|33|

4.7K 275 18
                                    

Non so quanto tempo restammo così, abbracciati l'uno all'altra. Sinceramente, non mi importava. Stavo bene e, in quel momento, non desideravo altro. Né desideravo stare da qualsiasi altra parte.

Mi allontanai leggermente da lui soltanto quando lo sentii del tutto calmo. I singhiozzi erano cessati del tutto, così mi sedetti al suo fianco.

Avevo bisogno di vederlo negli occhi, di capire cosa gli passava per la mente. Di sapere che stava meglio.

Non mi sarei mai stancata del colore delle sue iridi. Anzi, ero sicura che fosse diventato il mio preferito al mondo.

Ci fissammo, senza parlare. Fu lui a rompere quello strano silenzio che si era creato tra di noi.

"A che pensi?" mi domandò. Era senza dubbio più sereno di prima, ma il dolore che aveva provato nel raccontarmi la storia di Faith ed Helena era ancora ben visibile sul suo viso. Speravo che l'averne parlato contribuisse, almeno in parte, a richiudere quella cicatrice che aveva segnato gli ultimi anni della sua vita. Mia nonna Philippa diceva sempre che raccontare i propri problemi aiutava a superarli. Ed io mi fidavo ciecamente di lei e delle sue perle di saggezza.

Scrollai le spalle. C'era ancora qualcosa che volevo sapere da lui, in effetti. E ne approfittai. "Posso farti una domanda?".

"Spero di saperti rispondere, scricciolo. Ma sí, puoi" mi autorizzó.

Pensai giusto qualche secondo a come articolarla. Alla fine, però, mi buttai alla cieca ed espressi la mia curiosità. "Come sono stati i mesi dopo la loro morte? Mi spiego meglio.. tu, come hai reagito? Come é stato tornare alla vita di tutti i giorni?" chiesi.

Lui si voltò verso di me, impassibile. Sembrava avesse perso ogni emozione. "Non me lo ricordo" disse soltanto.

Restai di stucco. Ma che significava? Ero certa fosse il suo tentativo di evitare di rispondermi. Evidentemente stava così male che il solo ricordo gli provocava dolore. Sí, doveva essere così. Non c'erano alternative plausibili.

"Che significa?" mi rivolsi a lui, forse lasciando trasparire la mia perplessità riguardo alla sua risposta.

"Non ti sto prendendo in giro, scricciolo. Anzi, magari lo stessi facendo. Non me lo ricordo veramente" continuò. Nuovamente con un'espressione di ghiaccio e le emozioni ridotte a zero.

"Che vuol dire?" insistetti, imperterrita. Non mi sarei tirata indietro in quel momento. Non dopo aver capito che c'era qualcosa di strano in tutta quella faccenda. Qualcosa che mi incuriosiva, ma, allo stesso tempo, mi incuteva timore.

Lui sospirò. "Questo non vorrei raccontarlo".

"Che cosa?" sbottai "Cielo, Kyle. Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa.. Mi stai facendo preoccupare. Parlami, ti scongiuro".

Si nascose il viso con le mani. "Mi vergogno" mugoló.

Aggrottai la fronte. Non lo avevo mai visto in imbarazzo per qualcosa. Anzi, normalmente era spavaldo. Sembrava non avere paura di alcun tipo di giudizio.

"Perché?" domandai.

Lui fece una risata amara. Che non aveva niente di divertente. "Perché mi drogavo, Phoebe".

Tum tum.

Tum tum.

Era il mio cuore, quello che stava battendo ad una velocità così sostenuta?

E.. cazzo. Temetti di essere solo in un brutto sogno. Non era possibile. Non lui, non solamente a 16 anni e poco più. No, decisamente doveva esserci un malinteso in tutto ciò.

"Tu.. cosa?" sbiascicai.

"Hai capito bene. Ti ho detto, me ne vergogno. Preferisco non parlarne".

Deglutii, sentendo il peso sullo stomaco farsi sempre più grosso. Che notizia. Non certo quella che mi aspettavo di sentire. Kyle non era il tipo, ne ero certa. Non poteva essere così. Doveva esserci un malinteso.

"Ho bisogno di sapere. Non.. non devi vergognarti di me. Io non ti giudico" risposi prontamente. Anche se, sotto sotto, non ero certa di voler sapere l'intera storia. E poi, l'avevo già fatto soffrire abbastanza.

Stavo quasi per dirgli di non raccontarmi più nulla, quando lui iniziò di nuovo a parlare. E così, lo lasciai fare.

"Terminati i funerali dovevo tornare alla vita di tutti i giorni. Ma non volevo, non le avevo le forze. Tutto quello che mi era successo in così poco tempo era.. troppo. Troppo per un sedicenne, troppo per chiunque. Tornai a scuola qualche giorno dopo, ma saltai tutte le lezioni. Stetti in cortile in un angolo, quasi tutto il giorno. Poi, scorsi dei ragazzi del quarto anno sui gradoni del campo da basket. Sapevo chi fossero per la loro popolarità e.. per quello che facevano. Mi sono avvicinato, non so nemmeno io perché. Non sapevo a cosa andavo incontro, non pensavo fosse così.. distruttivo. Mi hanno preso nel giro, mi sono fumato la prima canna ed ho provato la cocaina. Mi faceva stare bene. O almeno, così credevo" mi spiegò.

Si fermò solo un istante, si passò la mano tra i capelli. Era nervoso. Ed io totalmente sotto shock.

"Ho saltato tutte le lezioni per due mesi. Uscivo di giorno, tornavo a casa a mezzanotte inoltrata. Sempre ubriaco o fatto. Non ricordo niente di quel periodo perché.. beh, non ero mai lucido. Credo non mi ricordassi nemmeno che cosa fosse successo. E in parte, era quello che volevo quando mi sono buttato in quel tunnel senza uscita. Dopo un po', i miei hanno capito che non bastava più proibirmi di uscire. Perché un modo per scappare lo trovavo sempre. Sono stato qualche mese, credo tre o quattro, in una comunità. Non ero totalmente dipendente, ma non ne volevo sapere di smettere con quella roba. Adesso solo il pensiero mi dà la nausea. Mi sento stupido, perché pensavo di sistemare tutto con una grandissima cazzata. La più grande della mia vita. No, okay, forse non la più grande. Ma poco ci mancava. In comunità mi sono reso conto realmente di quello che stavo facendo. All'inizio é stata dura, la cocaina non é un giocattolo. Credevo che non ce l'avrei fatta e che non avrei mai più potuto farne a meno. Che non sarei mai uscito da quel posto. Che non avrei avuto un futuro. Ho compiuto i miei 17 anni lì dentro. Una vera merda. Qualche giorno dopo é nata Nanette. Quando l'ho conosciuta, sana e forte, ho visto in lei la figlia che io avevo perso. E ho capito che, anche se avessi buttato via la mia vita, non l'avrei più riavuta indietro. E mi sono dato una mossa. Dio, Phoebe. Non credevo l'avrei mai raccontato a nessuno. Sono un totale fallimento, come puoi notare. Questa volta ti autorizzo ad allontanarmi. Chi passerebbe il suo tempo con un ex quasi-tossicodipendente?" si disperó.

Ma.. come poteva pensare che me ne sarei andata. É vero, da quando ci eravamo conosciuti ero scappata spesso. Ma in quel momento, neanche mi passò per la testa quella possibilità.

"Io lo passerei il mio tempo con te, Kyle. L'ho già fatto e non ho problemi nel farlo di nuovo. Questo che mi hai raccontato.. non mi spaventa. É pur sempre una parte del tuo passato che ti ha segnato. É un'esperienza che, giustamente, non ti rende fiero di te. Ma non vorrei che tu la cancellassi, o non saresti quello che sei oggi. Chi ama qualcuno, lo accetta con il pacchetto completo. Senza scartare nulla" ammisi.

E mi resi conto solo successivamente di quello che mi ero fatta scappare.

InconsapevolmenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora