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Kyle fece scattare la testa verso di me, fissandomi con un sopracciglio alzato e lo sguardo confuso.

"Cosa hai detto?" mi domandò immediatamente.

"Su, dai, hai capito. Amare, voler bene. Quello, intendevo" ridacchiai "non parlavo di me, anche dei tuoi genitori, di Kim e Kathy, dei ragazzi. A proposito, tu quindi non festeggi capodanno?".

Bella mossa per sviare l'argomento. Mi diedi il cinque da sola, mentalmente. Ed esultai. Non ero pronta ad un discorso sui miei sentimenti. Spaventavano me, chissà che reazione avrebbero provocato a lui.

Lui scosse la testa. "Il primo giorno dell'anno é morta Helena.. sai, il primo gennaio non mi ricorda un momento particolarmente allegro della mia vita".

Scrollai le spalle. "É comprensibile. Però.. loro non vorrebbero che tu ti chiudessi in te stesso. Forse é la solita frase da circostanza, ma secondo me é vero. Non ti sto chiedendo come mai non festeggi la morte di tua figlia. Ti sto chiedendo come mai non festeggi l'arrivo del nuovo anno" spiegai, il più dolcemente possibile.

"É facile dirlo, per te. Non puoi capire, io..".

Lo interruppi. "No, Kyle. Siamo molto più simili di quanto immagini, in questo. Ho reagito allo stesso modo, quando è morta Pearle. Non volevo più toccare i giochi che usava lei quotidianamente, guardare i suoi cartoni preferiti. Era l'unica persona, in quella grande casa vuota, che riempiva le mie giornate. Senza considerare il fatto che era la mia esatta copia e che condividevo tutto con lei, a partire dal DNA. Mia nonna mi ha sempre detto che non l'avrei avuta indietro, facendo così. E non avrei neanche sofferto di meno. Lei diceva che la vita va avanti comunque e che non ha senso farne tragedie. Potrà sembrare menefreghismo, ma ti assicuro che non é così. L'ho provato sulla mia pelle. Ti spiego meglio. Non significa che non devi soffrire per la morte di Faith ed Helena. Significa che la vita va avanti comunque. Che tu puoi vivere ancora, diamine. Che nulla ti vieta di essere felice".

Conclusi così. Mi sentivo molto più leggera, svuotata. Molti dei miei pensieri, se non tutti, avevano abbandonato la mia mente e preso forma all'esterno.

Kyle poggió i gomiti sulle ginocchia e si nascose il viso tra le mani. Lo lasciai assimilare ciò che gli avevo appena detto, timorosa della sua reazione.

Che, ancora una volta, mi sorprese.

"Ti dó mezz'ora per fare i bagagli. Ti basta? Partiamo per il lago Tahoe, Phoebe. Presto, prima che cambi idea" annunciò.

Quasi non ci potevo credere. Lo avevo convinto ad andare avanti, a superare pian piano quel grande ostacolo che non era ancora stato sorpassato del tutto. Quel macigno che ancora giaceva nel suo petto.

Per la gioia, gli buttai le braccia al collo. Lui ridacchiò. "Ci sono due condizioni, però".

"Avanti, spara" dissi, senza paura. Nulla mi avrebbe potuto rovinare quel momento. Quella piccola soddisfazione personale.

"Prima cosa: il momento del passaggio al nuovo anno voglio passarlo con te. E quando dico con te, intendo solo con te. Non é mai... un bel momento, per me. Non so come potrei reagire. E poi, voglio iniziare bene il nuovo anno" mi fece l'occhiolino.

Tutta questa complicità mi spaventava. Un po', non esageratamente. Ma non ne ero affatto abituata. Nonostante questo, sorrisi. Ero contenta. Anche io non vedevo l'ora di iniziare un nuovo anno al suo fianco. "E la seconda cosa?" lo invitai a continuare.

"Devi dirmi cosa ti ha fatto tanto arrabbiare ieri, al cimitero. Era la condizione con cui ti ho parlato di Faith. Te l'avevo detto, prima, che avrei voluto saperlo. Non me ne sono dimenticato. Avanti, sputa il rospo, scricciolo" esclamò, ridendo di gusto. Per lo meno, era di buon umore. Forse pensava fosse una stupidata, quello che stavo per dirgli. Ed effettivamente, ero sempre più convinta che lo fosse.

"Avevo bisogno di tempo per assimilare la notizia, tutto qui" mi giustificai.

Ma a chi volevo farla bere, quella scusa? Nessuno ci avrebbe mai creduto. A maggior ragione, non lui che mi conosceva così bene.

"Non mi prendere in giro, Phoebe. Facciamo una cosa, ti dico la mia impressione e poi mi dirai se ho ragione" disse serio.

Ci pensai su un istante. Aveva detto di averci riflettuto molto, ma di non essere riuscito a trovare una motivazione. Invece ora se ne usciva con questa trovata. Acconsentii, forse anche per metterlo alla prova. Sapevo che conosceva tanti aspetti, di me. Volevo capire se aveva scavato così a fondo nella psiche da aver afferrato anche i miei complessi più nascosti.

"Ti sei completamente trasformata dopo che ti ho parlato del campo delle stelle e della casetta sull'albero. Fin qui ci sono?" mi interrogó.

"Diciamo di sí" confermai.

"Okay, allora ho capito. Sono sicuro al mille per cento!" esultó. Neanche fosse un bambino contento di aver ricevuto un nuovo giocattolo.

"Avanti, signorino so-tutto-io. Condividi la tua brillante idea con me" lo sfidai, certa che non ci sarebbe mai arrivato. Per lo meno, lo speravo. Era... un pochino imbarazzante.

"Pensavi che quei luoghi fossero miei e tuoi. In sostanza, non credevi che li avessi già condivisi con qualcun altro. A maggior ragione, non con qualcuno che é stato così importante per me. Non so se sia gelosia, dato che si tratta di... qualcuno che non c'è più. Ma pensavi di avere l'esclusiva, quando in realtà non é così".

Deglutii. Accidenti, io non avrei potuto spiegare meglio i miei sentimenti. Mi conosceva così bene che ne ero spaventata.

Quando vide la mia espressione perplessa e incredula, un sorriso si formò sul suo volto. "Evvai" gioí "sono un genio!".

"Vacci piano, Kyle. Hai ragione, ma lasciami almeno spiegare.. Nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere, per me. Mi sono sentita, per la prima volta in assoluto, importante per qualcuno. L'idea che tu avessi pensato a tutto quello solo per me era.. mozzafiato. Sto per dirti una cosa che ti ferirá, credo. Ma devo dirtela perché altrimenti i miei sembrano complessi da bambina viziata ed egoista" sussurrai, specialmente l'ultima frase.

In risposta, lui mi afferrò una mano ed incastró alla perfezione le nostre dita. Con il pollice mi disegnava piccoli cerchi sul palmo. Cielo, il solo tocco mi calmava a tal punto che mi sarei potuta addormentare.

"Dimmi, piccola. Prometto che non mi infurieró, te lo giuro. E che continuerò a coccolarti così. Se fossi un gatto, in questo momento staresti facendo le fusa" mi disse ridacchiando.

Gli tirai una sberla affettuosa sul braccio con la mano libera. "Stupido!" esclamai "É una cosa seria".

"Stavo sdrammatizzando. Dimmi".

Presi un respiro profondo e poi feci uscire il fiato molto lentamente. "Quando Pearle é morta, Christabel e Robert non hanno fatto altro che cercare di sostituirmi a lei. Io non andavo bene, volevano un'altra lei. Una lei che non avevano più. Dovevo essere il suo rimpiazzo, in parole povere. Ho avuto tanta paura, quando mi hai raccontato di lei. Pensavo che tu, ecco.. insomma, che tu stessi facendo lo stesso" confessai.

Osservai il suo volto contrarsi, irrigidirsi. Fermò anche di accarezzarmi il palmo. Era nervoso, visibilmente.

"Quei luoghi sono importanti per me perché da piccolo ci andavo con mio nonno e mia nonna, che non ci sono più. Ho costruito con loro la casetta. Sono luoghi importanti per me, non per me e Faith. E in quanto tali, li condivido solo ed esclusivamente con chi conta veramente tanto nella mia vita. Non deve neanche passarti per la testa una cazzata del genere, diamine!Mi sembra di averti ampiamente dimostrato che tengo fottutamente a te!" urlò, con il viso contratto in una smorfia di sofferenza.

"Ti avevo detto che ti saresti infuriato, Kyle. Scusami, io.." tentai di spiegarmi, quando lui mi interruppe.

"Non ti scusare. Ti accetto anche con le tue mille complicazioni mentali che quegli stronzi dei tuoi genitori ti hanno inculcato in quella testolina. D'altronde, l'hai detto tu, no? Chi ama accetta il pacchetto completo. E ora muoviti, abbiamo delle valigie da preparare".

InconsapevolmenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora