arrivò nessuna risposta.

"Kyle, ti prego, scendi! So che sei qui" gridai nuovamente, questa volta a squarciagola.

Ancora nulla. Nessuna voce dall'alto. L'unica compagnia, in mezzo a quella natura sconfinata, era quella degli uccellini che riempivano l'aria con il loro cinguettio.

Le possibilità erano due. O Kyle era nella casetta ma non voleva rispondermi, oppure avevo sbagliato tutto.

Ma non potevo andarmene senza ave avuto la conferma.

Scalino dopo scalino, mi imposi di non guardare mai in basso. Stringevo le mani intorno alla corda così forte che le nocche mi diventarono bianche. Era stato molto più facile, sapendo che lui mi stava tenendo.

Nonostante questo, però, riuscii nel mio intento. Appoggiai entrambi i piedi sulle assi di legno e mi sentii subito meglio.

Dentro la piccola abitazione, però, non c'era nessuno.

Il vuoto più totale.

Niente.

Mi guardai intorno. Era tutto identico alla sera di quattro giorni fa. Ad eccezione di.. mi bloccai improvvisamente. Arrotolato in un angolo vi era un sacco a pelo.

Un sacco a pelo blu, grande e pesante.

La gente dorme nei sacchi a pelo, no?

Kyle, probabilmente, ci avrebbe dormito.

Il cuore riprese a martellarmi nel petto più forte di prima. Era stato lì, e quasi sicuramente ci sarebbe anche tornato. Quella sera.

Che potevo fare? Aspettarlo lì? Per quante ore? In fondo, erano solo le tre del pomeriggio. Probabilmente nemmeno. Quanto avrei dovuto aspettare?

Ero così impaziente che non credevo di poter resistere a lungo. Kyle era tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento. Volevo stringerlo a me, capire cosa gli fosse successo. Fargli capire che non me ne sarei mai andata e che avrebbe potuto contare su di me. Sempre. In qualsiasi istante e per qualsiasi cosa.

Le parole di Kim mi tornarono in mente. Parlava di amore, tra noi due. Sembrava così sicura di sé. Alla fine, chi ero io per smentirla? Non ne sapevo nulla dell'argomento. Non avevo voce in capitolo.

Scesi le scale traballanti, decidendo di fare un giro nei dintorni per riflettere sul da farsi. Mi incamminai, senza prestarci troppa attenzione, dalla parte opposta del ranch. Solo qualche passo non mi avrebbe portato lontana. Avrei facilmente ritrovato la strada per la casetta sull'albero.

Le ultime parole famose.

Mi guardai intorno, ma non avevo la più pallida idea di dove fossi. Troppo immersa nei miei pensieri, mi ero dimenticata di essere in un luogo che non conoscevo assolutamente. In un bosco, per lo più.

La solita sbadata.

Cercai di capire da che direzione fossi arrivata, ma non ricordavo nemmeno quello. Perché non potevo, per una volta nella vita, stare attenta a quello che facevo?

Sbuffai, dirigendomi verso una stradina a caso. Sì, totalmente a caso. Avevo alternative?

Camminai qualche minuto, quando ad un tratto scorsi un tetto dietro gli alberi. Che fosse già il ranch? Non mi sembrava di essere mai stata lì.

Accelerai. Dietro l'angolo si stagliava una graziosa villetta di campagna. Un piccolo cortile circondava le mura in pietra dell'abitazione. Davanti, anche un recinto circolare in cui correva libero un cavallo bianco. Sembrava quasi un posto da film. Una cartolina, uno scorcio come se ne vedono pochi nella vita reale.

Decisi di bussare alla porta per chiedere informazioni. Il cancelletto della recinzione era aperto, così percorsi la ghiaia del vialetto fino allo zerbino. Schiacciai con l'indice il campanello ed attesi.

Giusto qualche secondo dopo, la figura di una donna comparve davanti a me. Avrà avuto sí e no cinquant'anni, non di più. Capelli biondi con qualche filo argentato circondavano un viso dai lineamenti delicati e due enormi occhi azzurri.

"Ciao, cosa posso fare per te?" mi domandò cortesemente. Dentro di me esultai, contenta che fosse amichevole e non scorbutica.

"Buongiorno, mi scusi, io.. mi sono persa. Ero al ranch qui vicino, della famiglia Hudson, non so se li.." iniziai a spiegare, parlando alla velocità della luce.

Ma lei mi interruppe quasi subito. "Eri in casa Hudson? É lontana da qui" mi fece notare.

Buono a sapersi. "In realtà, ero alla casetta sull'albero del figlio degli Hudson. Non so se lei sa dove si trova. Non é proprio vicina alla tenuta" spiegai.

La donna ebbe una reazione che non mi sarei mai - e dico mai - aspettata. Spalancò gli occhi, che le si riempirono subito di lacrime.

La guardai con sguardo interrogativo. Che avevo detto di così strano?

"Scusami" fece, passandosi una mano sul viso per asciugarlo come meglio poteva.

"Si figuri, ho detto qualcosa di sbagliato?" indagai. Ero veramente confusa. Stavo soltanto chiedendo indicazioni per tornare in territorio conosciuto. Perché ora mi trovavo davanti ad una donna che piangeva senza apparente motivo?

Lei scosse la testa, sorridendo appena. "Come sai di quella casetta?".

Cosa? Che interessava a lei del posto segreto del mio amico?

"Mi ci ha portata Kyle" dissi soltanto.

Lei spalancò la bocca per lo stupore. "Oh, cielo. Kyle, piccolino, sono così contenta!" esclamò.

Mi venne da ridere. Mi sentivo incredibilmente stupida per non capire nulla. Al contrario, questa donna sembrava aver scoperto l'acqua calda. Non capivo se fosse triste - dato che piangeva - oppure entusiasta.

"E dimmi" continuò "oggi l'hai visto?".

"Chi, Kyle?".

Lei annuì.

"No. Lo stavo cercando proprio nella casetta sull'albero, quando mi sono persa" arrivai a spiegare come mi trovavo lì, a casa sua.

La donna mi sorrise e mi porse la mano. "Mi chiamo Gloria, tesoro. E so io dov'è quel ragazzo".

InconsapevolmenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora