Una settimana. Probabilmente, la più lunga della mia vita. La mia esistenza era stata particolarmente sofferta per tutti i miei - quasi - vent'anni. Eppure, ero certa al cento per cento di non essere mai stata così a pezzi come in quei sette giorni. Continuavo a ripetermi che andava tutto bene, che sarebbe andato tutto bene. Ma non ne ero certa. La quotidianità riempiva le mie giornate, senza emozioni, senza gioie. Andavo in università, seguivo le lezioni, tornavo a casa, studiavo. Così, ogni giorno. Okay, qualche volta mi appisolavo con le sorelle Hamilton davanti alla TV, sorseggiando qualche bevanda calda. Il piumone mi riscaldava fisicamente durante la notte, ma non c'era niente da fare per riscaldare il mio cuore.
Non l'avevo più visto. Il corso di letteratura, fortunatamente, non era in programma per quel semestre. E quello era l'unico in comune. Il college era così grande che non mi era mai capitato di incontrarlo per i corridoi. Per quanto riguarda il condominio, invece, uscivo solamente se ero certa di non trovarlo sulla mia strada. Controllavo che non ci fosse il pick up nero nel parcheggio, oppure chiedevo a Mayra di scendere al piano di sotto a controllare se fosse in casa.
Le mie coinquiline non condividevano quella situazione. Avevo detto loro soltanto che avevamo litigato pesantemente, ma nulla di più. Nonostante questo, continuavano a sostenere che fuggire non fosse la scelta migliore. Giustamente. Ero perfettamente consapevole di quanto avessero ragione. Ma continuavo su quella strada.
Quel sabato era stato il più triste degli ultimi cinque mesi, cioè da quando mi ero trasferita a Stockton. Chiusa in casa, da sola, guardavo un film strappalacrime. Maeve era uscita con Erick ed ero abbastanza convinta che avrebbe dormito da lui. Aveva insistito molto affinché io mettessi piede fuori di casa, ma non ne avevo voluto sapere. Mayra, invece, era con Tyson e gli altri. Anche Kyle, da quello che avevo capito. Non sembrava stare male quanto me. D'altronde, era stato lui ad insistere affinché non ci frequentassimo più. Era normale che stesse bene.
Sbuffai, quando i protagonisti del film si baciarono. Anche loro, nonostante mille peripezie, erano riusciti ad avere un lieto fine da favola. Tutti sembravano averlo. Tutto il mondo. Tranne me. Evidentemente, non lo meritavo. Non c'era altra spiegazione.
In preda ad uno scatto di rabbia, spensi la TV. Ma restai al buio solo per un attimo, perché qualche istante dopo la porta si spalancò e la luce del salotto si accese. Mayra era in piedi, davanti all'ingresso. Bianca come se avesse appena visto un fantasma. Mi guardava. Senza distogliere gli occhi da me. Si rigirava continuamente le mani, nervosa.
"Phoebe, devi venire giù".
Che cosa? No. Non mi sarei fatta dare ordini. Poi, perché tutta quell'agitazione per una cazzata del genere?
"Non ne ho voglia" replicai soltanto.
Lei chiuse gli occhi, lasciandosi scappare un sospiro. "É per Kyle. Sta... molto male".
Tum tum. Tum tum. Panico. No, non mi doveva interessare. Ma come potevo fare finta di nulla?
"Che succede?" mi ritrovai a rispondere, senza rendermene realmente conto.
"Ha bevuto. Tanto. Tantissimo, oserei dire. Ed ora.. è fuori di sé. É entrato in casa in preda ad una furia.. ha iniziato a tirare a terra ogni oggetto che si trovava davanti. Piatti, bicchieri. Non riusciamo a fermarlo. Urla il tuo nome e.. Altre cose su di te. Ti prego, dacci una mano. Nessuno di noi l'ha mai visto così".
All'udire quelle parole, mi precipitai fuori. Corsi giù dalle scale, rischiando di inciampare. Non so perché, esattamente. Era come se mi sentissi attirata da lui come una calamita. Non volevo vederlo, é vero. Né tantomeno volevo parlargli. Eppure, mi ero fiondata da lui in un batter d'occhio. Forse per nostalgia, forse per curiosità. Fatto sta che mi trovavo lì.
La porta dell'appartamento era aperta. Appena misi piede nella casa, mi trovai davanti il disastro. Piatti in frantumi sul pavimento, cuscini a terra. Addirittura libri, pagine strappate, cornici con fotografie. E urla.
Direttamente dalla sua stanza.
Percorsi il corridoio in punta di piedi, schivando gli oggetti che occupavano le piastrelle e stando bene attenta a non calpestare nulla. La sua camera era persino peggio del soggiorno: i vestiti erano sparsi ovunque. Logan e Tyson tenevano Kyle per le braccia, mentre lui si dimenava per togliersi dalla loro presa.
"Dov'è? Perché non é qui? Se n'è andata!" urlava, ripetendo le stesse frasi a intermittenza, come se fosse sotto shock e non capisse a fondo la situazione. Sospirai, appoggiandomi allo stipite della porta. Mi presi un secondo per decidere il da farsi. Vederlo in quel modo mi distruggeva. Mi mancava l'aria, mi mancava lui. Come l'aria.
Feci un passo avanti. Un altro, poi un altro ancora. "Andate, ci penso io" annunciai, con fare forse un po' troppo solenne.
Tutti e tre si voltarono verso di me, meravigliati di trovarmi lì. Notai Tyson e Logan sospirare di sollievo, mollando le braccia di Kyle dopo aver verificato che non avrebbe fatto ulteriori pazzie. Lasciarono la stanza, voltandosi più volte a guardare indietro. E poi, ci chiusero dentro.
Mi avvicinai, avanzando ancora verso il ragazzo che era rimasto perfettamente immobile dove i suoi amici lo avevano lasciato. Respirava a fatica, fissandomi con gli occhi spalancati.
"Sei venuta.." bisbiglió, tra sé e sé.
Sorrisi, inarcando le labbra all'insù. Un altro passo avanti, ancora uno. Un metro, forse meno, ci separava. Lui indossava ancora gli abiti della serata: una camicia bianca, ormai tutta spiegazzata, risaltava ancora di più la sua bellezza. Forse perché non lo vedevo da una settimana, forse perché i miei sentimenti erano aumentati.. ma mi sembrò ancora più affascinante. Io, al contrario, indossavo i pantaloni a scacchi rossi e blu del pigiama ed un immenso maglione di lana. Una meraviglia.
"Sei bellissima" affermò, ammirandomi da capo a piedi. Come se ci fosse davvero qualcosa da ammirare, in quell'outfit.
Sghignazzai, passandomi una mano tra i capelli per spingere indietro il ciuffo.
"Che cosa hai combinato, Kyle?" gli chiesi, indicando il disastro che regnava nella sua stanza. Lui, in risposta, avanzò quasi impercettibilmente verso di me. Un minuscolo passo, che - però - mi tolse un battito. I suoi occhi, così blu, erano incatenati ai miei. Il suo respiro, che mi colpiva il viso, stava accendendo un fuoco nel mio corpo. Mi sentivo scoppiare, per l'emozione.
Lui allungò una mano nella mia direzione, arrivando a sfiorarmi la guancia sinistra con le dita. Appoggiò appena i polpastrelli sulle mie gote, lasciandomi una carezza così lieve che percepii appena.
Chiuse gli occhi, inspirando a fondo e beandosi di quel tocco. "Non ho bevuto così tanto come sembra. Giusto quanto mi é bastato per rendermi conto che ti stavo perdendo. Quando sono rientrato.. ho perso la testa. Sai, non so nemmeno io perché. Tu non eri qui ed io.. ti volevo. Ti voglio sempre, piccola. Mi sono spaventato. Sono arrabbiato con me stesso perché sono uno stupido. Perché dovevo fare soltanto una cosa: tenerti stretta a me. Ed ho fallito, miseramente. Appena ti ho vista entrare in questa stanza, non potevo crederci. Stavo distruggendo tutto perché tu non eri con me.. e poi, sei arrivata. Mi salvi sempre. E resti con me, anche se ti faccio infuriare. Ho paura, scricciolo. Ho una paura folle. Ho così tanta paura che non so cosa fare. É di me stesso, che ho paura. Non é normale, eppure é così. Però non voglio più averne. Perché non é bello vivere così. E io voglio vivere bene. Phoebe, sto per rispondere alla tua domanda. Però, ti prego, se vuoi andartene... fallo ora. Perché se tu dovessi farlo dopo, non potrei sopportarlo. Sto per dirti che cosa ho combinato. Sei pronta?".
Annuii, stordita dal suo lungo discorso un po' contorto. Annuii, senza nemmeno immaginare quello che mi avrebbe detto. Quello che mi avrebbe fatto esplodere il cuore.
"Mi sono innamorato di te".
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Inconsapevolmente
RomanceDall'Alabama alla California con il suo pick up blu. Phoebe sta scappando da una vita che non sentiva più sua, o che non era mai stata sua. Stockton é il luogo giusto per inseguire i suoi sogni, cancellando tutto ciò che é accaduto prima del trasfer...