Stavo sognando, giusto?
Non mi trovavo in un cimitero, non avevo appena visto il mio Kyle piangere e quella davanti a me non era la tomba della famosa Faith.
Il mio cuore sembrava una bomba pronta ad esplodere. Non avevo idea della mia espressione in quel momento, ma lo shock doveva essere ben evidente.
Mi voltai immediatamente verso Kyle e ritrassi la mano dalla sua, che avevo afferrato poco prima per convincerlo a guardarmi negli occhi.
"Non dovevi saperlo così. Non qui, non ora. É tutto sbagliato" sussurrò. A malapena lo sentii, visto il basso tono di voce.
Io deglutii. "Okay" dissi soltanto, deviando anche lo sguardo in modo da non guardare né lui, né l'incisione sulla lapide.
"Te l'avrei detto, Phoebe. Non dovevi saperlo così" ripeté.
"L'hai già detto" gli feci osservare.
"Voglio essere certo che tu abbia capito bene".
"Che cosa devo capire?" domandai, terribilmente timorosa della risposta che avrei potuto ricevere.
Risposta che non si fece affatto attendere.
"Che Helena é mia figlia. Mia e di Faith. E che sono morte. Entrambe".
Silenzio.
Solo silenzio, da parte mia.
Avevo voglia di urlare, distruggere tutto.
Ma restavo in perfetto silenzio.
Mi mancava il respiro, gli occhi erano colmi di lacrime pronte a sfociare via come un fiume in piena.
In fondo, lo sapevo già. Lo avevo già capito. Ma sentirlo dire da lui era tutta un'altra cosa.
"Va tutto bene?" mi chiese.
Ma non era lui, quello che stava male? Che aveva l'espressione più triste sulla faccia della terra? A quanto pare ero arrivata ai suoi livelli.
Non risposi. Non avrei saputo cosa dire. Io... non pensavo più a niente.
Avrei voluto che me ne parlasse prima. Di Helena, di Faith. A malapena mi aveva detto che era la ex fidanzata, quando Lysette l'aveva nominata. Ma non capivo perché fosse così importante.
In quel momento, tutto mi era chiaro.
"Phoebe?" mi richiamò dal mio stato di trance.
"Mh-mh".
"Andavo con Faith al campo dietro il ranch a guardare le stelle. Per questo mia mamma era sorpresa, ad Halloween, quando ha saputo dove eravamo stati. E la nostra prima volta é stata nella casa sull'albero. Per questo Gloria, la madre di Faith, ha capito che sei importante per me e ti ha portata qui. Sono i miei posti preferiti, quelli. Ci andavo con lei. Ci sono legato e non ci ho mai portato nessuno, a parte te" mi spiegò.
Immaginai che me ne avesse parlato ritenendola una cosa quanto meno dolce, nei miei confronti. Quello che non sapeva, però, é che per me sarebbe stata una pugnalata dritta dritta nel cuore.
Avevo passato i momenti più belli della mia vita in due luoghi che avevano visto l'amore di Kyle e un'altra ragazza. Mi sentivo presa in giro. I gesti che credevo fatti e pensati apposta per me, in realtà, altro non erano che delle copie di gesti nati per un'altra ragazza. Ero solamente una sostituta. Un rimpiazzo. Christabel e Robert sarebbero stati d'accordo nel considerarmi tale. Avrebbero adorato Kyle, per questo.
Perché a me? Perché? Perché?
Una lacrima mi percorse il viso. La cancellai immediatamente con la mano, alzandomi in piedi. Non volevo sentire altro. Non potevo sentire altro.
Feci per andarmene, quando il ragazzo, seduto a terra, mi fermò per la caviglia.
"Voglio raccontarti di loro. Ti prego, scricciolo. Siediti un attimo" mi supplicó. Ma io non volevo saperne.
Mi divincolai dalla stretta e corsi via. Scappai, per la centesima volta nella mia vita. Sapevo fare soltanto quello, ormai potevo considerarmi un'esperta.
Corsi. Velocemente, a lungo. Un piede dopo l'altro. Destro, sinistro. Sfogavo la mia rabbia, la mia frustrazione, la mia disperazione con l'energia utilizzata per quel movimento fisico.
Soltanto quando varcai il cancello del cimitero, mi resi conto di non avere l'automobile. Gloria mi aveva assicurato che sarei tornata con Kyle. Certo, come no.
Se solo avessi saputo da che cosa era legata al ragazzo che stavo cercando, non le avrei permesso di accompagnarmi. Se solo avessi saputo prima tutta la storia, sarei tornata a Stockton nel mio appartamento, pronta a partire per le vacanze. Come se nulla fosse successo.
La data di nascita e di morte della piccola Helena Hudson continuavano a fare capolino nella mia memoria. Era nata il giorno in cui era morta la madre e vissuta per così poco. Nonostante la rabbia dovuta all'intera situazione, non potei fare a meno di immaginare il dolore che Kyle doveva aver provato in quel brevissimo periodo. Perdere le persone che amava. Ora capivo tutto. Quattro anni prima c'era stata la disgrazia. E lui, per gli anni successivi, durante i fatidici giorni del disastro si era chiuso in sé stesso. Si era isolato dal mondo, per andare a stare sulla tomba delle sue dolci metà.
Nonostante la rabbia, avrei voluto tornare indietro da lui ed abbracciarlo. Stretto. Dirgli che andava tutto bene, che il dolore sarebbe passato. Che era forte e sarebbe andato avanti. Che tutto si poteva superare.
Ma non lo feci.
Seguii le indicazioni per il centro del paese. Fortunatamente, non era troppo distante. Camminai una mezz'oretta, forse poco di più. Ma con tutti i pensieri che avevo nella testa nemmeno ci feci caso. Mi piazzai alla prima fermata del pullman che mi capitò sotto mano e aspettai il primo mezzo per Stockton.
Non ho idea di come arrivai a casa. Delle condizioni in cui mi trovavo. Della faccia sconvolta che le mie coinquiline dovettero vedere.
So solo che spalancai la porta dell'appartamento e mi buttai a terra. Letteralmente.
Piansi a lungo. Forse ore. Sdraiata sul pavimento, con le mani nei capelli. Urlavo. Qualcosa di incomprensibile, sicuramente.
Non so quanto andai avanti così. Maeve e Mayra mi portavano da bere. Svuotavo il bicchiere con un solo sorso, lasciando che l'acqua fresca mi rinfrescasse la gola sforzata per il pianto e le urla.
Non cenai, anche se avevo pranzato solo con un misero panino imbottito. La sola idea di mangiare qualcosa mi avrebbe causato un senso di nausea che non avrei potuto tollerare.
La sera, forse già notte, mi trascinai nella mia stanza. Non avevo detto una parola alle ragazze su quanto fosse successo. Non volevo. Non potevo. Non riuscivo. E loro non mi fecero domande. Si limitarono a mettermi a letto, rimboccarmi le coperte e spegnere la luce. Le ringraziai per non avermi chiesto di parlare, prima di lasciarle uscire dalla camera. Raccontare, ammettere tutto ad alta voce, sentirmi ripetere tutto da capo avrebbe reso la situazione ancora peggiore rispetto a com'era in realtà.
Kyle aveva una figlia. Morta. Una ex fidanzata. Morta. E dall'incisione sulla lapide, era stato molto innamorato. E dalla sua reazione, nonostante fossero passati quattro anni, tutto mi fu chiaro: lo era ancora.
Kyle era innamorato.
E non di me.
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Inconsapevolmente
RomanceDall'Alabama alla California con il suo pick up blu. Phoebe sta scappando da una vita che non sentiva più sua, o che non era mai stata sua. Stockton é il luogo giusto per inseguire i suoi sogni, cancellando tutto ciò che é accaduto prima del trasfer...