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Sfregai le mani l'una contro l'altra. Il freddo pungente di dicembre era già troppo per me in città, figuriamoci in montagna. Mi sembrava di essere completamente ricoperta da un sottile strato di ghiaccio. E l'abito non aiutava di certo.

Avevamo scelto di non andare in discoteca, quella sera, ma di festeggiare tra di noi a casa. Avevamo terminato il cenone dell'ultimo dell'anno da poco ed eravamo tutti pienissimi. Pensare che non avevamo nemmeno terminato tutto quello che avevamo cucinato! Avevo tentato di dire a Maeve che quel cibo era decisamente troppo, ma la cuoca era lei e non aveva accettato obiezioni.

Al supermercato avevamo letto che il paese di fianco al nostro avrebbe sparato i fuochi d'artificio esattamente allo scoccare della mezzanotte. E così, alle undici e mezza passate, ci eravamo piazzati sul terrazzo della baita. In attesa.

Peccato che fuori ci fossero meno di zero gradi e che noi ragazze indossassimo abiti striminziti.

Mi concessi un bicchiere di vodka, nel tentativo di scaldarmi almeno un po'. Poi un altro, forse un altro ancora. Dannazione, essere brilla mi rendeva molto più sciolta e allegra. Poi, lo eravamo praticamente tutti. Ero soddisfatta dei cambiamenti che avevo fatto in quei pochi mesi: da perfettina, ossessionata dall'avere tutto sotto controllo, stavo lentamente imparando a lasciarmi andare. Che non significava necessariamente perdere il controllo. Semplicemente, mi stavo godendo la vita. Senza esagerare, sempre con la moderazione che - di natura - mi contraddistingueva.

Mi era addirittura passato per la mente il patto con Kyle. Cioè, che il passaggio tra un anno e l'altro l'avremmo passato da soli. Non ne avevamo più parlato, da quel pomeriggio a casa mia. E non avevamo nemmeno stabilito che scusa utilizzare per allontanarci dagli altri. Già ero certa che Maeve e Mayra avrebbero pensato male. Ma, come contraddirle. Ce ne saremmo andati solo io e lui! In un momento così importante, oltretutto.

Quando sentii qualcuno stringermi il polso, involontariamente mi scansai.

"Vieni via con me" mi bisbiglió all'orecchio Kyle, sciogliendo in pochi istanti i miei tentativi di resistenza.

Ci dileguammo silenziosamente, stando bene attenti a non farci notare. Camminavamo sulle punte dei piedi, anche se per me, che indossavo i tacchi, era una vera e propria impresa. Salire le scale, poi. Ci misi forse il doppio del tempo che avrei impiegato normalmente.

Quando ci chiudemmo la porta della nostra stanza alle spalle, mi rilassai, appoggiandomi con la schiena contro il legno e lasciandomi scappare un sospiro. "Se verranno qui, cosa diremo?" gli chiesi, per verificare se aveva in mente qualcosa.

"Non risponderemo" si limitò a dire, con una scrollata di spalle. Beh, contento lui.

Mi chinai per slegarmi il cinturino attorno alla caviglia e sfilarmi quegli strumenti da tortura. In camera mia non servivano quei dolorosi trampoli.

Nel rialzarmi, finalmente comoda e con i piedi per terra, feci accidentalmente cadere lo sguardo sullo specchio appeso all'armadio.

L'abito che indossavo non era male, anche se mi ero lasciata convincere da Maeve soltanto perché era un'occasione speciale. Normalmente, non l'avrei mai messo. Prima di tutto perché era decisamente troppo corto. Avevo il costante timore che si vedesse qualcosa. Oltretutto, indossavo delle mutandine rosse - dato che mia nonna mi aveva abituata a seguire la tradizione - che si sarebbero viste facilmente. Seconda cosa, quello scollo a V era davvero troppo accentuato. Necessitava addirittura di un reggiseno speciale, dato che quelli che indossavo quotidianamente si sarebbero visti.

Nel suo insieme, però, non era brutto. Anzi, le paillettes armonizzavano il tutto alla perfezione. Brillavo, come fossi una stella, ad ogni movimento. Quando Maeve me lo aveva fatto notare, non avevo potuto fare a meno di collegarlo alla collana che Kyle mi aveva regalato a Natale. E l'avevo comprato.

InconsapevolmenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora